Mi è venuta voglia di chiedere a quanti ne sanno più di me che idea hanno di Pavia. Di come si vive, di cosa c'è. Di cosa manca. E allora seguo la corrente dei tempi e la butto giù in 10 domande. Rispondete quello che volete, l'unica risposta che non tollererò è: “Non ci sono i soldi”.
- Perché a Pavia la domenica non si puliscono le strade, i giardinetti, i parchi? Eppure è il giorno in cui la città si specchia in sé stessa.
- Che fine hanno fatto i progetti di bonifica delle aree ex industriali – superfici su cui costruire cose di cui Pavia ha urgente bisogno: una palestra comunale, un auditorium con sale prova, parchi e giardini, musei, scuole, ostelli etc.
- Perché nuove aziende di servizi a basso impatto ambientale dovrebbero investire su Pavia, se l'obiettivo resta riqualificare le aree attirando lavoro e quindi nuovi residenti? Ci saranno incentivi? Di quale tipo?
- Perché non si hanno da tempo notizie di un progetto di recupero dell'alveo del Ticino?
- Perché San Michele (solo per citare la più antica e prestigiosa delle nostre chiese) non è adeguatamente protetta e valorizzata da enti e istituzioni internazionali?
- Perché a Pavia non esiste un centro sociale comunale, o anche privato, sul modello delle arci toscane o emiliane?
- Qualcuno hai mai fatto - magari, l'Università - uno studio di urbanistica con simulazione di traffico a Pavia, per decidere le strategie di fuga dall'auto e dal petrolio in vista di un futuro Prg?
- Perché non si convincono i tanti proprietari di case a mettere a disposizione – dietro incentivo fiscale comunale – tot numero stanze o appartamenti a canone di affitto sociale? Meglio che vendere, o lasciare andare via, no?
- Perché l'Università, che potrebbe essere un motore economico assai più incisivo, sembra sempre un corpo estraneo in città? Cosa serve, perché sia inserita come soggetto promotore, come Campus, come polo di attrazione?
- Chi comanda a Pavia? Quali sono i partiti, e quale idea hanno di Pavia? Se ne sono accorti o no, che siamo alla fine della storia? Che è ora di pensare a un altro sistema di rappresentanza, a un altro fare politica, a un altro vivere?