-Di Umberto Marcozzi
Dall’infausto giorno in cui Roberto Straccia è scomparso sono passati ormai 5 mesi, uno dei quali passato praticamente a cercarlo sia per terra che per mare. Che quella di Roberto non fosse una ragazzata si era capito sin dai primi istanti, questo è quello che diceva chiunque lo conosceva ma anche chi non lo conosceva aveva le sue perplessità perché un ragazzo non esce per suicidarsi in tenuta da jogging, non dopo aver chiesto la tesi la mattina stessa, non in un momento particolarmente felice.
Sono praticamente le 14:30 quando riceviamo l’ultima istantanea di Roberto: cappellino nero, k-way blu, calzoncini rossi, calzettoni neri e scarpe chiare (grigie o bianche). Quella è e resterà l’ultima foto di Roberto da vivo, mentre corre in direzione nord diretto sul “Ponte del mare” a Pescara. Da lì in poi se ne perdono le tracce: nessuno sa più che fine abbia fatto Roberto perché a casa non fa più ritorno. Non è da lui, inizia la preoccupazione degli amici, ripercorrono la strada che ha fatto Roberto “forse si sarà sentito male” ma nessuna traccia. Non è da lui, c’è preoccupazione e parte la denuncia di scomparsa.
Quando la sera i genitori di Roberto chiamano, risponde un coinquilino che dà una notizia terribile “Roberto è scomparso, è uscito a correre e non è tornato”. Iniziano le ricerche con i mezzi che si hanno: Facebook si riempie di foto, Pescara è tappezzata di volantini con la foto di Roberto Straccia… chi ferma la gente per strada per chiedere se hanno visto o no quel ragazzo si sente dare coraggio a parte dai soliti, irriducibili, immancabili idioti che tanto, volenti o nolenti, esistono e sono pure tutelati.
I Carabinieri avviano le ricerche, le tv ne parlano, i compaesani partono in squadre e si danno appuntamento alla Pineta Dannunziana per cercarlo… ma niente. Pescara ha ingoiato Roberto. Intervengono elicotteri, squadre cinofile, sommozzatori, guardia costiera, e persino un indovino ciarlatano che dice che Roberto è vivo ed è con una ragazza. Quella è solo una delle tante stupidaggini che vengono dette su Roberto, un’altra è un fantomatico tentato suicidio di quando era ancora adolescente. Niente di più falso: Roberto amava vivere e lo ha sempre fatto con grande spensieratezza e dignità, è questo che tutti dicono alle autorità ed ai giornalisti. Si parla di allontanamento volontario, progettato manco fosse chissà quale genio del male (stile Lex Luthor)… tutte idiozie, tutte denigrazioni: Roberto non è un cretino, se da un cretino puoi sempre sperare nella cretinata, da una persona intelligente non puoi. Altra gente viene ad aiutarci, addirittura un signore che è presidente di un’associazione di speleologi e altri gruppi esperti nelle ricerche. Gente che viene anche da fuori l’Abruzzo.
Spuntano avvistamenti da ogni dove: Castellammare di Stabia dove chiederebbe l’elemosina, discoteche in cui stava ubriaco, rivestito di tutto punto e abbracciato a delle donne, un avvistamento addirittura in un disco-pub di Tirana, Firenze, Pescara stessa… ma siamo sempre punto e capo. Nessuno sa cosa ne sia stato di Roberto, a complicare le cose spunta anche un mitomane che si veste come lui e scappa appena qualcuno lo vede. Spunta l’ipotesi di un cane, spunta l’ipotesi di un’amnesia, intanto passano Natale, il suo compleanno, Capodanno e l’Epifania senza che se ne sappia nulla.
Arriviamo al 7 gennaio, è mattina, per il giorno dopo è prevista una corsa campestre sul “Ponte del mare” per sensibilizzare ulteriormente la gente ad aiutare nelle ricerche. Ma da internet rimbalza una notizia: è stato trovato un cadavere in provincia di Bari, è vestito come Roberto ed ha il suo stesso numero di scarpe. Ci sono anche delle foto relative al ritrovamento, e si riprende con le voci legate ad un ipotetico suicidio.
Il sindaco di Pescara dice: “A Pescara non c’è l’oceano, o ti butti o ti buttano” a testimonianza del fatto che è impossibile cadere accidentalmente in mare e fare 300 km senza spiaggiarsi. Nei primi giorni della scomparsa c’è stato un forte vento la notte. Quella era la certezza che Roberto andasse cercato sulla terra visto che il mare non lo aveva restituito. Invece è proprio il mare che lo restituisce a 300 km da dove è sparito, portato dalla corrente, si dice, per 25 giorni. Inizia l’autopsia ma vengono dati per quasi certi il suicidio o l’incidente. La famiglia Straccia intanto ha assunto un gruppo di persone che seguano il caso. Proprio dal criminologo Meluzzi arriva la voce controtendenza che parla di omicidio. L’acqua nei polmoni è troppo poca per essere l’unica causa della morte, ipotizza dell’altro. Per mesi non si parla quasi più dell’accaduto anche perché c’è la concomitanza della Costa Concordia, c’è la crisi, e giustamente il mondo non si fossilizza. Pochi giorni fa arrivano i primi risultati autoptici: “nessun segno di violenza sul corpo e l’esame tossicologico è negativo, quindi Roberto è annegato in stato di coscienza”. Il giorno dopo arriva secca la smentita: i risultati autoptici non sono ancora stati desecretati, la fuga di notizie è falsa come monete da 3 €. Il giorno dopo viene diffuso un comunicato, il referto autoptico parla dell’acqua trovata nei polmoni e con grande sorpresa di tutti non è quella di Pescara. Non ci sono le micro-alghe tipiche della zona e l’acqua nei polmoni è troppo pulita per essere quella del Porto canale. La barba inoltre non è una barba di 3-4 giorni, ma a detta della madre è di 10 giorni. Anche la verifica sull’iPod è compatibile con queste scoperte: ha funzionato fino alle 17 del 14 Dicembre.
Per farla breve questa vicenda è certamente lontana dal suo epilogo, ma l’ipotesi che siamo di fronte ad un omicidio è più che mai concreta.