Il racconto…
Dedicato a tutti i Nonni
di
Carla Tommasone
Io non ci voglio andare a scuola!
Sì, sto così bene con la nonna Carolina.
Non ne conosco il motivo ma non mi sveglio mai contento di essermi svegliato però mi basta cercare la nonna e sedermi sulle sue gambe perché ogni cosa trovi una giusta collocazione. Forse il mio posto è sulle gambe della nonna Carolina.
Lei mi abbraccia forte forte e percepisco il suo odore, un misto di talco saponetta dentifricio e spezie. Sono piccolo e non so definire le spezie, però è un odore che conosco e riconosco e mi illanguidisce nello stomaco o forse a illanguidirmi e il calore che percepisco nelle braccia della mia nonna che quando si stringono attorno a me, mi trasmettono un senso di benessere confortante. Chiuderei di nuovo gli occhi e dormirei lì nelle sue braccia, ma la nonna sembra una formica, non perché sia piccola beninteso, ma perché è fervente di attività. Una volta mi sono soffermato a osservare le formiche; non si fermano mai e se anche le allontani dalla loro tana, loro tornano sempre a casa, magari trasportando semi che pesano cento volte più di loro, e mai che riposino. Così è la mia nonna.
Insomma io sto bene a casa con la nonna ma la mamma ha detto che devo andare a scuola perché non devo stare con i vecchi (ma la mia nonna non è vecchia! Anche se a volte dice che le fa male una mano, non va in giro con il bastone e non assomiglia a una Befana!) e devo crescere e confrontarmi con gli altri bambini.
Non sono mica un orso. La mia nonna mi conduce sempre ai giardini della chiesa e là ho un sacco di amici con cui mi confronto e spesso ci litigo anche! Oggi ho dato persino un pugno sul naso a Matteo perché non voleva lasciarmi passare sulla scala del castello. Se non è confrontarsi questo, non so proprio cosa lo sia.
Eppure la mia mamma è così ostinata che a scuola mi ci ha portato lo stesso, nonostante le mie lacrime, (strano perché quando piango, lei poi è sempre restia a perseguire i suoi intenti).
Sì, va be’, devo convenire che non è poi tanto male la scuola anche se non è paragonabile al tempo speso con la mia nonna, però ora questa cosa del Natale proprio non mi va giù.
Le maestre stanno ritagliando dei fogli di cartoncino a forma di ali che dovrò tenere sulle spalle, poi dovrò infilare in testa una parrucchetta bionda che mi fa sempre sudare il capo e appiccicare i capelli e in più, Laura e Grazia stanno anche cucendo una specie di tunica bianca che dovrò tenere sopra i miei vestiti e anche con quella sudo e mi sento tutto infagottato. Sì, vada per le canzoncine che stiamo cantando, ma tutto il resto no, è ridicolo e mi rifiuto!
E ora Laura mi sta spiegando che lo facciamo per i nostri genitori e per i nonni, per preparargli una sorpresa per il Natale. Laura è molto dolce e spiega bene le cose ma vorrei che comprendesse che i nonni non possono essere contenti se noi siamo ridicoli. E quando torno a casa e canto le canzoncine che Laura e Grazia mi stanno insegnando, la nonna è felicissima anche se non ho le ali sulle spalle e mi chiede di cantare di nuovo ridendo divertita e battendo le mani.
Però … però forse Laura ne sa qualcosa più di me. Sì, perché oggi finalmente indossiamo queste stupidissime tuniche bianche con le ingombranti ali dipinte d’oro e le parrucchette bionde con finti capelli inanellati e la nonna mi guarda in modo strano, con gli occhi lucidi come se volesse piangere e anche la mamma ha uno strano sguardo. E quando poi Grazia ci posiziona tutti in fila, davanti al nostro albero di Natale scintillante di luci colorate e dà il via al nostro canto, allora la nonna scoppia in lacrime.
Credo siano lacrime di felicità e che non pianga perché siamo una compagnia di stonati male assortiti anche se la voce di Daniela al mio fianco è davvero fastidiosa e mi pungola il timpano con i suoi toni acuti.
Non comprendo perché la nonna pianga, in genere quando canto le canzoncine ride. Vuoi vedere che sono proprio la tunica e la parrucca a commuoverla?
Vorrei strapparmeli di dosso ma resisto stoicamente per la mia nonna e i miei genitori e quando finiamo di cantare la nonna mi abbraccia asciugandosi le lacrime.
«Il mio angelo», mi sussurra baciandomi il viso sudaticcio, «il mio tenero angioletto.»
Ah, gli adulti sono davvero incomprensibili. Con due ali di cartone e una stupida parrucchetta ti vedono bello fino a commuoversi e non notano quanto tu sia scioccamente ridicolo!
La ricetta…
i “ciapi per la cua” di ricotta e carciofi…
Ingredienti per la pasta: 500 gr di farina 0, 5 uova.
Ingredienti per la farcia: 500 gr. di ricotta, 6 carciofi, 1 limone, 150 gr di parmigiano grattugiato, 2 uova, un pizzico di noce moscata , olio extravergine d’oliva, sale e pepe.
Ingredienti per condire: burro, salvia, parmigiano grattugiato, sale e pepe.
Pulisco i carciofi privandoli delle foglie esterne e delle punte, li taglio a metà, elimino la peluria interna, li taglio a spicchietti e li immergo in acqua acidulata con il succo del limone, poi li scolo e li faccio insaporire in una padella con l’olio il sale e il pepe, poi abbasso la fiamma e li faccio cuocere per una decina di minuti.
In una terrina sbatto le uova con il parmigiano grattugiato, la noce moscata grattugiata , il sale e il pepe, aggiungo la ricotta, la lavoro per bene e aggiungo i carciofi grossolanamente tritati. Amalgamo bene gli ingredienti mescolando con un cucchiaio di legno. Se l’impasto è troppo bagnato, aggiungo altro parmigiano per asciugarlo. Copro e tengo al fresco fino al momento dell’utilizzo.
Impasto la farina, con le uova e il sale, e tiro la pasta fino ad ottenere una sfoglia piuttosto sottile che con la rotella taglio in rettangoli un po in diagonale.
Aiutandomi un cucchiaino metto il ripieno al centro del rettangolo di pasta e chiudo i tortelli a caramella pizziccotandoli sulla parte centrale facendo attenzione di premere bene i bordi così che i ravioli non si aprano durante la cottura.
Man mano che sono pronti li adagio su di un vassoio leggermente infarinato, li copro con un panno e li tengo al fresco.
Quando è il momento dl cuocerli, li metto pochi alla volta e con delicatezza in abbondante acqua salata, li faccio bollire pochi minuti, quindi li scolo e li metto sul piatto da portata. Condisco ogni strato con il burro fuso con la salvia e abbondante parmigiano grattugiato. Lasciarli riposare al caldo per 5-10 minuti prima di servire.