12 Anni Schiavo vince l’Oscar come miglior film. Proponiamo la recensione di Ersilia Cuna, che l’aveva predetto.
Dopo Hunger e Shame, film molto discussi, Steve MC Queen ritorna sul grande schermo con un film basato sulle memorie di Northup. 12 Anni Schiavo è candidato a 9 premi Oscar e si presenta come il maggior favorito alla vittoria.
Nel 1841 Salomon Northup, interpretato da Chiwetel Ejiofor, talentuoso violinista di colore, vive libero nello stato di New York con la moglie Anne e i figli Margaret e Alonzo. Ingannato da due falsi agenti di spettacolo, viene rapito e derubato di tutti i suoi documenti e portato in Lousiana, dove rimmarrà schiavo fino al 1853 lavorando nelle piantagioni di cotone del perfido Edwin Epps, interpretato da un bravissimo Michael Fassbender.
Ogni scena del film offre una penetrante verità su quella che è stata la storia dell’America, Steve Mc Queen ha forse realizzato il miglior film, fino ad oggi, sulla schiavitù, riuscendo a catturare emozioni e pensieri attraverso mezzi visivi come le frustrate, il sangue e il sudore che ricoprono i volti e i corpi dei protagonisti, contrapposti alla bellezza dei paesaggi, i salici piangenti e i cieli dipinti della Lousiana.
Di particolare rilievo è volto di Ejiofor, il protagonista: attraverso i suoi occhi possiamo porci durante tutto il film un’unica domanda: “perché questo è dovuto succedere proprio a me?” e contemporaneamente accorgerci del suo rifiuto nell’accettare una prigionia “forse” senza fine.
Non sarà una visione facile da digerire: è un film di sangue e crudeltà che merita di essere visto.
Articolo a cura di Ersilia Cuna