Ieri si è celebrato il decimo anniversario della dipartita di Umberto Agnelli, figura simbolo in Fiat non meno del fratello Gianni.
Nel giorno del decennale, la Fiat e la Juventus lo hanno ricordato al Sestriere, luogo molto amato dalla famiglia Agnelli e nella quale l’ex padron del Gruppo Fiat adorava trascorrere i pochi momenti di relax. La figura dell’uomo, dello sportivo, del politico e dell’industriale sarà rievocata da Sergio Marchionne, Pavel Nedved, dall'ambasciatore giapponese Masaharu Kohno e da Enrico Letta. Nel frattempo si è svolta una messa a Torino, presso il santuario della Consolata, presieduta dall'arcivescovo Cesare Nosiglia.
Umberto fu a lungo il principale responsabile delle attività finanziarie della famiglia Agnelli, tanto da essere considerato il vero cardine delle aziende, mentre il fratello Gianni rappresentava la parte esuberante e creativa, maggiormente adatta alle pubbliche relazioni. Il regno di Umberto alla Fiat, invece, fu assai breve. Iniziò il 24 gennaio 2003 quando, un'ora dopo la morte del fratello Gianni, la famiglia gli chiese di assumerne le redini. Si lanciò in quella avventura con grande entusiasmo, sebbene da oltre un decennio non si occupasse più direttamente dell’azienda. Volle fortemente Sergio Marchionne nel cda di Fiat e il primo giugno del 2004, ossia quattro giorni dopo la dipartita di Umberto, lo stesso Marchionne divenne amministratore delegato del Gruppo, dando avvio a quella che oggi prende il nome di Fiat Chrysler Automobiles.
Pochissimi mesi alla regia della casa automobilistica torinese furono comunque bastevoli a Umberto per cambiarne i destini, favorendo la nascita di nuovi e fortunati modelli, vedi la nuova 500 uscita poi nel 2007, o il potenziamento di alcuni servizi, divenuti in seguito strategici per l’azienda, come il noleggio lungo termine.
È stato eccellente in ogni impresa, anche come presidente della Juventus che sotto la sua guida vinse moltissimo.