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Può esser vero che di uno scrittore importi solo ciò che ha scritto e come l’ha scritto, e che sia meglio quand’è del tutto invisibile fuor di ciò ha scritto, almeno così si dice, e io inclino a ritenerlo giusto, tanto più giusto se di uno scrittore si ama tanto un romanzo che tutto ciò che ha scritto dopo sembra scritto solo per deludere le aspettative. Poi c’è da dire che i necrologi sarebbe meglio riservarli a chi li merita, e cioè a chi ci dispiace se ne sia andato, il che può renderli superflui nel caso della morte di uno scrittore di cui abbiamo amato tanto un romanzo, e solo quel romanzo, perché alla fin fine è morto lo scrittore, ma il romanzo resta. Vedi tu quante capriole sono costretto a fare per dire che la notizia della morte dell’autore de Il tamburo di latta – non voglio neanche nominarlo, ché non è affatto necessario – mi arriva, e non è giusto, e chissà come, ma perché, come una coltellata in pancia.