Ieri, 24 Settembre 2015, ho festeggiato il 10° anniversario di matrimonio con Francesca. Ti starai forse chiedendo “e chissenefrega?” o “cosa centra con questo Blog sul Budo ?”
Probabilmente nulla con le arti marziali, anche se in questi 10 anni le molteplici esperienze sul tatami o a tavola con i soci della dell’associazione che rappresento si sono piacevolmente mescolate con la mia vita famigliare.
Probabilmente potrebbe interessarti poco o niente il mio decennale, anche se non ti nascondo che la mia serenità in ambito marziale e come scrittore web è strettamente legata alla mia serenità tra le mura domestiche… e quindi ti invito a investire 5 minuti del tuo tempo per continuare a leggere questo SPECIAL POST, scritto a mo’ di racconto breve.
SCRIVERE UN COMMENTO e condividere questo post sui social networks! Per ricevere gratis altri favolosi articoli -->> RSS feedThe following two tabs change content below.Leno, Domenica 10 Maggio 2015. Vado a Messa con mia figlia Anna, la più grande (6 anni).
Inizia la celebrazione e, per mia immensa gioia, appare sull’altare Don Domenico, il mio parroco preferito, colui che ha letteralmente stravolto il mio modo (e non solo mio) di percepire e apprezzare la religione cristiana.
Sì perché quando io e Francesca scegliemmo di sposarci in Chiesa, non ero proprio convinto al 100%… Di sposarmi ovviamente sì – non desideravo altro – ma di certo non mi sentivo l’incarnazione del perfetto marito cristiano che i presenti immaginavano. Non solo evitavo d’andare a Messa ma fitte nubi attanagliavano costantemente le mie giovani membra. Ero ancora pieno di forti dubbi, mille pensieri altalenanti in testa: dal battezzare o meno i figli alla scelta spirituale migliore per me, dal pregare un Dio piuttosto che solo i propri antenati (come nello shintoismo), fino al riflettere sulla gnosi o prendere in considerazione l’essere a-religiosi.
Col passare degli anni il percorso si è però delineato chiaramente e in questo una grandissima mano me l’ha data sia Francesca, col suo forte carattere e pronte risposte mai lasciate al caso, sia il parroco Don Domenico, succeduto al buon Don Luciano che mi aveva seguito sin da quando ero ragazzino.
Che forza “el prét” così come lo chiamiamo dialettalmente noi bresciani, un Uomo terra-terra che ti parla di spiritualità, che ti convince della sua importanza senza usare giri di parole o tecnicismi, ma puntando alla concretezza della vita quotidiana, a cominciare da quella delle famiglie i cui gruppi segue sin dal suo primo giorno nel territorio lenese.
Che belli i gruppi famiglia! Che unione si è creata nel tempo pur non essendo amici intimi o di vecchia data. Un gruppo, quello di cui faccio parte, chiamato “gli stupendi” a rimarcare cotanto stupore nel notare a ogni incontro quanto si somigliano tra loro gli alti e soprattutto i bassi all’interno di ogni nucleo famigliare. E il Don sa cogliere ogni sfumatura, ogni particolare, ogni difficoltà, con la massima spontaneità e chiarezza, facendo luce sull’aspetto fondamentale di ogni famiglia: l’AMORE.
Proprio dall’amore è iniziata la mia vita coniugale e continua serenamente dopo 10 intensi anni, arricchiti dalla nascita di due stupende bimbe. Proprio l’amore è il tema di quella messa d’inizio Maggio e dalle parole del Don risalta nel mio cuore il perché è iniziata la mia vita da vero cristiano, marito e padre, che sposa una scelta di vita incentrata sulla famiglia, sulla fedeltà, sulla lealtà e quei valori che molto fanno pensare al Budo.
Don Domenico è a mio avviso un Grande Budoka, pur non sapendo la differenza tra Karate Aikido e Iaido (ancora oggi cerco di spiegargli cosa insegno) conosce meglio di molti praticanti e maestri (o presunti tali) la bellezza della Pace, dell’armonia, della compassione e del rispetto. Sa pescare dal cuore delle persone ciò che di buono hanno dentro con un semplice “che ghet belò?” e sa aiutare a capire il perché di certe cose senza renderle “vincolanti” col classico “perché la nostra religione/Gesù dice così…” Nessuna imposizione, solo tanta naturalezza e sincerità, da Uomo di Dio che sa coinvolgere, stravolgere certi limitanti pensieri, che sa spiegare senza imporre alcun dogma.
Non ti racconto l’intera Messa, di certo non è questa la sede più opportuna, ma ti lascio con l’ultima frase che quel dì ha lasciato nel mio spirito una traccia indelebile: oggi la condivido con te dopo averla subito condivisa con la mia fedele compagnia di “do”, Francesca.
Come un artista che dal marmo crea un’opera d’arte, anche tu puoi realizzare qualcosa di veramente artistico, facendo della tua vita un CAPOLAVORO.
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