Magazine Architettura e Design

10 domande a… Giovanni Scafuro

Creato il 14 gennaio 2011 da Brunabiagioni

L’intervista che vi proponiamo oggi è a un personaggio leggermente al di fuori dal mondo dei designer classici. Parliamo di un’artista
“ad alto tasso di creatività” che utilizza gli oggetti della quotidianità, in primis la forchetta, reinterpretandoli e dandogli una nuova identità.

10 domande a… Giovanni Scafuro1. Com’è stato il tuo approccio iniziale al design?
Un po’ per caso, ho iniziato a lavorare come disegnatore autocad per un’ingegnere chimico e poi per un architetto/artigiano/artista, tramite lui sono venuto a contatto con il mondo del design, dovevo seguire i lavori degli artigiani che collaboravano con noi, dal fabbro al falegname dal vetraio al ceramista, da li ho iniziato a sperimentare le varie tecniche e i materiali.

10 domande a… Giovanni Scafuro
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E come ti definisci?
Per la maggior parte delle volte mi sento un’artigiano, ma altre mi sento un “ricercatore”, altre ancora un’artista, poche volte un designer, per la maggior parte delle volte preferisco che gli altri mi definiscano.

2.Raccontati in 3 oggetti – non necessariamente progettati da te
Il lampadario Porca Miseria di Ingo Maurer, spiritoso, geniale e bello.
La sedia per visite brevissime di Bruno Munari, fantastica.
…non me ne viene in mente un altro.

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3.Definisci “design”: (es.un approccio più intelligente alle cose? forma e funzione? estetica di livello?)
Non amo molto la parola design, può significare troppe cose, prova a chiedere a uno stilista a un architetto e a un’artigiano cos’è e ti risponderanno 3 cose diverse.

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4.Il grande “maestro” che ha influenzato la tua opera – modelli a cui ispirarsi
Il mio vero grande maestro è stato Guido La Puca, definirlo architetto è veramente riduttivo, lavora tutti i materiali con le tecnche più disparate, lavora a progetti di architettura  e compone brani musicali con la stessa forza e sempre in maniera innovativa.
Ma in realtà gli artigiani che ho conosciuto e frequentato, spesso lavorando anche con loro, mi hanno insegnato sia le varie tecniche sia a guardare le cose  in un’altro modo, con semplicità e ironia.

10 domande a… Giovanni Scafuro
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5.Come reinventare nuovamente forme e archetipi molto radicati (es. la sedia- la caffettiera) ?
Non lo so! Io ci provo con le posate, cerco di reinventarle usando spesso un po’ di ironia.

6.Il tuo approccio al progetto: forme, materiali, colori, tecnologie che prediligi
Mi piace riciclare, mi da più stimoli, a volte mi sfido, prendo…. che ne so… un sacchetto della spesa e penso alla sue caratteristiche tecniche al modo in cui potrei lavorarlo se qualcun’altro l’ha già fatto  e  così via fino a quando non sono pienamente convinto, magari all’inizio lo testo e a volte mentre lo lavoro mi vengono altre idee. Così è nato l’anello TINA realizzato con un vecchio sacchetto di plastica.

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7.Design ecosostenibile: un’utopia? qual’è il percorso da seguire?
No! molti già lo fanno anche da prima che il design ecosostenibile diventasse una tendenza/moda. Realizzare oggetti ecocompatibili conviene a tutti, sia a chi li produce che a chi li utilizza.
Un po di tempo fa ho realizzato dei mobili con un falegname e ho utilizzato collanti e vernici completamente naturali provenienti dalle bucce delle arance, era un piacere  verniciare, c’era un profumo gradevolissimo in tutta la bottega, lo stesso artigiano si è convertito e la cliente ci ha poi detto che il profumo è rimasto per un bel po’ in casa.

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8.Tutela del made in Italy o produzione globalizzata? pro e contro
Sono per la tutela della qualità e dell’ambiente e nella produzione globalizzata, non c’è ne l’una ne l’altra.

9.Il progetto dei sogni non ancora realizzato
Forse tra un po’ riuscirò a realizzarne uno, da tempo ho progettato una cena itinerante per 50 persone, FORKeat, sette posate associate a sette portate, dove ogni posata da me realizzata  sarà associata ad una portata, creata in collaborazione con lo chef. Ci sarà il pennino da caffè: un cucchiaino a forma di pennino con cui si scriverà su un biscotto ricoperto di una crema di ricotta, condendolo.
A metà febbraio sarà on line il sito di FORKEAT

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10.Ricordando gli insegnamenti di Munari (anche il cibo è design) – una tua ricetta/progetto

SPAGHETTI RICICLATI

spaghetti cotti, meglio se avanzati da una cena, uova (1 ogni 150 g di pasta), provola, parmigiano, salame/prosciutto cotto, pepe, olio, 
sale

Dopo aver sbattuto le uova, aggiungere tutti gli altri ingredienti e versare il tutto in una padella antiaderente unta d’olio. Dopo 5 minuti aiutarsi con un coperchio per rivoltarla ed appena si è creata, su entrambi i lati, una legegra crosticina appetitosa la frittata e fatta. Far riposare per un paio d’ore e poi gustarla in compagnia di un buon bicchiere di vino.

10 domande a… Giovanni Scafuro
Giovanni Scafuro è nato a Napoli e si è formato giovanissimo nelle botteghe degli artigiani del centro: ceramisti, fabbri, falegnami dai quali ha appreso l’arte sapiente del lavoro manuale applicata e utilizzata da lui per progettare e realizzare complementi d’arredo.
Oggi nel suo atelier dal sapore bohemien quasi ci si perde nell’insieme dei suoi manufatti: oggetti di uso quotidiano, lampade, sedie, tavoli, gioielli, a cui Giovanni ha dato una nuova veste che, come lui stesso dice, “rappresenta solo un momento, un cambiamento di rotta nella vita dell’oggetto stesso”.
Il riciclo, il recupero sono una costante del suo continuo processo di sperimentazione. Seduti su un divano anni settanta, attorniati dalla sua cospicua produzione, non è difficile capire qual è il suo vero grande amore perché ci circonda, è ovunque e ci guarda ironica, divertente, pungente: una forchetta rivista in mille modi diversi. Utilizzata come limite per contenere e bussola per orientare la sua ricerca.
Giovanni ne ha fatto una linea di design, FORKINPROGRESS, che comprende gioielli dalle forme essenziali ed evocative, collier, bracciali e anelli d’argento in cui le forchette si attorcigliano come edera o minuti ciondoli portafortuna, racchiusi in ampolle di vetro. Ma anche complementi per la casa come la lampada Babele, un austero cilindro di luce o Aro’ nfizz’, prezioso servizio da caffé in ceramica e alpacca in cui le forchette si trasformano in mani che ghermiscono le coppe bianche. O ancora la serie di specchi Giotto e Random, progettati utilizzando residui di lastre di plexiglass, ultimo materiale frontiera della sua sperimentazione, dal quale ha preso vita anche una nuova linea di bracciali scomponibili dai colori acidi e le forme ironiche che, neanche a dirlo, ha il nome di Plex-Fork, realizzati con scarti di plexiglass.
Oggetti e materiali sono per Giovanni fonte inesauribile di letture e interpretazioni, al punto che la sua produzione è in continuo divenire, in progress, appunto.

www.giovanniscafuro.it



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