Magazine Diario personale

100 $ per un amore

Da Astonvilla
100 $ PER UN AMORE
"Buongiorno -disse l'impiegata- posso aiutarla?". "Vorrei conoscere la disponibilità per un volo con destinazione Avana, in partenza da Linate, verso la metà del prossimo mese" le dissi. La ragazza, sempre sorridente aggiunse "Non sarebbe più conveniente acquistare un pacchetto turistico? Cioè volo e soggiorno alberghiero? Abbiamo cataloghi di operatori specializzati e i prezzi, in questo periodo sono...". La interruppi deciso "No. Non voglio avere legami di alcun tipo e vorrei solo il biglietto aereo". Sorrise e si mise davanti al terminale con il quale armeggiò per un pò. Mi lesse la stampata della ricerca "C'è disponibilità con la Iberia, via Madrid, il 16 e il 17...oppure posso vedere con un volo charter". "Va bene per il 16 con la Iberia. Può emettermi direttamente il biglietto?".
Quando uscii avevo il cuore più leggero ed un biglietto in tasca. Ma prima di continuare l'avventura dovevo comprare tutte le cose che avevo promesso a Fidelia e che non le avevo mai spedito. Rientrai a casa carico di pacchi. Avevo acquistato tutto quello che mi aveva chiesto. Mi aggrappai al telefono sperando di trovare la linea per Cuba libera e non isolata al fine di poter comunicare tutta la mia gioia alla mia novia. Dopo il flebile segnale di linea libera, una vocina mi rispose "Oye". Immaginai un bambino mezzo vestito che, eccitato dal fatto di rispondere al telefono come un adulto, aveva preso la cornetta di quel misterioso aggeggio che era il telefono a Cuba. Dopo qualche difficoltà iniziale, la cornetta passò nelle mani della madre del niño che mi pregò di attendere mentre andava a chiamare Fidelia. Finalmente la sua voce mi raggiunse "Hola mi amor! Che bello la tua telefonata. Era tanto tempo che non sentivo la tua voce...Como estas?". Un groppo alla gola mi salì accompagnato da un brivido sulla schiena "Ciao, volevo dirti che il 16 arrivo all'Avana con il volo dell'Iberia. Puoi venire a prendermi all'aeroporto?". Secondo Pierluigi non ci dovevano essere dei problemi ma restai in apnea in attesa della sua risposta "Ritorni a Cuba, veramente? " chiese incredula. "Certamente, resto due settimane ma vorrei stare all'Avana per visitarla. Però non voglio andare in un albergo ma affittare una casa particular. Puoi stare con me?". Dall'altro capo del mondo la sua voce attraversò l'oceano "Sicuro!Ho una zia che ha una casa al Vedado, vicino alla Rampa. Posso domandarle se è libera. E' molto graziosa ed ha anche l'aria condizionata in camera. Se mi richiami la prossima settimana ti dirò se è disponibile, così mi dici anche il numero del volo e mi organizzo per venire all'aeroporto dell'Avana ad attenderti. Dal momento che torni a Cuba, puoi portarmi un paio di Adidas numero trentotto? Porta anche della Novalgina che qui non si trova ed anche tutte quelle cose che ti ho chiesto l'altra volta...". "Tranquilla -risposi- ho già comprato tutto e domani prendo la Novalgina e le scarpe...ma tu mi pensi sempre?". Rise di gusto "Ma sei tu il mio amore italiano...te quiero mucho..Hai ricevuto la lettera con la mia foto?". Non l'avevo ancora ricevuta ma non mi importava granché. Tra breve l'avrei rivista e le sarei restato accanto. Ero anche eccitato dall'idea di vivere a stretto contatto con i cubani, ospitato in una casa privata, vicino alla gente che avrei quotidianamente frequentato. "Conosci l'Avana?" le chiesi. "Un poco...ho sempre vissuto tra Moròn e Varadero. Ma qualche volta sono stata all'Avana...Amore, mi porti una bambola?". Ripensai alla piccola muñeca che le avevo regalato per farmi perdonare della volta che l'avevo offesa e mi riempii di tristezza. Le avrei regalato la luna se avessi potuto. "Certo. Un bel bambolotto neonato che parla e che fa la pipì" le dissi come per confortarla sulla serietà delle mie intenzioni. "Amore -disse- ti amo!"."Anch'io" replicai. La linea cadde mentre avrei voluto dirle mille cose. Accesi l'ennesima sigaretta della giornata e pensai a cosa avrei fatto con lei durante la mia permanenza a Cuba. Mi sdraiai sopra ad un freddo letto mentre un'aria di serenità stava scendendo sulla camera. Mi sentivo tranquillo della decisione presa e volli comunicarla a Pierluigi, l'unico in grado di capire quel mio momento. Il suo cellulare era spento e mi consolai, facendo girare nello stereo, il nastro della Charanga Habanera, un complesso abbastanza famoso a Cuba in quel momento. La stanza si riempì di note e colori che mi riportarono alle atmosfere che avevo imparato a conoscere e ad amare anche se, in Italia, regnava la moda di tutto ciò proveniente dal caribe. C'era il proliferare delle scuole di balli latino-americani e ciò aveva visto la trasformazione di vecchie balere in improbabili locali di tendenza dove si esibivano gruppi di salseros di importazione e dove si potevano bere cocktail dal vago sapore caraibico. La moda affliggeva la realtà di Cuba, o meglio, della "mia" Cuba. Non volevo far parte del branco omogeneo