9 settembre
La luce tenue dell’unica lampadina bastava appena ad illuminare la piccola mansarda ma faceva sembrare più caldo il legno delle travi del soffitto. Strappò da una vecchia scatola un pezzo di cartone e lo sostituì a quello ormai zuppo che tappava il riquadro della finestra dove il vetro era rotto. Si avvolse ancora più stretto nella coperta di lana e si distese sul vecchio materasso, spense la luce e cercò di addormentarsi al più presto possibile per evitare di sentire i crampi allo stomaco che ogni sera gli rendevano difficile il riposo.
Con gli occhi chiusi riusciva a sentire meglio i suoni che venivano dall’esterno dell’edificio: la sirena di un’auto della polizia, i latrati di un cane lontano, il picchiettare insistente della pioggia sul vetro e il vento gelido che penetrava dalle innumerevoli fessure di porte e finestre.
Ricordò quando sua madre gli rimboccava le coperte assicurandole sotto al materasso per evitare che durante la notte prendesse freddo. A lui non piaceva, si sentiva costretto, faticava a muoversi e non appena la madre usciva dalla stanza se ne liberava. Solo ora si rendeva conto dell’affetto racchiuso in quel piccolo gesto. Dell'affetto negli occhi di lei mentre gli carezzava la testa e a volte distrattamente scendeva giù fin sulla guancia e sul collo. Ricordò bene come quel affetto si tramutasse involontariamente in ribrezzo. Si ricordò del dolore che gli provocava quel repentino mutamento di espressione nel volto di sua madre appena lui per un solo attimo rilassava le branchie per respirare.
Continuò ad ascoltare i suoni della notte che lo facevano sentire piacevolmente lontano da tutto e si addormentò.
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