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17 febbraio festa del gatto

Creato il 17 febbraio 2011 da Thepolloweb

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FESTA DEL GATTO   iniziativa  ideata nel 1990

dalla giornalista e gattofila Claudia Angeletti, la quale, attraverso le pagine della rivista  "TuttoGatto", ha promosso un referendum tra i lettori per scegliere il giorno dell'anno più consono a festeggiare questo nostro straordinario amico. Sono state  proposte molte date, tra cui vogliamo ricordare, il 26 maggio dedicato a San Filippo Neri (che tanto amava i gatti)e il 21 marzo perché a primavera nascono i gattini, segno della vita che si rinnova. Ma la data scelta è stata quella del

17 febbraio

proposta da Oriella Del Col, con le seguenti motivazioni: 

febbraio perché è il mese posto sotto il segno zodiacale dell'Acquario, a cui appartengono gli spiriti intuitivi, liberi e anticonformisti, come solo i gatti sanno esserlo. Per quanto riguarda il giorno 17, la scelta è stata bivalente.

17

Nel bacino del Mediterraneo, soprattutto presso i popoli di origine latina (Spagna, Francia e Italia) questo numero è considerato sfortunato perché in numeri ROMANi  il 17 si scrive:  

"XVII" che anagrammato diviene "VIXI" cioè "sono vissuto, sono morto"

ma il gatto con le sue sette vite può dire di aver vissuto, ma di non essere morto e d'avere esorcizzato così la morte. Nel nord Europa invece, questo numero ha un valore positivo che significa, tra l'altro, vivere "una vita per sette volte".   Ed anche in questo caso calza a pennello al gatto.


Si è voluto così ripristinare una tradizione molto antica. Ad esempio, in Egitto, si adorava la dea Bastet, divinità dal corpo umano e dalla testa di gatta, associata alla gioia, alla musica, alla sensualità e alla danza. Una volta all'anno  numerosissime persone si riunivano presso il delta del Nilo per festeggiarla. Tra i Celti, ai piedi dei Menhir, si svolgevano cerimonie sacre, alle quali partecipavano i gatti come tramite tra cielo e terra. Inoltre nei culti pre-colombiani, in onore del mese PAX, associato al Felino sacro, si tenevano spettacolari feste.
Ma anche ai nostri giorni ci sono paesi che ricordano il nostro amico a quattro zampe. Ad esempio in India, ogni sei mesi si festeggia, come simbolo dell'amore e della maternità, la dea Sashti che cavalca un gatto bianco. Nel tempio di Nikko, in Giappone, il celebre Gatto Dormiente riceve tuttora  offerte da turisti  e fedeli.
Tornando al nostro paese, nel 1991 l' A.M.A. (Associazione del Mondo Animale) a Firenze e il Club del Gatto a Roma hanno celebrato la  Festa Nazionale del Gatto ottenendo dalle Poste, per l'occasione, l'annullo filatelico. Da quell'anno le due Associazioni stampano una cartolina commemorativa usando dei disegni donati da artisti gattofili. Dallo stesso anno, monsignor Canciani, a Roma, ha istituito per quella data, una messa con la benedizione dei gatti e dei loro compagni umani. A Firenze ogni anno viene organizzata "Gattart" una mostra collettiva di pittori specializzati in gatti. L'eco delle manifestazioni si è diffuso a macchia d'olio e negli anni seguenti Genova, Trieste, Parma, Milano e Perugia hanno deciso  di  festeggiare la ricorrenza con varie iniziative. Ma di anno in anno altre città si aggiungono all'elenco, desiderose di dedicare un giorno all'anno al dolce amico  che ci dona tanta gioia e buonumore!  

17 febbraio festa del gatto

   storia del gatto:  la rinascita con l'Illuminismo

In Francia e in Inghilterra divenne alla moda possedere un gatto, soprattutto fra i nobili e gli intellettuali. Con l'Illuminismo tutti gli animali rinasce il rispetto per gli animali in generale, e con lo studio delle malattie infettive, il comportamento del gatto, sempre dedito alla pulizia del mantello e dall'aspetto mai sporco, ne hanno fatto un animale particolarmente apprezzato. In alcune regioni d'Europa l'uccisione volontaria di un gatto divenne reato e in alcuni diritti fondiari, di questo periodo, venne addirittura dichiarato utile, se non obbligatorio, possedere un gatto nelle tenute agricole.