di coloro che esibivano l'abbronzatura delle lampados accompagnata da magliette più o meno esotiche solo per il gusto di far sapere a tutti che erano stati nei magici posti tropicali. Per tutti questi personaggi, non vi era nessuna differenza tra Cuba, Santo Domingo o Jamaica anche perché, gli alberghi ed i villaggi tutto compreso, si assomigliavano tra loro in qualsiasi parte del mondo fossero ubicati. No, la mia Cuba era diversa, singolare, unica. Ed anche se eravamo in molti a viverla in questo modo, come affermava Pierluigi, restavo dell'idea che la mia verità era quella più prossima alla realtà. Adesso, l'unica cosa importante era quella di arrivare, senza grossi patimenti, al 16 del mese successivo. E con quel pensiero mi addormentai contento.
Fu dopo una settimana che incontrai nuovamente Pierluigi. Lo avevo ripetutamente cercato ma inutilmente: il suo cellulare era perennemente spento. La mia insistenza, però, fu alla fine premiata e non fu difficile trovare una data in cui eravamo ambedue liberi da impegni per incontrarci nuovamente. Ci vedemmo in San Babila, entusiasti di potere riprendere le fila di quell'infinito discorso che ci univa. Gli raccontai del mio proposito, ormai definito, di tornare a Cuba e, quindi, cercavo da lui consigli e suggerimenti. In realtà avevo bisogno solo di parlarne con qualcuno che si trovava sintonizzato sulla mia stessa frequenza. Parlandone, sarei stato più vicino alla realtà che avrei vissuto nuovamente da li a breve.
"Così, peggiori sempre di più?" disse ridendo vedendomi. "Lo definisci peggiorare, il mio stato d'animo? risposi. Mi guardò aggiungendo "Beh, ti trovo...come dire, più determinato rispetto all'ultima volta che ci siamo visti. Cos'è successo nel frattempo?". RIflettei un attimo e poi risposi: "La verità é che mi sono smarrito in una selva di emozioni contrastanti. Qui a Milano non c'è nulla che mi soddisfi come prima. Trovo l'unica consolazione solo quando penso a Cuba e a tutte quelle cose che mi uniscono a quella gente...". "Ma, cos'è -replicò- che cerchi? Questa domanda già te l' ho posta a Varadero, mentre sorseggiavamo un drink in un assolato pomeriggio, seduti su degli scomodi sgabelli al bar della reception. Ricordi il romano?". "Sai -gli risposi- forse lui è più felice di me. Ho ripensato spesso a quello che disse quel giorno ed ho immaginato il tipo. In fin dei conti, sfrutta la situazione solo dal punto di vista materiale...non é coinvolto come me. Io faccio introspezioni, analisi, autocritiche...mentre lui, semplicemente è più sereno perché non chiede null'altro di più di quello che desidera...". Pierluigi sospirò e si accese un grosso Montecristo mordendolo come d'uso, poi parlò. "Il fatto é che tu, io...noi insomma che viviamo Cuba in un certo modo...noi, dicevo, non ci accontentiamo più della realizzazione materiale di certi nostri desideri. Vogliamo, pretendiamo, ambiamo a qualcosa di più. Vorremmo essere loro, non solo assomigliargli ma divenire quello che non potremmo mai. E? questa febbre che ci assale e la consapevolezza dell'impossibilità della realizzazione di questo nostro desiderio, ci crea quell'insofferenza che impera in noi. L'unica medicina possibile é quella di frequentare il più possibile la nostra isola, la nostra gente e, tutt'al più chi, come noi, é nella nostra stessa situazione. Ma il nostro micro dramma, non è paragonabile a quello vero, che è vissuto quotidianamente dalla gente che noi amiamo e che è così lontana dal nostro mondo".
"Non possiamo far nulla -chiesi- per guarire o, quanto meno, acquisire quella tranquillità che ci possa far vivere meno conflitti possibile?". Scosse la testa capelluta. "Parlo per me: ho cinque anni di viaggi continui ed una famiglia distrutta alle spalle ma sono allo stesso punto dal quale ero partito. Sicuramente ho più esperienza di te, conquistata sul campo...ma siamo accomunati da quello stato d'animo che é scaturito durante il nostro primo viaggio e che ci accompagnerà sempre e nello stesso modo. Ho conosciuto diversi italiani che si sono formati una seconda famiglia, anche se di fatto, non hanno sposato la loro fidanzata. Il più delle volte hanno generato dei bellissimi e dolcissimi bambini che hanno cementato la loro unione. Queste persone si dividono fra l'Italia, dove hanno magari la loro famiglia legittima, e Cuba, dove trovano ad attenderli la famiglia clandestina, quella acquisita. Loro sono felici perché, se non altro, hanno trovato una dimensione che, seppur scomodamente, li ha posizionati per sempre".
Quant'era complicato tutto questo ma, forse, era proprio a causa di questa singolare articolazione che Cuba era speciale.
"Mai avuto pentimenti per la tua scelta?". Un mesto sorriso si formò sul viso del playboy del nord. Pierluigi schiacciò il mozzicone del sigaro ormai consumato. "E chi non ha rimpianti nella propria vita? L'importante é andare avanti, il resto non conta".
