Un piacere che ci accompagna per un paio di settimane all’anno.
I tedeschi in Tracht in ufficio, felici come bimbi a Carnevale
La prima volta che venni a Monaco, tanti anni fa, fu per l’addio al celibato di un amico italiano che aveva deciso di trascorre un ultimo fine-settimana all’insegna della spensieratezza a Monaco. Partimmo da Milano di venerdì pomeriggio in macchina e tornammo la domenica sera. Di quel weekend di metà settembre mi rimangono tanti ricordi e, soprattutto, la prima presa di coscienza che il mio posto sarebbe stato qui.
Tra le scoperte più bizzarre di quella volta, ci fu quella degli abiti tipici dell’Oktoberfest, che in seguito scoprii chiamarsi Dirndl e Lederhose, in una parola generica (non escusivamente bavarese) Tracht, che vuol dire abito storico o tradizionale. Certo ne avevo visto già di simili in Sardegna o in Abruzzo, ma erano rigorosamente confinati entro manifestazioni folcloriche, e di certo non appartenevano alla quotidianità.
Anni dopo cominciava la mia esperienza lavorativa a Monaco, fatta inizialmente di meeting, di presentazioni, di riunioni con clienti e colleghi di varie nazionalità. Quel giorno avevo una riunione a metà tra il tecnico ed il commerciale a cui dovevano partecipare potenziali partner asiatici. Il mio stupore quando i dirigenti del mio dipartimento si presentarono con il Lederhose e le signore in Dirndl fu paralizzante… “Ma come??? Questa è roba da festa paesana, tutt’al più da sfilata domenicale di gruppi di canto e ballo popolare, di certo buona per la Wiesn ma qui ci giochiamo il futuro dell’azienda, maledizione!“.
Loro invece con i bei faccioni rubicondi, come se i Maß della giornata li avessero già buttati giù a colazione, occhi scintillanti di felicità come bambini vestiti per andare alla prima festicciola di carnevale, fecero il loro ingresso trionfale nella sala riunioni. Gli ospiti orientali sorridevano con malcelato stupore ma, in ossequio alla loro educazione orientale, mai avrebbero espresso disappunto o fastidio. La seduta fu celebrata in un clima per me quasi surreale, come potevano pensare di conferire la necessaria credibilità ai nostri prodotto vestiti così come se fossero nella fattoria di nonna Papera?
Di quel potenziale partner non se ne seppe più nulla. Ma io da allora ho preso ad amare questa sorta di spensieratezza bavarese, questo piacere della festa e delle proprie tradizioni, ammiro queste donne e questi uomini che vanno al lavoro così agghindati e si trovano a proprio agio a ricevere i clienti, io non lo farò mai, ma solo perché questa tradizione non mi appartiene. Però devo ammetterlo, starei ore in uffico a guardare i miei colleghi, felice di essere qui con loro nella mia diversità.
MERAVIGLIOSO!