Magazine Diario personale
Errai con lo sguardo alla ricerca della sua espressione. Pierluigi mi aveva sorpreso confidandomi le sue esperienze. Pensavo a quanto fossimo arroganti, noi esseri umani, nel decifrare in maniera sbagliata le persone, solo giudicandole esteriormente. Avevo creduto in una specie di playboy alla Rambo, invece, la sua sensibilità era fuoriuscita senza nessuna diffidenza così, semplicemente. Non volevo, però, arrendermi all'idea di diventare una specie di errante ebreo sempre proteso alla ricerca di una realtà che non avrei potuto mai afferrare. Accesi una sigaretta per riflettere meglio. Pierluigi continuò "Il problema è quello che noi vogliamo diventare quello che non potremo mai essere. Atavicamente e geneticamente, siamo profondamente diversi dai cubani. Cuba ci affascina, ci cattura, ci strega meravigliosamente ma ci fa stonare con il nostro mondo. O meglio, con la realtà che ci ha accompagnato fino a quel momento. Basta un sorriso di un niño, lo sguardo tenero di una chica, una donna anziana che fuma un lunghissimo sigaro, per farci sentire contenti e vicini a loro...ma anche fuori dalla loro storia. Tu dici di esserti documentato...puoi leggere ed informarti finché vuoi: fa parte del tuo stato iniziale di 'innamoramento. Assorbi tutto ciò che è inerente a Cuba con la felice convinzione di riuscire, un giorno, a comprendere il loro modo di essere. Già ti ho detto che è proprio questo il punto: l'essere. Sei disposto a correre il rischio di mettere tutta la tua vita in discussione? Le tue passate certezze saranno dei macigni intrasportabili e dovrai, anche perché impossibile il contrario, evitare ogni compromesso. I due mondi non si coniugano tra loro...se sei disposto, non ti resta altro da fare che prepararti i bagagli e partire una, dieci, mille volte fin quando non ti sarà più necessario, in quanto ti troverai compresso nella loro realtà. Ma devi considerare il fatto che tutto quello che avevi prima, lo perderai inevitabilmente".
Quanto dettomi da Pierluigi mi procurò uno strano effetto. Mi sentivo intontito da quel bombardamento di impressioni e analisi che pensavo esagerate. In fondo, pensai, ognuno di noi somatizza le cose in modo differente e, forte di quel mio pensiero, non mi allarmai più di tanto. "Insomma -osservai- Cuba è un grande casino, se provoca gli effetti che mi hai esposto". Pierluigi mi guardò immalinconito rispondendo "Lo sapevo...vivi ancora nella fase iniziale. Non credi nelle mie parole e pensi che queste siano il frutto di una mia aberrazione e ti consoli pensando che non siamo tutti uguali e bla bla bla bla bla..vedrai. Tra un pò di tempo te ne renderai conto da te, specie se tornerai a Cuba soprattutto in una località che non sia Varadero".
La sua affermazione infranse il muro di certezze che mi ero edificato. Pierluigi non aveva letto nel mio cervello ma mi resi conto che quanto avevo pensato prima, erano già stati i suoi pensieri di qualche anno prima. Allora, aveva ragione lui? Iniziò a piovere e i negozi avevano cominciato ad abbassare le serrande. "Devo andare ma se vuoi incontrarmi, puoi cercarmi a questo numero. Se il cellulare risulta staccato è segno che sono nuovamente giù...a Cuba" disse allungandomi un bigliettino da visita.
"Riparti? Per dove?" chiesi. "Dovrei ripartire tra un paio di settimane, quando avrò sistemato alcune cose qui a Milano. Scendo all'Avana e proseguo per Ciego de Avila, Moròn e Cayo Guillermo...poi vedrò dove mi porta il vento e la guagua". Moròn, pensai. Dov'era Fidelia e la sua famiglia. Improvvisamente fui colto da una struggente nostalgia e giurai a me stesso che dovevo tornare a Cuba il prima possibile. Ci salutammo come s'usa tra due vecchi amici e proseguimmo ognuno per la propria strada. Dovevo rimanere solo per riflettere.
Giunsi a casa decisamente frastornato. Accesi la televisione togliendo però l'audio e vidi immagini che si succedevano come dentro ad un caleidoscopio senza alcun costrutto per la mia immaginazione. Mi sdraiai sul letto ed afferrai la cornetta del telefono. Quanto meno mi sarei consolato con la voce di Fidelia. Erano le tre del pomeriggio a Cuba e le ventuno a Milano. Pensavo alle sei ore di differenza del fuso orario che non erano minimamente rapportabili alla incredibile differenza che si riscontrava tra i due mondi. La linea telefonica per Cuba era guasta. Sapevo già, che a causa del maltempo, ma veramente più a causa del periodo speciale, per molte ore nulla di elettrico funzionava a Cuba, tranne nelle infrastrutture pubbliche o quelle dedicate ai turisti. La febbre dell'impazienza mi avvampò all'improvviso. Freneticamente studiai il calendario per stabilire la data della mia presunta partenza per l'isola. Iniziai a sognare ad occhi aperti quanto sarebbe stato bello ritrovarmi con Fidelia in mezzo alla gente dall'Avana. Immaginai cosa avrei fatto e cosa avrei visitato ma mi resi conto che stavo ragionando da yuma ed io non volevo esserlo. La sigaretta morì insieme ai miei pensieri e m'addormentai in un sonno profondo e senza sogni deciso che il giorno dopo mi sarei recato in una agenzia di viaggi per acquistare il biglietto aereo con destinazione per la felicità. Infatti, il giorno dopo, varcai la soglia della mia agenzia di fiducia dove l'addetta dell'ufficio mi accolse con un caloroso sorriso. Eravamo in bassa stagione per cui, i pochi clienti che entravano in agenzia, godevano di un diritto non scritto che prevedeva la massima gentilezza e disponibilità che, in epoche differenti, non potevano ricevere a causa della convulsità del lavoro. M'accomodai sulla poltroncina dirimpetto alla scrivania e la mia attenzione fu rapita dal minuscolo mappamondo che fungeva da ferma carte. Vederla in scala ridotta, la nostra terra era decisamente alla portata di tutti, eppure, quanto risultava difficile spostarsi da un posto all'altro. Ero sempre stato affascinato dalle carte geografiche, soprattutto da quelle che illustravano l'intero globo. Vagavo da un continente all'altro, sempre alla ricerca dei posti più sconosciuti e delle isole più remote dove sarei fuggito dalla mia vita. E, invece, eccomi al punto di partenza, quello di un piccolo sognatore che si era ritrovato innamorato di una isola a forma di coccodrillo distante undicimila chilometri dalla sua casa.
CONTINUA....
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