Ing. Di Santo, quali sono le sue aspettative circa la Conferenza?
Trattandosi di un appuntamento oramai consolidato nel quadro dei Certificati Bianchi, e considerato il successo delle scorse edizioni, la FIRE propone la terza edizione della Conferenza introducendo alcuni affinamenti mirati a fare il punto della situazione con le istituzioni interessate e con i principali stakeholder.
Nella fattispecie, il primo dei tre obiettivi che ci poniamo è quello di offrire una panoramica sul meccanismo dei Certificati Bianchi: risultati conseguiti e tendenze del mercato, eventuali novità legislative disponibili e quant’altro possa aiutare a comprendere lo stato dei fatti dello schema ed i futuri trend.
In secondo luogo la Conferenza intende stimolare il dibattito sulle eventuali modifiche necessarie per migliorare lo schema. Di questi aspetti si discuterà con gli attori coinvolti durante le tavole rotonde in programma nella due giorni.
Tra l’altro, in vista del recepimento della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica e a fronte delle discussioni comunitarie sui target al 2030, in questa terza edizione verranno trattati anche argomenti di più ampio respiro, per stimolare il confronto fra lo schema - che in Italia rappresenta il principale strumento di incentivazione dell’efficienza energetica e sul quale è fondato buona parte del raggiungimento di questi obiettivi - e le politiche nazionali che riguardano l’efficienza energetica.
Nella seconda giornata verrà invece dedicata un’intera sessione al question time ed al confronto tra operatori ed addetti ai lavori, che data la complessità delle regole che caratterizzano lo schema, apprezzeranno sicuramente il nostro impegno nel fornire risposte chiare e puntuali alle eventuali perplessità che verranno avanzate.
In tal senso, vi sono particolari aspetti e criticità che a suo auspicio animeranno i dibattiti tra gli stakeholder durante la due giorni?
Un tema che molto probabilmente verrà affrontato riguarda il fatto che da quest’anno sarà più complicato raggiungere gli obiettivi in quanto potranno accedere allo schema solo i nuovi progetti, mentre saranno escluse dal meccanismo le proposte relative agli interventi già realizzati. Considerando che il meccanismo dipende prevalentemente dai progetti industriali a consuntivo – che l’anno scorso hanno rappresentato circa il 90% dei progetti – occorrerà quindi verificare se le campagne informative messe in campo dall’ENEA, dal GSE ed anche dal FIRE, riusciranno a bilanciare la perdita di progetti che sicuramente si verificherà a causa di questo provvedimento, peraltro ragionevole.
Un altro tema di dibattito tra i vari stakeholder potrebbe riguardare gli aspetti tecnici dello schema e i possibili affinamenti. È anche possibile che si discuta di possibili modifiche più consistenti (ad esempio relative al coefficiente di durabilità o alla vita tecnica degli interventi), ricordando che il MiSE avrebbe dovuto emanare delle nuove linee guida la scorsa estate, ma ciò non è accaduto né vi sono stati finora segnali indicatori di come interverrà da questo punto di vista.
Si attende inoltre di sapere quando partiranno i controlli sugli interventi realizzati e con quali modalità verranno condotti. È un tema rilevante, sia per i ritardi applicativi, sia per gli effetti che potrebbe avere nel caso si riscontrassero condotte degli operatori non corrette (presumibilmente non verranno fuori grandi magagne, ma nel nostro Paese è sempre bene aspettarsi delle sorprese, ahimè).
Infine è probabile che il dibattito della seconda sessione sia animato da temi di più ampio respiro, quali gli obiettivi al 2030, il recepimento della direttiva 2012/27/UE, il problema del costo degli incentivi, le misure per aiutare le nostre imprese a innovare e giocare un ruolo nella green economy.
A seguito della convenzione stipulata lo scorso dicembre tra GSE ed ENEA, una delle principali novità introdotte, riguarda l’inserimento delle penali nei confronti di ENEA qualora non vengano rispettate le tempistiche stabilite per la lavorazione delle proposte della P.A. Quali sono le finalità/aspettative di questo provvedimento?
Questo è sicuramente il primo esempio di applicazione di una norma che cerca di stimolare la P.A. ad agire nel miglior modo possibile. In passato lo schema ha infatti sofferto per i ritardi nella valutazione delle proposte. Va però detto che nell’ultimo anno la situazione è stata gestita meglio.
In ogni caso il fatto di prevedere penali per chi non rispetta le tempistiche nelle fasi di valutazione è un modo per dare maggiore garanzia agli operatori di mercato, sui tempi certi e quindi anche sull’eventualità dei flussi di cassa. Questo schema necessita infatti di tempistiche certe soprattutto nel periodo a ridosso del 31 di maggio - data ultima per la presentazione dei certificati per la verifica dell’obiettivo dell’anno precedente - quando si segnano sul mercato spot i prezzi più alti: è quindi ovvio che per un operatore poter avere i TEE in queste settimane prima della scadenza significa poter contare su prezzi migliori.
Questo tipo di provvedimento però, per poter essere applicato in maniera ottimale, dovrebbe riguardare ciascuno degli attori in gioco, i quali dovrebbero essere sottoposti in egual misura allo stesso tipo di vincolo.
Nel 2013 i TEE emessi sono stati 6.757.181. Si tratta di un risultato soddisfacente ed in linea con i target di riferimento 2013-2016 - riduzione di energia primaria di circa 25 Mtep?
Stando alle ultime statistiche messe disposizione dal GME i titoli disponibili sul mercato al 3 marzo 2014 risultavano essere 5 milioni, per cui dovremmo essere in linea con la verifica dell’obiettivo annuale.
Raggiungere invece l’obiettivo del prossimo anno - 6.750.000 tep - sarà più complicato dal momento che molto dipenderà dalla buona riuscita dell’attivazione dei nuovi progetti, soprattutto a livello industriale, ma non solo.
In ogni caso non dimentichiamo che vi sarebbero ancora circa 1,5 Mtep da recuperare, risalenti agli anni precedenti.
Ing. Di Santo come si esprimerebbe circa le novità introdotte dall’istruttoria grandi progetti (risparmio annuo di energia superiore a 35.000 tep)?
Si tratta certamente di una novità interessante, anche se nella pratica non è stato approvato ancora alcun progetto. Come emerso da una valutazione effettuata da FIRE su incarico dell’ENEA, tra i progetti a consuntivo presentati dall’avvio del meccanismo, solo due avrebbero avuto i numeri in termini di tep per poter essere considerati grandi progetti, a condizione ovviamente che rispondessero anche agli altri requisiti necessari.
Al di là di questo, ritengo si tratti certamente di progetti interessanti che però non cambieranno il quadro di sistema, anche in ragione della dimensione difficile da raggiungere da un’unica organizzazione, a meno che non si cominci a ragionare in un’ottica di aggregazione, ovvero al singolo progetto realizzato dal grande utente industriale si affianchi il raggruppamento di più progetti diffusi nelle aree metropolitane.
Orizzontenergia.it