110. Un sogno

Creato il 25 agosto 2011 da Fabry2010

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E’ sobrio, quest’hotel: che sia il segno di una scelta più profonda, di qualcosa che cambia veramente nella vita di Avigail? La struttura è in pietra, simile ai monumenti antichi, come una storia che procede a ritroso per ricuperare le radici, l’innocenza perduta. Le stanze sono piccole e accoglienti: una scrivania col ventilatore appollaiato, un quadro con lo sfondo arancione e l’icona del Mashiah nell’orto degli ulivi, un letto a due piazze con la sovraccoperta rosso fragola. Mi perdo nei tuoi occhi. Arabi ed Ebrei: ci sarà mai la pace? Smettila di chiacchierare, abbracciami invece, da bambini venivamo alla spianata per giocare al calcio, non posso fare a meno di guardarti, ora ci vengo per pregare: Maometto arrivò fin qui, sul suo cavallo alato, non credo ci sia al mondo qualcosa di più bello del tuo volto, del tuo corpo, le famiglie si svagano, contemplano il paesaggio, la moschea di Omar, devo dirtelo, Avigail, sei il motivo per cui vivo, si ascoltano lezioni, seduti intorno a un uomo con la barba, la camera da letto è il tempio e tu sei la mia dea, la spianata, il venerdì, trabocca di gente d’ogni tipo, Ismail, non sai cosa succede? il mondo è in fermento, le nazioni si rivoltano, i potenti tramano per difendere i loro privilegi, solo una parte della folla può entrare nell’edificio religioso, ma la preghiera è valida dovunque, che m’importa del mondo se sono qui con te, voglio morire sentendo che sei mia, inginocchiarsi, baciare la terra, non capisci che la bellezza è effimera, che tutto passa su questo palcoscenico? uomini assorti leggono appoggiati alle colonne, il domani non conta, tu sei l’oggi, e l’oggi è ciò che voglio, la Cupola della Roccia è il centro del mondo, il luogo dove tutto avviene, l’aria sta cambiando, Ismail, sono in pensiero per Yehochoua, tutto accade qui, a Gerusalemme, nulla di grande o vero esiste fuori delle mura; lingue, culture, religioni, si danno appuntamento  in questo spazio santo, Yehochoua è un illuso: altri hanno preso in mano il suo messaggio e lo stanno travisando, finché qui non sboccerà la pace, la guerra incendierà il pianeta, non essere cinico, abbiamo fame di speranza, di una via d’uscita, nel Santo Sepolcro c’è un segreto: se un giorno qualcuno avrà il coraggio di pronunciare, in questo punto, la parola pace, la fame e la sete cesseranno, l’universo diverrà un talamo nuziale in cui morire di baci, Dio sarà gli occhi, il seno, le cosce di Avigail, le pareti di pietra dell’hotel, la città accecata dalla luce, il cielo al tramonto che Yehochoua e Magdalenne contemplano come fosse una pagina mai scritta, una parola mai detta, un sogno mai sognato.



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