100 è il numero della vergogna.
100 sono le donne uccise dall’inizio dell’anno.
100 è il numero di volte in cui la nostra società ha fallito.
Una mattanza che è la vergogna di una società che non riesce a proteggere le sue donne da una violenza che striscia e si insinua nelle case giorno dopo giorno, che trasforma i rapporti personali in una tonnara dove il più debole è fatalmente destinato a soccombere ed il cui tragico epilogo fisico, che sia ferale o meno poco importa.
E’ solo il risultato di una delle società più marcatamente maschiliste del mondo occidentale, che elegge a proprio mantra uno sciovinismo machista che ci porta a sentire esaltare nei bar di Arcore il bunga bunga con uno sbrigativo e beffardo “beato lui”. Dove il non considerare la donna come persona di pari, e spesso anche superiori capacità all’uomo, porta al timore di perdere la propria atavica superiorità certificata anche da religioni che sono nate ad arte per affermare il motivo di esistere della donna solo come piacevole corollario alla supremazia maschile. Tutto questo porta all’idea, radicata in tutte le generazioni che in una coppia l’uomo è il “proprietario” della donna per cui un’affermazione di indipendenza della stessa, che sia un abbandono o altra iniziativa non dal “padrone” autorizzata, diventa una ribellione inaccettabile che deve essere punita.
Non c’è tradimento, inganno, traumatica fine di un rapporto che possa in qualsivoglia maniera giustificare una violenza fisica verso una donna. Ma la violenza verso le donne non si estrinseca solo con i maltrattamenti fisici, nasce dalla quotidianità, dalla poca considerazione verso le donne, per cui se l’idea nasce da “lui” è ottima, ma se nasce da “lei” è una sciocchezza, si tende a ridicolizzarle con banali e scontati luoghi comuni indegni di una società che si vuole definire civile.
Questo paese deve farsi un bell’esame di coscienza, se in tutte le classi dirigenti la percentuale di donne è a livello di specie protetta come possiamo dire che abbiamo realizzato compiutamente la parità dei diritti? Si sentono tante parole e frasi e dichiarazioni scontate sull’argomento, invece di pensare a quote rosa che finiscono di essere più una foglia di fico nel parlamentarismo maschile che ci governa, dobbiamo dare chiari e netti segnali di presa di coscienza, fra poco scadrà il mandato del Presidente della Repubblica, quanti Presidenti donna abbiamo avuto nella nostra storia? Risposta facile e scontata, nessuno!! Non potrebbe forse questo essere l’occasione per gridare ed affermare con forza il valore del dettato dell’art.3 della Costituzione nella parte relativa alla parità sociale senza distinzione dei sessi? In maniera che finalmente la parità dei sessi non sia solo un inutile slogan, ma si traduca in un segnale concreto ed incontrovertibile?