Negli ultimi 5 anni i progressi compiuti dal nostro Paese in termini di sostenibilità energetica sono stati tali da classificare l’Italia al terzo posto di una graduatoria comparativa internazionale sulla transizione energetica.
Ad attestarlo il recente studio New Impulses for the Energy Revolution condotto da General Electric e dal tedesco Handelsblatt Research Institute, nel quale vengono messe a confronto le politiche energetiche di 24 Paesi appartenenti all’OCSE - Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, e firmatari BRICS.
Le performance energetiche raggiunte dai 24 Paesi, vengono trattate da un duplice punto di vista: da un lato, lo studio, propone infatti un’istantanea dell’attuale situazione energetica dei diversi Paesi presi in esame paragonandoli l’uno all’altro, mentre dall’altro fa una graduatoria sulla base dei progressi avvenuti negli ultimi 5 anni.
I due macro indicatori sulla base dei quali è stato elaborato lo studio riflettono i principali obiettivi della rivoluzione energetica, ovvero la sostenibilità ambientale (intesa come riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 nei vari settori economici - trasporti, domestico, industria e generazione energetica) e l’aumento della quota di energia da rinnovabili. Entrambi i parametri tengono conto dell’aspetto legato alla sicurezza degli approvvigionamenti energetici, nonché del costo e dell’accessibilità all’energia.
Dati alla mano, l’Italia si posiziona a circa metà strada nella classifica delle performance complessive: nello specifico il nostro Paese occupa il nono posto subito dopo la Germania. Alle prime posizioni vi sono invece due Paesi Scandinavi, Svezia e Norvegia, seguiti da Austria, Svizzera e Danimarca. Dato, che a stessa detta dello studio, non risulta però particolarmente sorprendente, considerata l’innata vocazione che questi Paesi hanno verso la sostenibilità.
A sorprendere è invece l’ottimo terzo posto dell’Italia nella graduatoria dinamica: questo a conferma dei grandi progressi compiuti in termini di sostenibilità energetica e di aumento della produzione da fonti rinnovabili, per lo più solare, che deve però parte della sua crescita agli ingenti incentivi governativi.
Dallo studio si evince poi come, nonostante il boom dell’energia solare, l’energia rinnovabile leader resta quella idroelettrica, la cui quota, sommata a quella dell’energia eolica ci posiziona nella top 3 dinamica dei Paesi analizzati.
Siamo invece secondi solo alla Francia per quanto riguarda l’impiego di turbine a gas e a vapore “eco-friendly”, mentre ci posizioniamo fra i primi 3 Paesi più sostenibili anche sul fronte della bassa intensità energetica della nostro settore manifatturiero e del nostro terziario.I recenti progressi nella produzione di energia da fonti rinnovabili, ci classificano invece al primo posto nella classifica dinamica: solo pochi altri Paesi hanno infatti ridotto negli ultimi 5 anni le emissioni di CO2 per KWh in misura significativa quanto l’Italia.
Lo sviluppo delle rinnovabili ha tra l’altro incrementato di riflesso il grado di sicurezza degli approvvigionamenti energetici, ma a costi elevati. I prezzi dell’energia nel nostro Paese risultano infatti essere tra i più alti rispetto a quelli degli altri Paesi analizzati, soprattutto a livello industriale, settore che negli ultimi anni ha visto crescere i costi per l’energia ad un ritmo allarmante.
Altro aspetto negativo riscontrato dallo studio è l’alto livello di dipendenza dall’estero per quanto riguarda le importazioni di energia, destino che l’Italia condivide con tutti gli altri Paesi industrializzati privi di significative risorse energetiche nazionali. In tal senso, lo studio illustra come dal 1987, anno di abbandono del nucleare, l'Italia abbia importato una grande quantità di energia dall’estero. Tali importazioni hanno fatto sì che la fattura energetica estera lievitasse, paradossalmente anche a causa delle importazioni di elettricità francese, prodotta proprio da centrali nucleari.
Nonostante l’importante crescita delle rinnovabili – che nel 2012 hanno coperto il 17% del fabbisogno energetico lordo producendo circa 90 TWh di elettricità “green” (raggiungendo quasi l’obiettivo europeo dei 100 TWh al 2020) – l’Italia produce ancora oggi il 70% dell’energia dai combustibili fossili, quota che sale all’86% se ci si riferisce all’energia primaria.
Oltre allo spaccato sull’Italia, lo studio offre infine una panoramica dettagliata anche sugli altri Paesi analizzati.
Per una consultazione completa è possibile visualizzare il Report cliccando qui.
Orizzontenergia.it
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