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17 marzo, 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Uniti per un giorno, ma esiste un popolo italiano?

Creato il 21 marzo 2011 da Lupoantonio

17 marzo, 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Uniti per un giorno, ma esiste un popolo italiano?Per pessimo che sia il Governo italiano, ove non si presenti l’opportunità di facilmente rovesciarlo, credo meglio attenersi al gran concetto di Dante: “Fare l’Italia anche col diavolo” (Giuseppe Garibaldi)

Massimo D’Azeglio disse: “L’Italia è fatta, adesso bisogna fare gli italiani”. Il patriota esprime una certezza e una speranza. La frase storica, di significato eroico e piena di ottimismo, è quanto mai attuale e necessita di un approfondimento.
Ma in questi 150 anni l’Italia è stata veramente fatta? Io penso che l’Italia non sia proprio unita (se non geograficamente), ma spaccata in due, il Nord ed il Sud. La differenza sta nel divario economico che li divide. Il Nord produce a ottimi ritmi, il Sud è quasi immobile e non lo hanno mosso neanche i miliardi di sovvenzioni ricevute. La mafia, il clientelismo, l’inettitudine della politica locale, sono fonti di immobilismo economico e causa di sprechi e di continui finanziamenti dello Stato, a cui ormai il Mezzogiorno è rassegnato e abituato. Tanto che, la “minaccia” leghista di secessione e perfino il

federalismo, sono considerati dei grossi pericoli. Il problema è annoso e tutti i governi che si sono succeduti lo hanno sempre evidenziato e tentato di risolverlo, ma senza mai riuscirci (la verità è che si sono impegnati poco o niente ed in modo maldestro).
Quindi, ben vengano i festeggiamenti del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ben venga l’Inno di Mameli che unisce e inorgoglisce, ma le distanze economiche tra Nord e Sud rimangono e continuano a crescere. Geograficamente l’Italia è una, ma in pratica esistono “due Italie”, con  andamenti e mentalità diversi.

E gli italiani? Al giudice americano che gli domandava se fosse italiano, Peppino De Filippo (nel film Peppino e Totò divisi a Berlino) rispondeva: “No, Napoletano”.
Diciamo che bene o male parliamo tutti la stessa lingua, guardiamo la stessa tv, ci vestiamo allo stesso modo, abbiamo adottato la dieta mediterranea (persino all’estremo Nord), i meridionali immigrati al Nord si sono integrati perfettamente, ci sentiamo italiani quando tifiamo per la nazionale di calcio.
Ma esiste un popolo italiano? Esiste ancora il concetto di Patria? Quanti di noi morirebbero per la Patria? E’ sentito il senso di appartenenza, o è stato smarrito? Esiste una identità italica, o è debole? Io penso di no, che ancora ci sia parecchio da fare. Ognuno di noi vorrebbe un’Italia a sua misura, con corrispondenza di idee e pensieri. Ognuno di noi pensa ai propri interessi, non sappiamo capire né accettare. Siamo divisi politicamente, forse anche perchè i nostri politici hanno un linguaggio e uno stile pieni di arroganza e di privilegi, non sono autentici. Anche la religione ci divide. Il campanilismo fa sì che l’Italia sia fatta di piccoli pezzi e non unica.
L’Italia nasce da una pluralità di Stati, ciascuno con una propria lingua, con propri usi e costumi, e penso che ancora ci sia da lavorare per amalgamare quel senso di appartenenza che ha radici nell’accoglienza e nel riconoscimento delle differenze. Il fatto stesso che una parte del popolo (quello leghista per intenderci) sogni la secessione, dopo le lotte ed il sangue versato per unire l’Italia e il tentativo di affermare i valori del Risorgimento, è sinonimo di non appartenenza e di arroganza.

Insomma, abbiamo tutto per sentirci italiani, l’inno, la bandiera, la cultura, l’arte, il paesaggio più bello e variegato del mondo. Per cui il 150° anniversario dell’Unità d’Italia sia il punto di partenza, consideriamolo come primo giorno del nostro Risorgimento. 17 marzo, uniti per un giorno, ma dobbiamo riconciliarci con il Paese in cui viviamo, e soprattutto riconciliarci con noi stessi. Tutto ciò è retorica?



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