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150 anni di “unità precaria”

Creato il 29 agosto 2010 da Jenny76

150 anni di “unità precaria”

Doccia fredda. Il Sottosegretario Pizza, durante l’incontro alla Prefettura di Palermo dei giorni scorsi, con i rappresentanti della regione Sicilia ha chiaramente negato, secondo quanto riferito da Barbara Evola, “portavoce dei precari della scuola in lotta di Palermo”, in un comunicato, «la possibilità di un aumento di organico, perché non c’è alcuna possibilità di intervenire sui tagli, né alcun margine di intervento sulla riforma della scuola». L’unica misura tampone possibile rimangono “il salva-precari e i progetti regionali”.

«Penso che anche sul precariato della scuola, attraverso un’intesa forte con la regione Sicilia, il governo riesca a riparare almeno in parte al problema». Sono state queste le dichiarazioni dell’On. Pizza a margine dell’incontro avvenuto e riportate da alcune testate online. Ma ha anche aggiunto l’intenzione di «far leva sul turn over progressivamente per assorbire queste sacche, soprattutto in una regione come la Sicilia colpita più di altre dalla recessione economica».

Un’affermazione non definita nei contorni, che lascerebbe intendere una maggiore attenzione nella distribuzione dei posti destinati alle immissioni in ruolo dei prossimi anni. Sono comunque affermazioni che scontentano i precari, i quali non sono intenzionati a smettere la protesta e lascia sulle spalle della Sicilia l’onere di farsi carico dei tagli decisi centralmente attraverso l’uso delle risorse destinate allo sviluppo, i fondi Fas.

Un atteggiamento, quello del governo centrale, ingiustificato nei confronti di una regione a statuto autonomo, dal momento che, come sottolineato dal Governatore Lombardo in una lettera inviata al Ministro Gelmini, «le determinazioni statali hanno interferito con competenze proprie della regione, ledendo un principio costituzionale». E il tutto alla vigilia, forse, del varo della riforma federale.

Strano come, però, al Piemonte siano stati concessi posti in deroga contro i tagli con 240 posti tra sostegno e Ata, secondo quanto riferito da La Stampa, edizione Torino. Oppure in Toscana, dove il Governo si è impegnato per un aumento del tempo pieno.

A quanto pare le riforme e i tagli non possono essere derogati in base alla regione richiedente: ordinaria amministrazione di un secolare discrimine fra Nord e Sud, che continua a distinguere fra insegnanti di serie A e insegnanti di serie B. Non è solo un attacco al “posto pubblico”, ma è un vero massacro della scuola, un’operazione ideologica che affossa la cultura e con essa il Meridione, che così, non avrà più vie di riscatto, né lavorative né di studio.



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