17 Dicembre: e anche oggi puntuali all’appuntamento…

Da Laghezzi @laghezzi

Il racconto…

Un dono per ognuno di noi

di

Carla Tommasone 

www.tommasoneromanzi.it

Sono davvero fuori posto in questa casa scintillante di luci, pullulante di gioia, satura di buoni profumi di cibo, animata da risate e chiacchiere e anche da strilli di bambino.

Liliana e Monica si stanno azzuffando, litigano perché sono in disaccordo sull’accanimento dei media nei riguardi del Cavaliere.

Che quesito di poco conto. L’Italia va a rotoli, la mia vita va a rotoli e loro si preoccupano del “Cavaliere”.

«Zio …»

Mi volto. La piccola Gaia mi esamina con due occhioni azzurri come il mare più profondo e istantaneamente il mio pensiero corre a Jessy, ai suoi occhi azzurri così sognanti, o interessati, o tormentati.

Sì, l’ultima emozione che ho colto nei suoi occhi è stato il tormento, mentre mi chiariva che è finita.

Sarebbe servito confessarle che l’amo per indurla a cambiare idea? Non lo so.

Gaia mi siede in grembo e porta le sue manine appiccicose di caramelle al mio viso e con due dita mi tira le guance verso l’altro.

«Sei triste, perché non sorridi?» mi chiede con dolcezza. Adoro la mia nipotina, la figlia più piccola di mia sorella. E’ stata proprio lei a insistere perché questa sera fossi qui con tutti loro a festeggiare questo Natale di cui smarrisco il senso. Ciò nonostante posso provare a sorridere per la piccola Gaia anche se non so di cosa dovrei sorridere.

«Sei contenta? Questa sera arriva Babbo Natale», dico, cercando di rammentare il significato della festa almeno per i più piccini.

Gaia annuisce e si appoggia al mio petto infilandosi il pollice in bocca. Ce ne restiamo così per un pezzo, a condividere la nostra solitudine. Lei è la piccola che tre fratelli maggiori, tutti maschi, ignorano, ed io sono solo con me stesso, consapevole che non dividerò più la mia vita con Jessy. Che beffa!

Avevo creduto che saremmo stati insieme per sempre, che il nostro profondo amore anche se non dichiarato, ci avrebbe fornito la forza sufficiente a superare ogni ostacolo, invece davanti alla prima difficoltà, lei ha mollato.

Sì, lo so che sarebbe stata dura continuare la nostra storia vivendo nei due differenti emisferi della terra ma la proposta di lavoro è troppo allettante e solida per poterla rifiutare e avrei voluto che Jessy lo comprendesse, che mi offrisse un’opportunità, che provasse ad amarmi anche in lontananza o che alla fine, acconsentisse a seguirmi.

Ero conscio di chiederle tanto ma chissà perché pensavo che ce l’avremmo fatta, noi due insieme, uniti da qualcosa di profondo e assai speciale.

Siamo esseri profondamente soli che decidono con chi condividere la propria vita e lei ha scelto di restare abbarbicata alla sua famiglia. Va bene, se è questo che vuole, okay, lo accetto anche se il mio cuore è talmente strizzato e contorto e ansimante che vorrei potermelo strappare dal petto.

«Ehi, che fate qui voi due? E’ pronto, su, venite a tavola», mi sollecita mio cognato ed io sospiro, sollevandomi con Gaia ancora nelle braccia.

«E a te che porta Babbo Natale?» chiede la piccola serrandomi il collo.

Che mi porta? Mah …

«Un nuovo lavoro assai interessante», rispondo costringendomi a provare entusiasmo per l’avventura che mi attende e che mi era sembrata avvincente quando avevo considerato d’intraprenderla con Jessy.

Ci sediamo a tavola. Ci saranno almeno una ventina di persone a questa lunga tavolata, parenti e amici che chiacchierano e ridono e mio cognato sta versando lo spumante nei calici e tutti gridano, brindano, augurano buon Natale, e anche io mi unisco ostentando un sorriso che non è il mio, udendo una voce che non riconosco, perché quello non sono io, sono di là del mio corpo e mi osservo dall’alto e capisco che sono fuori posto là, e che se davvero Jessy conta per me, devo correre da lei, confessarle che l’amo e che solo se saremo insieme varrà la pena d’intraprendere l’avventura, perché noi ci completiamo e abbiamo bisogno dell’altro. Come fa lei a non comprenderlo?

