La storia vera di un povero disgraziato che nell'America schiavista finisce per dodic'anni in una
piantagione è inevitabilmente una cosa toccante.
Oltre a questo però non riesco proprio a capire cosa ci sia di così particolare in questo film da avergli fatto meritare, notizia di oggi, nove nomination all'Oscar.
Certi argomenti evidentemente, lo dico senza amor di polemica, toccano la coscienza americana e son come un vento un poppa.
Però se vogliamo fare un parallelo con quanto aveva fatto nel 99 Benigni con l'Olocausto non c'è davvero paragone.
Lì davvero c'era stato un cambiamento di linguaggio per arrivare a presentare con forza una storia sentita così tante volte da renderci quasi insensibili.
Qui invece al di là del lato tecnico su cui non sono in grado di esprimermi non sono rimasto colpito anzi McQueen emotivamente più presente non mostra quello stile chirurgico che mi era piaciuto così tanto in Shame.
Tant'è, il cinema è fatto anche per raccontare delle storie che devono essere raccontate e comunque Fassbender fa sempre più paura.
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