E’ una domenica sera decisamente fredda (climaticamente quanto meno) quella che ci porta il primo concerto italico (se si escludono esibizioni in qualità di opening act come era avvenuto per l’ultimo tour degli Editors) di una delle band che personalmente ritengo più interessanti del panorama indie-rock internazionale: i pure-british The Maccabees.
Il loro ultimo album “Given to the wild” è uscito il 9 gennaio e nel mio iPod è da allora in heavy rotation. 13 tracce molto diverse dai precedenti (e comunque convincenti) lavori della band. Il cantante e chitarrista della band Orlando Weeks ha affermato in una intervista pre-uscita che “Sarà un disco qualitativamente simile ad una colonna sonora”, e in effetti il sound generale si mostra subito come denso e soffuso, con un forte rimando ad atmosfere oniriche in pezzi come “Child” o la bellissima “Grew Up At Midnight”.
Nonostante questo mood di base, però, sono molti i brani che ospitano intermezzi strumentali sofisticati e potenti come l’ispirata “Unknown”.
La produzione è di tutto rispetto e vede lo zampino di Bruno Ellingham (Massive Attack e LCD Soundsystem); insomma un album che vale l’accolto e l’acquisto, alla faccia di chi si limita a commentare “assomigliano ai Coldplay dei primi tempi” essenzialmente perché qua e là viene fatto uso del falsetto. A questi dico: “il falsetto non l’ha inventato Chris Martin e tanto meno i Coldplay hanno inventato il brit-sound“.
Venendo invece al loro live, beh, ok si è capito, io sono una fan, e i Maccabees live li ho visti 3 volte negli ultimi 2 anni e non hanno mai deluso: compatti, precisi e coinvolgenti. Il frontman non è un gran chiacchierone, ma le sua performance vocali bastano per rendere lo show interessante. Ci si emoziona sull’atmosfera intima e sognante creata durante Child e si salta e si poga sull’ormai classica “No kinds words” o sul primo singolo (e punto di contatto con la loro produzione precedente) “Pelican”.
Insomma, valeva la pena esserci.