"Hai una novia che ti aspetta?" dissi per stemperare quell'aria plumbea che si era formata intorno ai nostri discorsi. "SI chiama Kirenya ed è una Santaguera. E' una bellissima mulatta che conosco da tre anni. Le prime volte che mi recavo a Cuba, ero attratto da una jinetera che mi aveva fatto perdere la testa e che mi prendeva in giro promettendomi una cosa e poi, facendone un'altra. Ma è grazie a questa situazione che ho imparato a conoscere il fenomeno delle jinetere. Ho appreso il loro gergo, il loro modo di fare...insomma sono entrato dalla loro porta di servizio nel loro universo. Questo mi é costato una decina di viaggi, un mucchio di dollari e due anni di prese in giro. Sapevo di essere sfruttato ma, nello stesso modo, ero consapevole di sfruttare loro per apprendere i loro trucchi. E' stato uno scambio uguale...e per questo, posso capirli e loro sanno che io non sono più un turista da sfruttare. Capisci?".
"Ci provo -risposi non del tutto convinto- Certo che se mi dici che tutte le tue esperienze non ti hanno messo nella condizione di identificare il tuo status, devo constatare che più si avanza con la conoscenza di quanto c'interessa e più si perde la direzione....".
"E' proprio così, amigo. Penso che questa faccia parte del gioco della vita..tu, io, tanti altri stiamo percorrendo questa strada, forse per fortuite combinazioni ma, questa, non è poi dissimile da quella che percorre altra gente sulle orme di Sai Baba, oppure della Blixen in Kenya...ognuno di noi ha bisogno di scoprire una sua isola sperduta tra le nebbie degli oceani, per alimentare la convinzione di raggiungere una meta che, magari, non riuscirà mai ad identificare in tutta la sua vita".
Chissà perché, mi tornava alla mente, l'ultima notte passata insieme a Fidelia e rividi le lagrime che le rigavano il volto, infrangersi tra le mille promesse di amore eterno lanciate al vento.
"Pensi a Fidelia?" chiese Pierluigi.
"Sono proprio un libro aperto" risposi.
"Non ci vuole molto a vedere dentro ai tuoi occhi, spiagge bianche, bambini festosi che ti chiedono un ciclo ed una novia enamorada che ti giura eterno amore...".
Cambiai discorso. "Cosa mi dici dell'Avana? Vorrei esplorarla con il tuo aiuto anche se ho letto diverse guide turistiche..."
"L'Avana è tutto -mi rispose con le pupille illuminate- Non ci sono guide, ne consigli, tanto meno niente di niente in grado di fartela apprezzare se non andandoci e vivendola giorno dopo giorno. Sarai solo tu, accompagnato dalle tue emozioni che la scoprirai nei vicoli fetidi, tra i palazzi pericolanti, tra le vecchie case coloniali chiuse e confuse a grattacieli di un stile di puro socialismo reale. Ma, soprattutto, la vedrai tra la sua gente: gli habaneri. Queste vibrazioni saranno solo tue senza alcun condizionamento che possa essere generato da pregiudizi o luoghi comuni...lo scoprirai, magari sottobraccio della tua dolce novia. Non posso spiegarti ciò che è intangibile come lo è un idea, un sapore, un clima".
Ero affascinato dall'idea di scoprire una città che aveva catturato il mio interesse e conquistato l'amore come ad un novello Hemingway, le cui pagine avevo divorato da ragazzo. Ricordavo ancora alcune frasi di Fiesta, Addio alle Armi ma, soprattutto, quelle inebrianti de Il Vecchio ed il Mare, dove una Cuba arcaica e vera, emergeva da quella prosa sobria e lineare. Mi riproposi di visitare la Finca Vigia, appartenuta allo scrittore e che ora era adibita a museo.
"Pierluigi -dissi- lo sai che non vedo l'ora di tornare a Cuba? Conto i giorni, le ore e perfino i minuti che mi separano dalla partenza. A volte mi sembro così infantile...so che sto trascurando il mio lavoro, i miei vecchi interessi, la mia vita sociale. Il pensiero ricorrente che mi accompagna e che mi assilla, è solo uno, e tu lo conosci bene".
Rispose sospirando. "Si, l' ho provato prima di te e so quanto mi è costato. Ma vedi...come tutti i traguardi, anche il nostro, è segnato da tappe faticose da raggiungere e, molte cose, si perdono per strada. A volte si tratta di fardelli superflui, altre volte, invece, di cose preziose".
Un profumo di bouganville ubriacava l'aria ma era una fragranza che era partorita dalla mia immaginazione e che mi portava a Matanzas e al piccolo giardinetto di Mama Estrella, con la piccola camera degli sposi, il televisore in bianco e nero, il divanetto di finta pelle. "A volte non riesco a trovare le parole e gli aggettivi per descrivere quello che provo. Ho provato a spiegare quello che sento ad alcuni amici ma non mi hanno capito. All'inizio, hanno pensato che si trattasse di un innamoramento per la ragazza, poi, hanno compreso che c'era dell'altro nelle mie considerazioni e mi hanno tacciato di stupidità, esagerazione, addirittura plagio. Tutti, indistintamente, hanno cominciato a rifiutarsi di sentir parlare ancora di Cuba ed io, d'altro canto, non avevo più voglia di parlare a chi non mi ascoltava più. Era avvilente cercare di spiegare a gente che non voleva. Questo è uno dei motivi che mi ha portato ad allentare le relazioni con i miei vecchi compagni di baldoria".
CONTINUA

