La Festa degli Innamorati
“Per San Valentino ogni Valentino sceglie la sua Valentina“. Con questo detto di origine tardo medievale il culto del Santo nacque soprattutto in Francia e in Inghilterra come protettore degli innamorati, degli amanti e anche degli epilettici; poi si diffuse in Italia e in Germania, da cui deriva la maggior parte dell’iconografia. Alla fine del Medio Evo, prima della riforma gregoriana del calendario, il 14 febbraio corrispondeva più o meno alla fine del mese attuale e quindi più o meno alla fine dell’inverno e al periodo in cui gli uccellini cominciano a scegliere il nido dove deporranno le uova all’inizio della primavera. Alcuni detti tradizionali italiani recitano “Per San Valentin la lodola fa il nidin” e “Per San Valentino la primavera sta vicino“. Da queste credenze nacque la tradizione di associare il culto del santo agli amanti che sentono il prossimo risveglio della primavera, e quindi di celebrare il 14 febbraio come Festa degli innamorati.
In realtà, in questa data il Martirologio Romano ricorda due Santi di nome Valentino che non ebbero nella loro vita alcun riferimento a questa tematica. Il sacerdote romano Valentino fu decapitato nel 268 dall’Imperatore Claudio il Gotico, dopo aver guarito dalla cecità la figlia del prefetto Asterio ed aver convertito la sua famiglia. La tradizione assegnò alla figlia il nome di Lucilla, simbolicamente legato alla luce restituita alla cieca, ma anche alla crescente luminosità del cielo alla fine della stagione invernale. Un altro santo taumaturgo di nome Valentino fu il vescovo che si recò a Roma ospite del filosofo Cratone e che fu decapitato durante le persecuzioni di Aureliano. Entrambi furono sepolti sulla Via Flaminia.
Nell’immagine un particolare del quadro di Jacopo Bassano (1575) in cui San Valentino battezza Santa Lucilla, mentre in alto già gli angeli mostrano la palma, simbolo di martirio.
Giovanni Pelosini