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Creato il 11 luglio 2014 da Malvino
Chi fruga nell’altrui intimità con la disinvoltura di chi ha ottenuto un diploma di psicologo grazie ai punti della spesa fatta alla Lidl dovrebbe esser disposto a concedere pari licenza a chi voglia frugare nella sua. Mi auguro che Mario Adinolfi voglia perciò permettermi una domanda a margine del post in cui scandaglia l’animo del figlio che Sherri Shepherd «aveva acquistato con il meccanismo dell’utero in affitto», per poi «rifiutarlo», per sostenere con la sicurezza di chi coi punti restanti s’è portato a casa pure un diploma in pedagogia e una pratica pirofila con presa ignifuga che per il pargolo si prospetta un sicuro destino da infelice (segue appuntamento per il tal giorno, alla ora x, «per combattere i retrogradi che vogliono portarci a due millenni fa, quando le persone erano cose»); e la domanda è questa: essere concepiti senza il ricorso a queste diavolerie mette al riparo dal sentirsi «non voluto più da nessuno» e «lasciato nella solitudine» anche solo un po’ di più che ad essere stati concepiti ricorrendovi? Per meglio dire: sulla base di quali dati statistici si può trarre questa convinzione? Oppure: non si può essere abbandonati anche da genitori che ti hanno concepito secondo natura? Di più: non ci si può sentire abbandonato, rifiutato, anche senza mai esserlo stato nel modo in cui è toccato al figlio di Sherri Shepherd? E allora: con quale ottusa determinazione si può affermare che «in tutto questo delirio molto americano, c’è un essere indifeso, solo, che sta per nascere nella desolazione totale»? Non è meglio nascere comunque, come afferma chi è contro l’aborto? La vita non vale la pena di essere vissuta comunque, come afferma chi è contro l’eutanasia? 
Visto, Adino? Dalla premessa avrai temuto che stessi per tirare in ballo il suicidio di tua sorella, concepita come si deve, ma per delicatezza mi sono trattenuto, anche se ti confesso che l’intenzione c’era. È che sotto casa ho la Carrefour e non raccolgo punti.

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