di Rina Brundu. Lo spunto per questa breve nota critica è dato dal film 12 anni schiavo (1) di Steve McQueen. Tratto dall’autobiografia dello schiavo afroamericano Solomon Northup (2), questo lavoro ha vinto il Premio Oscar come miglior film nel 2014. Non l’ho visto al cinema, ne ho acquistato il dvd diverse settimane fa. L’ho visto una volta, non lo guarderò più, mi riesce impossibile persino scriverne.
Ci sono storie che non si prestano a grandi digressioni analitiche e questa è una di quelle.
Dov’era Dio?, mi domando.
L’interrogazione è naturalmente retorica.
———————–
The Slave’s Lament
1792
a poem by Robert BurnsIt was in sweet Senegal that my foes did me enthral,
- For the lands of Virginia,-ginia, O:
Torn from that lovely shore, and must never see it more;
- And alas! I am weary, weary O:
Torn from that lovely shore, and must never see it more;
- And alas! I am weary, weary O.
All on that charming coast is no bitter snow and frost,
- Like the lands of Virginia,-ginia, O:
There streams for ever flow, and there flowers for ever blow,
- And alas! I am weary, weary O:
There streams for ever flow, and there flowers for ever blow,
- And alas! I am weary, weary O:
The burden I must bear, while the cruel scourge I fear,
- In the lands of Virginia,-ginia, O;
And I think on friends most dear, with the bitter, bitter tear,
- And alas! I am weary, weary O:
And I think on friends most dear, with the bitter, bitter tear,
- And alas! I am weary, weary O.
Note:
(1) Nel 1841, prima della guerra di secessione, Solomon Northup, talentuoso violinista di colore, vive libero nella cittadina di Saratoga Springs (nello Stato di New York) con la moglie Anne e i figli Margaret e Alonzo. Ingannato da due falsi agenti di spettacolo viene rapito, picchiato e frustato, privato dei documenti e portato in Louisiana, dove rimarrà in schiavitù fino al 1853, cambiando per tre volte padrone e lavorando principalmente nella piantagione di cotone del perfido schiavista Edwin Epps.
Tra la crudeltà di Epps e inaspettati quanto rari atti di bontà, Solomon lotta non solo per sopravvivere, ma anche per conservare la propria dignità. Nel dodicesimo anno della sua indimenticabile odissea, l’incontro casuale con l’abolizionista canadese Samuel Bass rappresenta per la sua vita una svolta insperata. Appresa la sua storia, Bass riesce a rintracciare la famiglia di Northup: Solomon è finalmente libero.
Tornato a casa riabbraccia la moglie e i figli ormai adulti. Prima dei titoli di coda veniamo informati della sua inutile battaglia legale contro i rapitori, come dell’impegno abolizionista che contraddistinse gli anni successivi alla drammatica esperienza. (trama – da wikipedia)
2) Solomon Northup (Minerva, 7 luglio 1807 – 1863?) fu un famoso schiavo americano mulatto con antenati africani.
Venne ridotto in stato di schiavitù, dopo essere stato rapito da alcuni trafficanti. Appena riacquistò la libertà, dopo 12 anni, e dopo varie traversie, scrisse una autobiografia intitolata Twelve Years a Slave (12 anni schiavo), pubblicata la prima volta nel luglio del 1853 e assistito nella stesura da David Wilson, un avvocato di spicco di New York, già autore di due pubblicazioni sulla storia locale, e abolizionista. Vendette all’epoca 30.000 copie e fu considerata un bestseller.
Featured image, una scena dal film di McQueen.