Quali sono le richieste dei manifestanti? Leggendo il sito ufficiale dell’evento, risulta evidente come l’obbiettivo principale sia un immediato cambiamento globale. Si mette subito in chiaro come la crisi che stiamo attraversando non sia del sistema, ma sia il sistema stesso. Per “sistema” si intende ovviamente quello capitalistico contemporaneo, visto come fondamento del disagio presente nella nostra società, frutto dell’iniquità tipica dei meccanismi economici e finanziari. Oltre a questo, altre conseguenze tangibili sarebbero “lo sfruttamento della natura, la distruzione della democrazia e l’ingiusta distribuzione della proprietà e della ricchezza”: non si può evitare di notare come questo sia il linguaggio di quello che è stato definito “il popolo degli indignati”, i quali sono gli effettivi organizzatori del corteo. La stessa data scelta per l’evento non è casuale: il 12 Maggio dell’anno scorso cominciava l’occupazione delle prime piazze in Spagna e, da quello che si evince dal sito, questa ricorrenza sarà celebrata in diverse nazioni e continenti da cortei simili a quello organizzato a Berlino. Questa manifestazione vuole dunque essere una cassa di risonanza per il movimento degli “indignati”, ma non solo: moltissime organizzazioni, associazioni e singoli individui hanno già dato il loro supporto ufficiale all’evento. Da notare come tra queste sia presente anche il movimento Blockupy Frankfurt, già al centro delle polemiche nei giorni scorsi.
Una volta giunti ad Alexanderplatz, i cortei si uniranno e si darà vita ad una occupazione del suolo pubblico, sul quale saranno organizzati “cantieri d’azione”, workshop e spettacoli di vario genere. L’obiettivo dichiarato dagli organizzatori è di presidiare la piazza per almeno 2 settimane, anche dopo la decisione delle autorità cittadine le quali, dopo aver dato inizialmente il proprio consenso, hanno in seguito reso noto il divieto ufficiale di occupazione. In questo senso, ci si augura che nelle prossime ore si possa arrivare ad una soluzione di compromesso, cercando di evitare ogni possibile tensione nell’ambito di una giornata che dovrebbe essere all’insegna della non violenza e della partecipazione attiva da parte della popolazione.
Un grande coinvolgimento popolare è infatti l’obiettivo principale degli organizzatori. Essi vogliono mostrare la loro voglia di un mondo migliore, nel quale ci possa essere una vera democrazia, una equa redistribuzione della ricchezza, cooperazione invece di concorrenza e solidarietà internazionale con gli altri movimenti. Si tratta di idee largamente condivisibili, da parte di persone che hanno scelto un modo apolitico di fare, in fin dei conti, attivismo politico. Questa è, a mio parere, la forza e la debolezza del movimento stesso: accanto alla voglia, sacrosanta, di vivere in un mondo più giusto, senza la morsa di una crisi simile a quella che stiamo vivendo da anni, manca una vera proposta concreta che spieghi in che modo, con quali mezzi e con quali tempistiche questa svolta radicale (rivoluzione?) possa effettivamente realizzarsi.
Leggendo i manifesti che spiegano gli intenti degli indignati, le tematiche sembrano essere quelle tipiche del pensiero politico di sinistra: antifascismo, abbandono dell’energia nucleare e protezione dell’ambiente, rifiuto della guerra e pacifismo, garanzia dei diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino. Tuttavia, da quello che è emerso finora, questo movimento rifiuta ogni possibile identificazione politica. A questo proposito c’è già chi ha detto “non basta indignarsi, occorre trovare un’alternativa reale al capitalismo”. La domanda sorge dunque spontanea: ci troviamo davanti ad un nuovo modo di fare politica, che non presuppone una tessera, oppure alla fine i partiti (che ufficialmente non partecipano) riusciranno a fare entrismo nel movimento? Probabilmente la manifestazione di Sabato ci darà informazioni in questo senso.