Stavo cercando di studiare, quando mi è capitato sotto il naso questo post di Susi. Non che sia particolarmente ferrata nel stilare classifiche di alcun genere, tendenzialmente vengo colta da un’improvvisa ansia da prestazione e la mia mente si trasforma in una tabula rasa – mi sento letteralmente come se non avessi mai letto un libro in vita mia -, ma mi son detta… perché non provarci? Poche cose mi piacciono al mondo quanto una buona tazza di tisana prima di andare a letto, la pizza margherita e i libri stronzi. Si potrebbe dire che sono la mia specialità, quindi niente, ecco la classifica dei dieci libri più stronzi di sempre, rigorosamente in ordine sparso.
Top Ten Books That Broke My Heart A Little
Sam Angus, Per te qualsiasi cosa.Le lacrime, signori miei, le lacrime. Scritto magistralmente, dal punto di vista del giovanissimo Stanley, questo libro apre uno spaccato nella cornice cruentissima della prima guerra mondiale per portare alla luce l’esistenza dei cani staffetta.
Da un punto di vista cinofilo è assolutamente impeccabile, leggerlo insegna davvero molto su un corretto approccio al cane e sull’importanza del legame che deve instaurarsi tra questo e il suo umano al fine di una serena vita assieme; da un punto di vista è umano posso assicurarvi che questo romanzo vi strapperà il cuore dal petto e lo ridurrà in minuscoli pezzettini senza il ben che minimo riguardo per la vostra salute mentale.
Siate pronti ad essere ridotti a mermellata.
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Murakami Haruki, Norwegian Wood.Dovessi definirlo in una sola parola, direi che questo romanzo è controverso. Ma controverso è ancora poco, perché se da un lato lo si odia – per motivi sconosciuti – dall’altro lascia un segno talmente grande che è impossibile non amarlo. La solitudine che soffoca tutti i protagonisti di questa storia è tale che ad un certo punto si trasferisce dalle pagine a chi la sta sfogliando, traducendosi in un senso di malessere che si può attribuire unicamente alla lettura. È un romanzo denso, tanto denso, forse troppo denso, che colpisce con l’intensità di un pugno sul naso ed è difficile dimenticare.
Diciamo che non mi ha letteralmente spezzato il cuore, non nell’accezione più comune dell’espressione, ma nel momento in cui ho concluso la lettura mi sono resa conto che qualcosa era scattato dentro di me e quel qualcosa a cui ancora adesso non so dare un nome non se ne è mai andato. Lascia il segno, indiscutibilmente. Nel bene e nel male. Alice Sebold, Amabili Resti.
Sono felice di presentare ai miei nuovi lettori il libro che mi ha ridotta ad una gelatina umana singhiozzante lungo la tratta Bologna – Forlì, lo scorso settembre. E quando dico singhiozzante, non lo dico solo per enfatizzare l’impatto emotivo che ho accusato leggendo questo romanzo meraviglioso e terribile, ma lo intendo per davvero: un’intera carrozza di un treno regionale ha fatto finta di niente mentre mi soffiavo rumorosamente il naso e, a mia volta, cercavo di comportarmi come se fosse assolutamente normale reagire così ad un libro.
Susie Salmon non vi darà scampo, trust me, né tantomeno riuscirete a scampare alla malinconica tristezza della sua famiglia e dei suoi amici, alle prese con un dolore troppo grande.
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Jenny Downham, Voglio vivere prima di morire.Volete la verità? Colpa delle stelle è una passeggiata in riva al mare, una festa di compleanno continua, un cenone di Natale particolarmente felice rispetto a questo romanzo qui. Non ho niente contro John Green, che al contrario amo in maniera abbastanza viscerale, ma la verità è che se volete leggere una storia di adolescente con il cancro questo è IL libro per eccellenza.
Crudo, crudele, senza veli. Una coltellata suppongo sia meno dolorosa, e se proprio volete darvi il colpo di grazia allora fate come ho fatto io e guardatevi pure il film, dopo aver terminato la lettura. Piangerete così tanto e così forte che non solo sarà impossibile leggere le ultime pagine/guardare le ultime scene, ma sarete anche a corto di fiato e prossimi ad una crisi respiratore. ME-RA-VI-GLIO-SO!
|| Recensione || Citazione || Citazione ||
Jonathan Safran Foer, Molto forte, incredibilmente vicino.Difficile dire qualsiasi cosa su questo libro senza sentirsi morire un po’ dentro al pensiero del piccolo Oskar e della sua caccia ai Black attraverso New York. Non sono mai riuscita a trovare il coraggio di rileggerlo, ma di recente ho rivisto il film che ne hanno tratto (abbastanza fedele, non fosse che tutta la storia del nonno è stata brutalmente tagliata) e oh-mio-D.
Feelings. Lacrime. Singhiozzi.
L’intensità di questo romanzo è assoluta, le sue atmosfere coinvolgono completamente, i suoi personaggi aprono parentesi di vita senza eguali, rendendo più umana e concreta quella che è penso la città più idealizzata al mondo.
