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#14: Festeggiare una vittoria sulla Leopoldstraße

Creato il 08 settembre 2010 da Marxell

Un piacere forse irripetibile ma almeno una volta intensamente goduto.

Il piacere di sfilare sulla Leopoldstrasse quel 7 Luglio 2006

Il piacere di sfilare sulla Leopoldstrasse quel 7 Luglio 2006

Ci sono eventi che trascendono il loro significato originario, che abbandonano la loro dimensione, sportiva o ludica che sia, per assurgere a simbolo di una rinascita.

Ero a Monaco già da tanti anni, avevo ormai da tempo superato la fase di transizione, quel necessario adattamento a ritmi ed a gesti diversi. Non mi ero mai sentito escluso né in alcuno modo discriminato, ero solo diverso, italiano a modo mio tra i tedeschi, dove la diversità era ed è un valore positivo.

Con i miei amici avevamo visto le partite del Mondiale 2006, tutti insieme, in vari bar e locali non italiani, ci eravamo allegramente mischiati a tifosi e spettatori di altre provenienze. Il bello era che si poteva gioire, lamentarsi abbracciarsi ed intristirsi senza dover subire improperi ed intimidazioni da parte di altri gruppi, come invece avveniva in Italia allo stadio, specie in trasferta. Il gran giorno, quello della sfida calcistica con i nostri ospiti, l’avevamo vissuto in un grosso locale nella zona di Ostbahnhof, strapieno fino a scoppiare di tedeschi che volevano sbrazzarsi della fastidiosa concorrenza ed appropriarsi simbolicamente del Gardasee e degli “Spaghetti bolognese“. L’Italia del calcio invece dominava e vinceva in casa altrui ed il nostro boato riecheggiava nell’assordante silenzio degli sconfitti.

Fu quella prima passerella sulla Leopoldstraße la più bella, gelato da Gino ed abbracci con conoscenti intravisti in qualche raduno di connazionali, che sembravano quella sera amici d’infanzia. Certo, ne sarebbe seguita un’altra a breve, quella definitiva e trionfale, ma quella sera del sette Luglio 2006 accadde qualcosa di raro che a Milano non mi era mai capitato di vedere. Un’intera comunità festante sulla Leopoldstraße, irridente ed inebriata, che sfilava tra due ali di tedeschi mortificati ma inerti, quasi storditi forse, ma mai sfiorati dalla perversa tentazione di reagire con violenza. Le nostre amiche tedesche con le loro divise nazionali accettavano di dipingersi il tricolore sulle guance e partecipavano della nostra gioia, conoscere un italiano quella sera divenne improvvisamente di moda.

Capii che era qui che volevo stare, in un posto in cui perdere voleva dire congratularsi il vincitore, magari a denti stretti sì, ma senza desiderare di pestarlo, e mi sentii felice.

MERAVIGLIOSO!


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