…Voglio portare il mio contributo nell’adesione alla manifestazione di domani a difesa della dignità della donna.
Personalmente, nel contesto attuale, non penso che la conflittualità stia nel conflitto tra i generi, ma nella disgregazione di una identità culturale etica e morale. Ho vissuto anni in cui la donna è stata elemento propulsivo nelle modificazioni culturali della società. Le lotte per il divorzio, per i consultori famigliari o per l’aborto, rappresentano quello che è stato il punto più alto di una crescita che ha investito, come solo le rivoluzioni sono in grado di fare, sia la società nel senso più ampio del termine, sia i singoli, nei rapporti interpersonali e negli ambiti famigliari, sino a modificare gli stili di vita e i comportamenti. A questo periodo di riscatto, in cui la donna è sicuramente protagonista, la politica affida, a gruppi di potere, gli strumenti per la diffusione e la gestione dell’informazione, per la generazione e diffusione di modelli culturali. Ci ritroviamo, pertanto oggi, a vivere in una società in cui sono attualmente sanciti diritti alla dignità della persona o dei lavoratori, ma contemporaneamente quegli stessi diritti possono essere messi in discussione, abrogati, sovvertendo valori, patti di solidarietà generazionali, rapporti tra i generi. Il modello culturale dominante oggi si chiama “berlusconismo”. L’aver pertanto lasciato mano libera alla cultura berlusconiana, c’ha di fatto messo in una condizione di inseguire senza essere mai, noi, intesi come sinistra a condurre il dibattito. A questa condizione di assenza come produttori culturali, si è sommata una conformità che porta spesso ad essere l’altra faccia, ma della stessa medaglia, del berlusconismo. Rivendicare e manifestare per la dignità della donna, è rivendicare e manifestare contro la mercificazione che il berlusconismo, non solo fa nei confronti del corpo femminile, ma in egual misura esaspera la mercificazione del corpo degli operai, come nel caso di Mirafiori, o ancor più pesante, nei confronti di migliaia di extracomunitari, costretti a svendere la loro forza lavoro, rimanendo spesso nell’invisibilità, privati dei basilari diritti “all’essere”, in condizioni più vicine alla schiavitù che non al più svantaggioso rapporto di lavoro regolamentato legalmente.Tutto ciò, a mio parere, fa parte di uno scontro culturale di dimensioni epocali, dove le correnti di pensiero democratiche e di sinistra (in senso lato) non ha posto argine a quello che in modo molto esemplificativo identifichiamo col berlusconismo, e, non solo, non ha posto argine, ma ha regredito assimilando e usando le stesse modalità di quello che è stato il modello antagonista ma vincente. Cultura dell’immagine, dell’essere se sei visibile, culto della personalità in politica, mito dell’omnipotenza e dell’immunità. Credo che la reazione in questi giorni delle donne, possa essere un importante primo segnale di una riappropriazione culturale di valori in cui la sinistra e la parte sana del pensiero democratico, si è in passato largamente ritrovata. Essendo le donne sempre state sicuramente avanguardie di importanti mutamenti culturali e politici, spero, che si apra una stagione nuova nella cultura e nella politica di questo paese. Per queste ragioni domani manifesterò insieme alle donne e uomini che intendono riappropriarsi della propria cultura contro la logica di mercato dei corpi.Ripartiamo dalle donne e con le donne. Se non ora quando?
Loris