Foer, giovanissimo, ha scritto qualcosa di straordinariamente prezioso che, nonostante la conclusione “felice”, non manca di spezzare il cuore a chi legge per infiniti motivi. Colleen Hoover, Tutto ciò che sappiamo dell’amore.
A questo libro si deve, fondamentalmente, la nascita di questo blog: è stata la primissima recensione che abbia mai scritto e fa sorridere vedere quanto siano cambiate le cose da allora. Quella che è rimasta costante, invece, è malinconica bellezza di questo romanzo godibilissimo, letto – all’epoca – in un pomeriggio soltanto. Probabilmente sarebbe cosa buona e giusta rileggerlo e recensirlo come merita, con un occhio molto più attento e molta più cura.
La storia di Lake e Will non passa inosservata, il loro amore proibito è struggente e malinconico e la Hoover, al solito, non sbaglia mai un maledettissimo colpo, regalandoci un libro davvero davvero davvero stronzo. E si conferma, puntuale, come una delle cause per l’abbattimento della foresta amazzonica, tramutatasi nella quintalata di fazzoletti necessari a sopravvivere alla lettura.
|| Recensione ||
Mirya, Trentatré.“Attenzione, non si guarisce mai da questo libro”: ecco quello che Mirya non ha detto, quello che invece avrebbe dovuto scrivere a caratteri cubitali sotto al titolo del suo secondo romanzo. Perché questa è la triste verità, la trentatreite non conosce cura e non c’è scampo davvero, una volta che l’hai contratta. Te la tieni, ci convivi e preghi ardemente che non peggiori col tempo, punto.
Adesso, non c’è molto altro da dire su questo romanzo, che mescola assieme perle di verità e momenti esilaranti di leggerezza dando vita ad un universo meraviglioso, che non sia già stato detto e ribadito fino alla nausea. Mi limiterò a ribadire che vi spezzerà il cuore, riducendoli in infiniti fiocchi di neve. E lo farà con il sorriso, costringendovi pure a farne un pupazzo di neve.
|| Recensione || Citazione || Paperboy ||
Jodi Lynn Anderson, Tiger Lily.No, non mi è ancora passata, va bene? VA BENE? NON POTETE GIUDICARMI, È IL MIO BLOG E POSSO PIAGNUCOLARE QUANTO VOGLIO, LAMENTANDOMI DELLA SOFFERENZA INFINITA CHE È STATA GUARDARE TIGER LILY SPINTANATA IN UN ANGOLO E ABBANDONATA IN FAVORE DELLA BIONDINA PERFETTA DI TURNO, OKAY? OKAY.
È una malattia, mi rendo conto, ma non riesco a fare meno di sentirmi come se fossi stata io ad essere lasciata. Ho il cuore spezzato da questo libro, letteralmente, e se qualcuno di voi fosse a conoscenza di una cura per liberarmi dal magone infinito che mi accompagna dal 17 gennaio (!!!) sarebbe cosa gradita.
|| Recensione|| Citazione || Citazione || Paperboy || Sunday bumbling (spoiler!) ||
Stephen Chbosky, Noi siamo infinito.Questo libro non è un libro e basta. Questo libro è Charlie, un ragazzino alle prese con il primo anno di liceo e una serie di problemi irrisolti che lo inseguono come fantasmi, echi di una vecchia vita che non si spingono mai abbastanza vicini per esser sconosciuti ma che gravano sul suo spirito giovane. Ed è Charlie a spezzare il cuore, la sua tenerezza, la sua ingenuità, il suo modo un po’ sconsiderato di affrontare la vita e le sfide che gli rimbalzano davanti. La sua metamorfosi da ragazzo da parete a protagonista della festa, spezza il cuore. La sua storia, spezza il cuore. La sua voce pulita, così dolcemente ingenua, le sue lettere, il suo modo di raccontarsi e poi il crollo, la rivelazione, la disperazione che lui tace ma che sono assolutamente palpabili.
Quando ho finito questo libro, ho avuto l’impressione di dire addio per sempre ad un mio amico. Questo, più di ogni altra cosa, mi ha spezzato il cuore. Kevin Powers, Yellow Birds.
Considerato quanto ci ho messo per scrivere la recensione di questo romanzo, non ci sarebbe un gran bisogno di stare a dirvi quanto mi ha toccata nel profondo. Il tempo parla da sé: letto in estate, recensito in inverno, Yellow Birds è una delle storie più drammatiche abbia mai letto in tutti i miei venticinque anni di vita.
Non c’è modo di sfuggire alla sofferenza che s’insinua, strisciante, tra le parole e le meravigliose immagini evocate. Non c’è modo di evitare di sentirsi lacerati tra un presente desolato e un passato che ha perduto ogni possibile speranza di gioia. E il futuro, così cupo e inarrivabile, non è che un miraggio nel deserto, inconsistente, inafferrabile.
Bellissimo, intenso, all’altezza di tutte le lodi che il mondo si è premurato di riservargli.
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