L’Orchestra di Piazza Vittorio è senza ombra di dubbio una delle più innovative e interessanti realtà musicali che gravitano nell’orbita musicale romana e nazionale. E ci gravita da oramai un decennio, decennio in cui ha sperimentato, provato, cambiato formazione, evolvendosi pur restando giovane e dopo aver girato tutto il mondo con l’adattamento del Flauto Magico nel 2009 e il documentario del 2006 a firma di Agostino Ferrente.
20 Marzo 2002, il giorno in cui l’Orchestra suonò insieme per la prima volta; 20 Marzo 2012, il giorno in cui questa oramai solida e affermata realtà decide di registrare il suo quarto album ufficiale. Un album che (come non potrebbe) è la classica valigia dell’artista: carica di ricordi, avvenimenti, viaggi, incontri, ma soprattutto rappresentante l’ennesima maturazione di un gruppo che, pur se così ricco ed eterogeneo, è riuscito nella titanica impresa di maturare un sound comune nonostante in esso convivano 11 nazionalità di 4 continenti. Certo il contesto esalta alcune personalità piuttosto che altre, ma non ci sono gare o gelosie, solo applausi e pacche sulle spalle.
Impossibile incasellare in un genere questa caleidoscopica realtà musicale in cui convivono in armonia percussioni senegalesi e violoncelli ungheresi, chitarre tunisine e trombe cubane, flauti andini, percussioni argentine, chitarre brasiliane, canti e controcanti che è una Torre di Babele…ma il filo non si perde mai: l’esperienza del concerto trascina lo spettatore nel viaggio intorno al mondo che, in fondo, questa realtà musicale è. Il prodotto finale, oramai consegnato all’eternità dalle registrazioni, è un linguaggio universale a cui non manca alcuna sfumatura: ricerca, tradizione, ironia, leggerezza, cultura.
Ma l’Orchestra non è e non può essere un’esperienza prettamente asettica, per quanto poco asettica possa essere la musica etnica: la serata è stata dedicata a Amref e alla sua campagna “Acqua al centro” per l’accesso all’acqua pulita nell’Africa Subsahariana, diritto fondamentale che però viene quotidianamente negato ad almeno il 40% della popolazione. Perché questa orchestra porta il nome di una piazza, e la piazza (l’agora) è il simbolo di un punto d’incontro dove poter ancora discutere, come esseri umani, delle umane priorità: come l’acqua per chi ne ha bisogno, o la voglia di esprimere se stessi attraverso un brano musicale.
Angelo Mozzetta
Scritto da Redazione il mar 29 2012. Registrato sotto NEWS. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione