15 ottobre:Flash shhh flash flash cccrrr slogantritoeritrito ccrrrr

Creato il 27 ottobre 2011 da Abattoir

15 ottobre: Flash shhh flash flash cccrrr slogantritoeritrito ccrrrr

giovedì 27 ottobre 2011 di Gas Giaramita

Mi ritrovo a terra per un flashmobbing organizzato in piazza Pretoria. È l’esito palermitano di una giornata di proteste. Muovi Palermo ha organizzato il funerale della città di Palermo e della sua cittadinanza, ricordando i valori che mano mano sono venuti a mancare.
Operazione non del tutto originale, ma anticipata da alcune simpatiche sagome sui marciapiedi del centro a mo’ di ritrovamento di cadavere.
Ha piovuto da poco e per terra c’è puzza di fogna, i cani sono tantissimi e passano attorno ai nostri corpi come fossero in cerca di cibo tra i morti.
Non si è in tanti all’inizio, sarà il tempo lugubre o sarà che il tam tam su facebook non ha funzionato, fatto sta che si parte con la processione e con le facce tristi e gli abiti prevalentemente scuri dei partecipanti. C’è persino la banda come nelle grandi occasioni.
Davanti a ogni istituzione ci si ferma e una delle voci che guida il gruppo dei presenti ricorda il compianto valore: tipo “Qui è morta la giustizia”.
Dicevo, mi ritrovo a terra in Piazza Pretoria, ma scorgo alcune persone un pochetto insicure di “morire” per un’idea. “E dai buttatevi giù al posto di guardare!”, mi dico, mentre faccio il morto. Ad un certo punto mi alzo, non capisco che ci sto a fare se la protesta non è condivisa in maniera unanime o quasi. Mi siedo, vedo una bolgia di fotografi accalcati in ogni dove per fare foto. Penso, allora siamo in tanti e l’evento merita di essere immortalato e io ho avuto delle cattive impressioni senza motivo. Guardo meglio, vedo telefonini, palmari, macchine fotografiche da quattro soldi e aggeggi più impegnativi persino in mano a simil punkabbestia.
Mi giro attorno, ma continuo a vedere che sono di più quelli che stanno in piedi e i fotografi che gli “impegnati”.
Ad un certo punto, e questo è il bello, una voce tutta contorta di rabbia recita lo slogan da solita-protesta-da-due-soldi che viene amplificato da un microfono, non riuscendo a far capire un cavolo del suo “militante pensiero” se non la litania che molti di noi hanno sopportato nelle innumerevoli proteste alle quali abbiamo preso parte in passato.
Ad un certo punto, riesco a percepire qualcosa, ma mi sembrano solo parole buttate al vento, contro il Palazzo delle Aquile, i politici, una schifezza cacofonica senza arte né parte che mi ha fatto molto ridere. Amaramente.
Dico, la protesta silenziosa e luttuosa organizzata da Muovi Palermo poteva anche essere accettata e apprezzata, anche se diverse volte sono state messe in piedi in questa città fiaccolate e “processioni” per la crisi di turno. Questa volta pensavo fosse una cosa ben fatta, proprio perché dettata rigorosamente dalla mestizia e dalla tragedia degli ultimi tempi, dagli stravolgimenti arabi e da un silenzio/disimpegno durato tutta l’estate. E se pensavo che in un certo qual modo avesse avuto quel carattere definitivo, che altre manifestazioni facevano percepire dalle anticipazioni sui giornali e alla stampa, ho capito pian piano che stava fallendo i suoi obiettivi non riuscendo a coinvolgere granché la società civile né, ed è la cosa paradossale, i partecipanti!
Vedere poi una stolta folla di fotografi scattare e scattare flash, mentre sottomettono il proprio dovere di cittadino attivo per diventare osservatori per la propria economica gloria (o chissà quale altro motivo) è emblematico per comprendere quanto si è pronti a relegare gli altri per ogni minimo gesto.

A posteriori
Al di là delle immagini e degli articoli che gli possono aver dedicato, bisognerebbe riflettere su cosa sia andato bene e cosa no, ma sopratutto pensare alle modalità di protesta oggi nel 2011, in occidente, in Europa, in Italia, in Sicilia, con l’intento di unificare le voci organizzative del paese che fanno movimento, perché questo è il momento e un secondo 15 ottobre romano molti non lo vogliono e molti non vogliono neanche un corteo pacifico che non ha la capacità di farsi ascoltare dallo stesso asfalto duro, sul quale non mancano i volenterosi piedi che hanno il coraggio di marciare.
Affinché qualcosa cambi.

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