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15/07/2015 - Cambiamenti Climatici: Sei metri in più per il livello degli Oceani?

Creato il 15 luglio 2015 da Orizzontenergia

Il cambiamento climatico può alzare il livello dei mari di 6 metri?

Di recente, la rivista Science pubblica un articolo che rilancia il dibattito su una minaccia a lungo termine dovuta alle massive emissioni di gas ad effetto serraeffetto serra
Fenomeno fisico per cui alcuni gas contenuti nell'atmosfera (anidride carbonica, vapore acqueo, metano, ecc..) intrappolano il calore proveniente dal sole facendo in modo che la temperatura media sulla Terra permetta la vita delle varie specie. Il meccanismo è simile a quello che avviene in una serra, da cui il nome. Tuttavia l'aumento e, dunque, la situazione di squilibrio della concentrazione di tali gas è causa di un eccessivo riscaldamento della superficie del pianeta con conseguenze anche pesanti sugli ecosistemi, su scala globale.
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Inalzamento livelli el mare
Rilancia, perché questo dibattito esiste da diverso tempo nei laboratori di climatologia. E si basa su una semplice constatazione, direttamente derivata dalla paleo-climatologia e dalle geo-scienze.

Dopo l'ultima glaciazione, chiamata Eemiana, sono passati 125.000 anni, le temperature nelle zone polari, secondo gli studi sui nuclei dei ghiacciai, erano leggermente più elevate rispetto al corso del XX secolo. Nell'ordine di 1 grado centigrado in più. Ma questa temperatura più elevata ha potuto agire durante alcuni secoli, anzi. per diverse migliaia di anni. D'un tratto, le calotte che coprono la Groenlandia e l'Antartico, si sono ritirate. Un po' meno per l'Antartico, ma di più per la Groenlandia, perché l'Artico e' la zona dove il clima reagisce più fortemente ai cambiamenti tra un periodo glaciale e un altro interglaciale. Secondo le ricostruzioni, il volume di ghiaccio presente sulla Groenlandia avrebbe potuto essere inferiore di circa tre quarti rispetto all'attuale.

Scioglimento accelerato dei ghiacciai
Risultato? Un oceano mondiale nettamente più elevato, da 6 a 9 metri. Sta per arrivare? Se la domanda si pone, é più in là dell'orizzonte del secolo, 2100, per il quale le conseguenze del cambiamento climatico o le iniziative per mitigarlo o attenuarlo sono previste. Con questa prospettiva, l'elevazione del livello degli oceani provoca un dibattito di base tra i ricercatori, in virtù delle incertezze sull'aumento del livello del mare dopo il 1992, reazione delle masse di ghiaccio delle calotte polari. Tuttavia, il dibattito resta in termini più pacati, parlando di qualche decina di centimetri fino ad uno o due metri per i più pessimisti, impressionati dalle accelerazioni, da 20 anni, del movimento dei ghiacciai verso gli oceani.
Gli studi attraverso i satelliti (radar, altimetri) sembrano mostrare che, per tutto il periodo 1993-2010, il riscaldamento delle calotte polari ha contribuito per il 19% all'aumento del livello del mare, ma questo si sarebbe bloccato del 40% nel periodo 2003-2008. Variazione di breve termine o inizio di un nuovo regime?

Ritorno al passato
A più lungo termine, gli scienziati sono in difficoltà. Certo, il passato sembra indicare che, anche se contenuto in 2 gradi centigradi (che sembra molto difficile), il riscaldamento planetario può innescare un movimento irreversibile delle calotte polari, di grande ampiezza. Ma a quale velocità e fin dove? Il passato non può rispondere direttamente a questa domanda, soprattutto perché l'Eemiana era caratterizzata da un motivo molto diverso rispetto all'origine delle sue elevate temperature al Polo nord. Queste provengono non da un livello maggiore di gas ad effetto serra, ma dalla meccanica celeste. Le variazioni dei movimenti della Terra provocano in questo periodo una insolazione estiva delle zone artiche maggiore rispetto ad oggi. Inoltre, la circolazione atmosferica gioca un ruolo decisivo, attraverso il trasporto di calore tropicale verso le alte latitudini. Ora, essa varia. Riassumendo: l'indicatore di temperatura globale, planetaria, non é quello che i mezzi rilevano nell'evoluzione delle masse di ghiaccio, fanno notare gli autori dell'articolo. Peccato, sarebbe stato piu' semplice.
Il ragionamento logico degli scienziati  quindi d'accordo a modellare il fenomeno, e questo suppone di aver veramente compreso, e poi di simulare al computer il sistema climatico e il funzionamento delle calotte polari su diversi secoli. Ed é qui che il cambiamento climatico diventa più forte. Più si simula nel lungo tempo, più si dà fiducia nella robustezza del modello, ma la sua capacità di rappresentare la realtà si riduce. Per circoscrivere la difficolta', gli autori dell'articolo comparso sulla rivista Science (vedi qui in formato pdf) sono ritornati verso il passato, fino a tre milioni di anni, tentando di far conto al massimo delle conoscenze che provengono da diverse discipline, si' da meglio comprendere le reazioni delle calotte alle evoluzioni climatiche. Questo bilancio mostra che gli scienziati non sono ancora in grado di prevedere la reazione delle calotte polari con molta precisione e, di conseguenza, proporre uno scenario di crescita del livello del mare su diversi secoli.

E gli esseri umani?
Qual é la posta in gioco? All'epoca dell'Eemiana, il livello marino più alto non poneva alcun problema per gli umani. I cacciatori e raccoglitori preistorici, poco numerosi, potevano fruire di larghi spazi continentali. Ma domani? La prospettiva di un oceano mondiale più alto di circa 1 metro, solleva diversi problemi. Vaste zone, molto abitate, nelle coste basse o nei delta, sono minacciate. Soprattutto quando i fiumi con delle dighe importano meno sedimenti che salvano la terra dal mare. E il pompaggio delle falde acquifere costiere abbassa il livello dei suoli. Un aumento di sei metri farebbe finire sott'acqua delle zone abitate da centinaia di milioni di persone, con porti, infrastrutture di trasporto, fabbriche, zone coltivate... Certo, non come se fosse uno tsunami, ma lentamente. Molto lentamente perché le società organizzate, in anticipo, in modo prudente e utilizzando i necessari finanziamenti e le indispensabili tecnologie, si potrebbero ritirare da queste zone? Questo sarebbe l'indice di un progresso sociale, economico e di organizzazione politica di grande ampiezza.
(articolo di Sylvestre Huet, pubblicato sul quotidiano Libération del 10/07/2015) 


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