1600-2011..E’ allarme.. sulla speculazione..contro di noi..a vecchi problemi..stesse soluzioni..

Creato il 14 luglio 2011 da Gianpaolotorres

Diego Velasquez 1643-Il Conte Duca de Olivares+

http://it.wikipedia.org/wiki/Gaspar_de_Guzm%C3%A1n_y_Pimentel

Dai Promessi Sposi cap V di Alessandro Manzoni

“E, e, e; sa lei, signor mio, come la pensi l’imperatore, in questo momento? Crede lei che non ci sia altro che Mantova a questo mondo? le cose a cui si deve pensare son molte, signor mio. Sa lei, per esempio, fino a che segno l’imperatore possa ora fidarsi di quel suo principe di Valdistano o di Vallistai, o come lo chiamano, e se…”

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“Vagliensteino mi dà poco fastidio; perché il conte duca ha l’occhio a tutto, e per tutto; e se Vagliensteino vorrà fare il bell’umore, saprà ben lui farlo rigar diritto, con le buone, o con le cattive.

Ha l’occhio per tutto, dico, e le mani lunghe; e, se ha fisso il chiodo, come l’ha fisso, e giustamente, da quel gran politico che è, che il signor duca di Nivers non metta le radici in Mantova, il signor duca di Nivers non ce le metterà; e il signor cardinale di Riciliù farà un buco nell’acqua.

“Mi fa pur ridere quel caro signor cardinale, a voler cozzare con un conte duca, con un Olivares. Dico il vero, che vorrei rinascere di qui a dugent’anni, per sentir cosa diranno i posteri, di questa bella pretensione. Ci vuol altro che invidia; testa vuol esser: e teste come la testa d’un conte duca, ce n’è una sola al mondo.

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Non c’è carestia”, diceva uno: “sono gl’incettatori…”.

E i fornai”, diceva un altro: “che nascondono il grano. Impiccarli”.

“Appunto; impiccarli, senza misericordia”.

“De’ buoni processi”, gridava il podestà”.

“Che processi?” gridava più forte il conte Attilio: “giustizia sommaria. Pigliarne tre o quattro o cinque o sei, di quelli che, per voce pubblica, son conosciuti come i più ricchi e i più cani, e impiccarli”.

Esempi! esempi! senza esempi non si fa nulla”.

Impiccarli! impiccarli!; e salterà fuori grano da tutte le parti”.

Chi, passando per una fiera, s’è trovato a goder l’armonia che fa una compagnia di cantambanchi, quando, tra una sonata e l’altra, ognuno accorda il suo stromento, facendolo stridere quanto più può, affine di sentirlo distintamente, in mezzo al rumore degli altri, s’immagini che tale fosse la consonanza di quei, se si può dire, discorsi.

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 (Capitolo 30)

Passano i cavalli di Wallenstein, passano i fanti di Merode, passano i cavalli di Anhalt, passano i fanti di Brandeburgo, e poi i cavalli di Montecuccoli, e poi quelli di Ferrari; passa Altringer, passa Furstenberg, passa Colloredo; passano i Croati, passa Torquato Conti, passano altri e altri; quando piacque al cielo, passò anche Galasso, che fu l’ultimo.

(citata la guerra dei Trent’anni)

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+segue+forse…+


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