Stipendi e pensioni fermi al palo, disoccupazione dilagante, precarietà e acro vita con i prezzi al consumo che puntano sempre verso l'alto infischiandosene della crisi economica che attanaglia il Paese. Altro che deflazione, qui a parte le buste paga aumenta tutto! E gli italiani che non riescono neanche a portare in tavola i cibi necessari per garantirsi una buona salute sono più che raddoppiati (+130%) rispetto all'inizio della crisi nel 2008 ed oggi si contano circa 11 milioni
di persone che non possono permettersi un pasto proteico adeguato almeno ogni due giorni. E' quanto emerge dal rapporto Coldiretti/Censis su "Gli effetti della crisi: spendo meno, mangio meglio", illustrato al Forum Internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione organizzato a Cernobbio dall'organizzazione agricola. L'aspetto più drammatico di questa situazione - denuncia Coldiretti - sono i 4.068.250 di poveri che nel 2013 in Italia sono stati addirittura costretti a chiedere aiuto per mangiare. Tra questi ben 428.587 bambini con meno di 5 anni di età e 578.583 over 65 anni. Inoltre, 303.485 persone hanno beneficiato dei servizi mensa, mentre sono 3.764.765 i poveri che nel 2013 hanno avuto assistenza attraverso i pacchi alimentari. Una fotografia drammatica che rappresenta la punta di un iceberg delle difficoltà che incontrano molte famiglie italiane nel momento di fare la spesa. Sei italiani su dieci negli ultimi due anni - sottolinea ancora il rapporto - hanno ridotto gli acquisti alimentari, per un totale di 15,4 milioni di famiglie. Nel dettaglio, 12,3 milioni di famiglie italiane di fronte alla crisi hanno deciso di ridimensionare gli sprechi nei propri consumi alimentari (48,1%) mentre 3,1 milioni hanno dovuto tagliare i consumi essenziali (12,3%). Per quasi 9,5 milioni di famiglie italiane (36,7%) peraltro la crisi ha lasciato i consumi alimentari grosso modo invariati, mentre sono 468mila le famiglie a dichiarare di averli aumentati (1,8%). E' necessario rompere questa spirale negativa aumentando il reddito disponibile soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione, conclude Coldiretti sottolineando la necessità di sostenere la ripresa dei consumi, che sono tornati indietro di oltre 30 anni sui livelli minimi del 1981.