PULIZIE DI PRIMAVERA
Tafferugli tra soldati e i giovani che volevano rimanere nella piazza per garantire che i loro diritti prendano corpo.
Manifestano anche i poliziotti al Cairo, protestando davanti al Ministro degli Interni con slogan che inneggiano all’unione col popolo, chiedendosi quale sia il loro posto ora. Gridando che loro ci sono sempre stati, che non sono scappati. Manifestano per i loro diritti, per la loro paga, sono poliziotti semplici, coloro che non hanno goduto dei favoritismi in cui hanno sguazzato i loro superiori sotto il regime. Non so quanto tempo ci voglia prima che il popolo cambi l’ottica con cui vede la polizia in Egitto da tanti anni – cultura scarsa e alto livello di sadismo, di disumanità, di abuso di potere. Le stazioni di polizia erano dotate di “stanze dell’inferno”, e non mi è ancora chiaro se chi mi legge da lontano immagini cosa succedeva lì dentro, a chiunque – bastava non essersi fatti la barba.
Sciolto il Parlamento. L’esercito rimarrà al governo temporaneamente, per al massimo sei mesi. Sospesa la costituzione. Rimosso il ritratto di Mubarak dalla sala del Governo. Di lui si dice che sia in coma a Sharm El Sheikh, che sia ad Abu Dhabi, a Dubai, che sia in Germania o addirittura in Francia, dove i suoi beni non sarebbero stati congelati…
L’Egitto dopo Mubarak è temporaneamente guidato da Tantawi, leader del consiglio militare, che garantisce ad Israele che verranno rispettati gli accordi di pace, sperando di averli messi così tranquilli. E col quale naturalmente ha già preso contatti anche la Casa Bianca. Tutti in cerca di rassicurazioni, e l’Egitto che deve dimostrare al mondo di essere “diventato grande”, di esser pronto per una democrazia né più né meno che gli altri Paesi adulti.
Wael Ghonim, uno degli eroi di questi giorni (di cui ho parlato nei post precedenti), richiama in patria gli egiziani emigrati, a confermare la mia tesi dell’assurdità di una temuta emigrazione di massa proprio adesso (vedere post del 5 febbraio).
Oggi nella piazza tutti i giovani a lavorare alle pulizie e alla riparazione delle strade. Sembra il mondo dei sogni, la comunità dell’utopia che prende corpo. L’entusiasmo dato da quest’ossigeno di una gabbia che si disfa è corroborante. A guardare quelle immagini, sembra quasi tutti si dicano: okay, le cose sono sfociate in un gioco pericoloso, ora torniamo in noi e mettiamo in ordine. E’ l’impressione di risvegliarsi da uno strano sogno di massa. Una rivoluzione-flash. 18 giorni a buttare giù 30 anni.
Se penso che da noi c’è chi non va a votare per pura pigrizia mi vengono i brividi. Credo che dopo questa esperienza darò molto più valore alla democrazia da noi conquistata con il sangue in tempi più lontani di quelli che sto vivendo nel mondo arabo.