Qualcuno arrivò a paragonarla a Giovanna D'Arco, gli altri si divisero tra quanti ne lodavano lo stile, così lontano dalla sguaiatezza leghista, e quanti la consideravano antipatica, ma concedevano avesse un gran carattere. Quante se ne sprecarono per la Pivetti, poi ce la ritrovammo in un completino di similpelle nera a presentare un programmino su una rete Mediaset.
A considerare quante se ne sprecano per la Lombardi, oggi, sembrerebbe proprio che il giornalismo italiano non sappia fare a meno di baloccarsi con la propria stupidità per essere all'altezza della stupidità di chi per costruirsi un'opinione vi attinge. Chi scorge in lei l'archetipo della Perfida Stronza, chi le attribuisce un tratto leninista...
Nessuno sembra essere sfiorato dalla più banale delle evidenze: la Lombardi è il paradigma della mediocrità che arde e splende nel suo quarto d'ora di celebrità. Sembra cattiva, ma non lo è, l'impressione è data da quei decenni di frustrazione che vengono a prendere una boccata d'aria prima di risprofondare in apnea. Se non lo sa, lo sente, e perciò esagera.