Anche Leonardo Da Vinci dedicò molta della sua attenzione al comportamento del gatto, lasciando appunti e disegni. Il cardinale Richelieu fu noto per le sue attenzioni a per il suo amore verso i gatti.   Nel 1871, a Londra si tiene la prima mostra felina e, nel 1935 a Torino, la prima mostra felina italiana.  

 

Nei culti

pre-colombiani  in onore del mese Pax associato al felino sacro, si tenevano spettacolari feste.

In India la dea Sashti che cavalca un gatto bianco è simbolo di amore e maternità,

in Giappone il Gatto Dormiente riceve tuttora offerte da turisti e fedeli.

Sacro per gli Egizi e osannato dai Celti,  quatto quatto  Fuffi ha conquistato spazio fra le odi di Neruda e i versi di Baudelaire, ma ha lasciato la sua zampata anche fra le celebri pagine di Blake, Eliot e molte opere iconografiche.

GATTO & ALTRE CULTURE

Nella cultura buddhistica al gatto, insieme al serpente, si rimprovera di non essersi commosso davanti al Buddha.
In Cina era considerato benefico e veniva mimato nelle danze agrarie (granet).
In India rappresentava kramrisc, ossia “la beatitudine del mondo animale. Infatti troviamo molte statue di gatti asceti che la rappresentano.
Nell’antico Egitto era venerato sotto l’aspetto del Gatto divino, dea Baster, benefattrice e protettrice dell’uomo.
Troviamo anche numerose opere d’arte che la rappresentano con un coltello in una zampa, mentre taglia la testa al serpente Apophis, il Drago delle tenebre. Il gatto rappresenta in questo caso la forza felina al servizio dell’uomo.
Nella tradizione celtica questo animale è stato considerato Cenn Chaitt, testa di gatto; col soprannome dell’usurpatore Cairpre che, occupando il potere supremo, causò la rovina dell’Irlanda.
Nel Galles uno dei tre flagelli dell’isola di Anglesey è un gatto abbandonato dalla scrofa mitica Henwen (Bianca-vecchia).
Nella tradizione il gatto scritto qatt è piuttosto favorevole tranne se è nero.
Il Gatto è dotato di baraka, un gatto perfettamente nero possiede qualità magiche e la sua carne viene mangiata per liberarsi dalla magia.
In Persia quando si tormenta un gatto nero si rischia di avere a che fare, sotto questa apparenza, con il proprio hemzad (genio nato insieme all’uomo per tenergli compagni e di nuocere così a se stesso).
Secondo altri è uno spirito malefico che bisogna salutare quando entra di notte in una camera. A volte il gatto è ritenuto un servo dell’inferno.
I Nias di Sumatra ritengono che il gatto aiuti a scagliare le anime colpevoli nelle acque infernali.
Per gli indiani d’America del nord, il gatto selvatico è un simbolo di destrezza, di riflessione e di ingegnosità, osservatore e furbo. 

 

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In Grecia si credeva che il gatto fosse stato creato da Artemide. Artemide non rappresenta una donna come le altre: è una cacciatrice dai tratti mascolini che evitava le compagnie maschili; è anche conosciuta con il nome di Ecate (la dea degli Inferi-Plutone) e Diana (la dea selvaggia della caccia-Marte); è la dea delle foreste e degli animali selvatici, sorella di Apollo. Artemide ed Apollo erano fratelli gemelli ed ambedue associati alla morte -  Apollo era ritenuto causa della morte improvvisa degli uomini ed Artemide di quella delle donne. Artemide aveva una natura spietata, associata alla vita selvaggia, era considerata una dea pericolosa. In un mito romano Diana-Artemide assume la forma di un gatto


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