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

  • Fantasie D'Inchiostro...E-Book (e non solo) in palio!!!

    Fantasie D'Inchiostro...E-Book solo) palio!!!

    Eccomi di nuovo da queste parti! ;-)Come sempre è tutto un gran fermento, le idee non smettono mai di saltellare in testa e… ci sono momenti in cui la felicità... Leggere il seguito

    Da  Elisavagnarelli
    RACCONTI, TALENTI
  • La bellezza di Padova

    bellezza Padova

    Non sarà Milano, Londra, nè Parigi, nè tanto meno New York, ma a me Padova piace un sacco.Mi piace perchè è bella in senso canonico, dal punto di vista... Leggere il seguito

    Da  Marysunright
    CULTURA, TALENTI
  • Da Milano a Catania in rickshaw con The Gira

    Milano Catania rickshaw Gira

    Quante cose facciamo nella vita di cui possiamo dire: “questo lo voglio raccontare a tutti i miei amici?”. Quante cose sono davvero rimaste imprevedibili ormai? Leggere il seguito

    Da  Anna Pernice
    DIARIO PERSONALE, VIAGGI
  • Evitando le buche più dure...

    Evitando buche dure...

    "Ma sei sempre in giro?!?""Ebbene si, ma se potessi, sarei in giro molto di più!"Ammetto che il mondo visto dalla finestra, è molto meno interessante di quello... Leggere il seguito

    Da  Patalice
    DIARIO PERSONALE, PER LEI, TALENTI
  • Birba

    Birba

    Ciao sono Birba, una cagnolina di circa un anno e mezzo, MOLTO simpatica, MOLTO bella e di soli 8 chili. Amo giocare con tutti maschi e femmine. Leggere il seguito

    Da  Annarellina
    DIARIO PERSONALE, TALENTI
  • Il debutto di Gaia Caramazza a Napoli

    debutto Gaia Caramazza Napoli

    Un debutto in grande stile per Gaia Caramazza, artista romana formatasi presso l' Accademia di Arti Orafe della Capitale che, atteso il successo sulle passerell... Leggere il seguito

    Da  Anna Pernice
    DIARIO PERSONALE, VIAGGI

Dossier Paperblog