Poso il calice e mi alzo e nella confusione nessuno bada a me. Raggiungo l’uscio e lo spalanco pronto a varcarlo ma resto impietrito perché davanti a me c’è Jessica, la mia donna, la mia compagna, l’altra parte di me che credevo di aver smarrito.

Nei suoi occhi leggo ancora il tormento e mi strazia il cuore.

«Ti amo Jessy, stavo correndo da te per dirtelo. Possiamo trovare una soluzione insieme» sbotto subito senza controllo.

Me la ritrovo appesa al collo. Piange e ride, mi bacia e mi stringe.

«Ce ne hai messo di tempo a dirmelo», bisbiglia cercando le mie labbra.

Era questo che mancava? Davvero?

«Non smetterò di ripetertelo mai più!» assicuro avvolgendo la mia amata con le braccia, quasi a intrappolarla nella mia stretta per non consentirle di fuggire.

«Ti amo, buon Natale Marco, ti seguirò in capo al mondo se anche tu ami me. Casa è dove sei tu, Natale è con te, gioia e amore sono nelle tue braccia», bisbiglia Jessy e finalmente non sono più solo. Vorrei chiamare Gaia e spiegarle che anche io ho ricevuto il mio regalo di Natale, è qui, nelle mie braccia e mi bacia con amore.

Ora ha senso questo Natale, è un giorno di rinascita.

La ricetta…

i ravioli di salmone con la salsa al limone…

Ingredienti per la pasta: 400 g di farina, 4 uova, sale.

Ingredienti per la farcia: 500 gr. di salmone fresco a fette, 1/2 cipolla, 1 limone,  qualche foglia di alloro, 2 uova, 1 manciatina di pangrattato,erba cipollina, olio extravergine d’oliva, , sale e pepe.

Ingredienti per condire: 30 gr. di burro, 2 cucchiai di farina, 2 cucchiai di panna, 2 cucchiai di succo di limone, acqua di cottura del salmone q.b. sale e pepe.

Sulla spianatoia verso a fontana la farina passata al setaccio, al centro vi metto le uova e aggiungo un pizzico di sale. Lavoro con forza gli ingredienti fino ad ottenere un impasto liscio, consistente ed elastico. Formo un panetto, lo avvolgo in un panno inumidito e lo faccio  riposare in frigorifero per circa un’ora.

In una teglia da forno metto le fette di salmone, la cipolla e il limone affettati, qualche granello di pepe, l’alloro, il succo di limone e un po d’acqua e un cucchiaio di olio. Metto la teglia in forno già caldo a 180° per mezz’ora e faccio cuocere il pesce. Quando è cotto lo scolo, lo sbriciolo in una ciotola e lo faccio raffreddare; aggiungo il pangrattato, le uova,  l’erba cipollina tritata, il sale, il pepe, amalgamo gli ingredienti e faccio riposare la farcia fino al momento di utilizzarli.

Con il mattarello stendo la pasta in una sfoglia sottile Con una sacca a poche metto il ripieno a file su metà della sfoglia di pasta, la richiudo con l’altra metà sfoglia e con la rotella taglio i ravioli.

In una casseruola faccio sciogliere il burro con la farina, aggiungo poco alla volta il liquido di cottura del salmone e faccio bollire la salsa, mescolandola continuamente, per circa cinque minuti, poi aggiungo la panna, il sale e il pepe; amalgamo bene tutti gli ingredienti e la tengo al caldo.

Cuocio i  ravioli in abbondante acqua bollente salata, rigirandoli ogni tanto delicatamente poi le scolo con una schiumarola eliminando tutta l’acqua di cottura, li metto  in piatto da portata  e li condisco con la salsa preparata a cui all’ultimo momento ho aggiunto il succo di limone. Li servo ben caldi.


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