11 settembre: nove anni dopo qualche riflessione tra ricordo, realta' ed incubo
Creato il 11 settembre 2010 da Alessandro
@AleTrasforini
In una data come questa, qualsiasi parola risuona vuota e colma di retorica.
Ormai già nove anni fa, il mondo cambiò corso e direzione in maniera repentina.
Si capovolse tutto, si invertirono equilibri apparentemente stabili e certezze millenarie con quell'attacco improvviso al Paese più sicuro e forte al mondo.
Il cantautore e poeta Samuele Bersani esaurì in poche parole il senso profondo di quella giornata di settembre di nove anni fa; troviamo il riferimento nella canzone "Che vita", inserita nell'omonima raccolta di vecchi successi:
"L’ amore oggi nel 2002
è un apparecchio momentaneo infilato sotto il petto
Forse perché da quella data di settembre
è aumentato il senso
corrisposto del sospetto [...]"
In un attimo, dunque, tutto il mondo è cambiato.
Si sono rivoluzionati concetti d'amore, argomenti in itinere ed in profonda discussione hanno visto, forse per sempre, minate certe reciproche posizioni di compromesso.
Quel "senso corrisposto del sospetto" ha fatto e continuerà per molto altro tempo a mietere vittime, ad uccidere anche chi già morì in quella tragica giornata.
Il ricordo più vivido e livido corre nella mente, troppo velocemente.
Il ricordo corre al me bambino, incollato davanti alla tv in un giorno prima di iniziare il liceo scientifico.
Il ricordo corre a quegli aerei portatori di morte, con quei kamikaze moderni che di "vento divino" non hanno mai avuto niente.
Il ricordo più devastante va a quell'uomo che, fatto pervenire in diretta mondiale, in preda ad un estremo istinto di vita si buttò giù dalla quasi cima del grattacelo ancora in piedi.
Il ricordo va alle rivendicazioni, a quei tremila morti.
L'incubo va al volto di Osama Bin Laden, fatto passare per difensore autentico dell'Islam.
Non ho dubbi che, se per caso fosse stato cattolico o chissà cos'altro, nulla sarebbe cambiato nel suo carattere.
Episodi come questi, fra ricordi ed incubi, avvengono.
Ciò che ci rimane da fare, in quanto umani, è apprendere da questa Storia che ci insegna il percorso meno sbagliato da compiere.
Per chi rimane, in questo complicato mondo, il solo modo per celebrare ed onorare morti è trasmettere ogni giorno modelli diversi di visione e soluzione di problemi tragicamente importanti come questi.
Rimpiangere serve, purtroppo, a pochissimo.
E' necessario cambiare, inaugurare un nuovo punto di svolta definitivo.
Se una qualsiasi forma di rivoluzione culturale è possibile, va intrapresa nell'assoluto agire intelligente.
Solo così, forse, il "senso corrisposto del sospetto" potrà diventare certezza d'amore reciproca.
I vantaggi dell'agire intelligente erano moltissimi, anche secondo Albert Einstein.
In risposta ad una domanda di Milton James, in una lettera datata 7 ottobre del 1948, descrisse quanto segue:
"[...]Agire intelligentemente nei rapporti umani è possibile soltanto se si tenta di comprendere i pensieri, i motivi e i timori dell'avversario fino al punto di riuscire a vedere il mondo attraverso i suoi occhi. [...]"
Il dato che deve far riflettere, a distanza di nove anni, è forse che sia la Storia che l'agire intelligente ci hanno insegnato ben poco.
Alla storta umanità non è servita neppure una tragedia come questa per imparare le basi convinte e solide del vivere civile.
Così, in un anniversario che scotta tremendamente, un folle sacerdote riesce a trovare spazio nell'informazione di tutto il mondo riguardo la sua intenzione di salutare l'11 settembre bruciando in pubblica sede il Corano.
La sola cosa possibile era dare voce ad un demente?
Il male maggiore in casi come questi non sono le ideologie o le fedi, ma i caratteri delle persone.
Se fosse stato buddista, sarebbe stato lo stesso.
Questo "pastore" Terry Jones con una frasaccia più volte smentita, riconfermata e poi ritrattata, ha messo in ginocchio precari equilibri faticosamente rattoppati in questi nove anni.
Per non bruciare il sacro libro dell'Islam, ospite di fulgide e schierate conferenze stampa, ha preteso sacri vincoli di compromesso, come lo spostamento della Moschea in progetto vicino a Ground Zero.
Fatto fare il giro del mondo alla notizia, sono arrivati i primi episodi di risposta a questo assurdo fondamentalismo.
Con altrettanta spinta integralista, nei Paesi di fede islamica la tensione è salita alle stelle: proteste pubbliche con roghi nelle piazze tra i primi segnali.
C'è stato addirittura un tentativo di attentato, presso un hotel di Copenaghen.
Ciò, purtroppo, non esclude che potrebbero anche esserci altri episodi di follia.
La prima follia, però, è stata quella di dar voce ad un demente.
Dar voce ad uno squilibrato, specialmente in un periodo fragile come questo.
Fosse rimasto solo in una stanza con un Corano, senza le luci della ribalta mediatica, molto probabilmente sarebbe stato anche tentato ad aprirlo, quell'orrendo libro.
Il "senso corrisposto del sospetto" si auto-alimenta anche grazie ad episodi come questi.
Dare voce ad episodi come questi, con così tanta e ripetuta enfasi, equivale a disonorare tutte le vittime decedute per un fondamentalismo lontano secoli luce da qualsiasi convinzione religiosa.
Opinioni di un folle qualunque come me?
Per fortuna no.
Riporto qualche riga di un'intervista de L'Unità di oggi fatta a Nabil El Fattah.
Considerato tra i più autorevoli studiosi dell'Islam radicale nel mondo, è uno dei ricercatori di punta del centro di studi strategici di Al-Ahram, punto di riferimento della diplomaziona egiziana e dell'èlite politica del Paese.
Riporto di seguito:
"D.: Il reverendo Jones sembra aver rinunciato al rogo del Corano. Il mondo tira un sospiro di sollievo...
R.: Ma dopo il sospiro, vale la pensa di riflettere...
D.: Su cosa, professore El Fattah?
R.: Sul fatto che quel fanatico fondamentalista ha catturato l'attenzione del mondo. Il ricatto ha pagato, e non solo dal punto di vista mediatico...
D.: E da quale altro punto di vista?
R.: Vede, faccio fatica a credere che questo personaggio sia una scheggia impazzita, un fanatico isolato, un corpo estraneo alla coscienza della Nazione Americana. Questa mi pare una ricostruzione consolatoria. Temo invece che il reverendo Jones e i suoi seguaci siano l'espressione più estrema di quell'America che guarda con aperta ostilità al nuovo Inzio di Barack Hussei Obama. Un'America che si sente orfana di quel Conflitto di Civiltà che ha segnato l'agire della precedente Amministrazione Bush. [...]"
Sbattere il mostro Jones in prima pagina, senza preoccuparsi di andare oltre l'anfratto mediatico, di analizzare quei fondamenti di terrore che inquietano certe frange di società non è stato modo accorto nè intelligente di trattare fuochi così pericolosi.
Analizzare fenomeni con alto profilo, informazione consapevole ed, appunto, "agire intelligente".
Solo così, forse, si potrebbe portare dovuto rispetto e ricordo a quei morti per una causa ancora oggi in fase di spiegazione.
Nel mentre, sono già trascorsi nove anni.
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