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17 Novembre 1942: Auguri a Martin Scorsese, quel bravo ragazzo

Creato il 17 novembre 2014 da Justnewsitpietro

17 Novembre 1942: Auguri a Martin Scorsese, quel bravo ragazzo
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By Siebbi (Martin Scorsese) [CC-BY-3.0], via Wikimedia Commons

By Siebbi (Martin Scorsese) [CC-BY-3.0], via Wikimedia Commons

Una soffice musica in sottofondo, i dettagli di un bagno, un uomo che si fa la barba. Poco alla volta, però, sul viso compaiono delle ferite, che si espandono dappertutto.

Si passa, così, da un gesto quotidiano come la rasatura a qualcosa di più oscuro, il masochismo, o addirittura il suicidio, con un oggetto innocuo come un rasoio.

È questo il primo cortometraggio di Martin Scorsese, The Big Shave, risalente al 1967. All’epoca il regista italo-americano aveva 25 anni. Oggi ne compie 72.

Esponente della New Hollywood, accanto a Brian DePalma, Robert Altman, Steven Spielberg, George Lucas, Francis Ford Coppola, Sidney Pollack, Roman Polanski e Milos Forman, Scorsese è considerato uno dei migliori registi in circolazione, capace di essere apprezzato tanto dal pubblico quanto dalla critica. Ha lavorato con i più grandi attori americani, da Robert De Niro a Jack Nicholson, da Leonardo Di Caprio a Daniel Day-Lewis. È forse il più grande cineasta vivente, oltre che un grande appassionato di musica: oltre ai film, Scorsese ha girato documentari di cinema (Il mio viaggio in Italia, Un secolo di cinema – Viaggio nel cinema americano di Martin Scorsese) e concerti live (Shine a Light, con i Rolling Stones); e inoltre ha prodotto serie televisive come Boardwalk Empire e ha curato il restauro di C’era una volta in America.

La sua filmografia è dominata da una forte contraddizione: la vita cattolica, in netto contrasto con la vita di strada, alla base di uno dei suoi primi film, Mean StreetsDomenica in chiesa, lunedì all’inferno (1973), con Harvey Keitel e Robert De Niro, quest’ultimo il suo attore-feticcio.

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Proprio con Robert De Niro girerà il primo dei suoi grandi film, Taxi Driver (1976), un inquietante viaggio nel sottosuolo e nel degrado morale di una New York notturna da parte di un reduce del Vietnam, Travis Bickle, che tenterà di uccidere un senatore e di salvare una giovane prostituta e sarà poi considerato un eroe dai media. Il film ha un finale controverso, come controversa è la posizione di Travis, diviso da un conflitto perenne tra il bene e il male, proprio come accade in Delitto e castigo di Dostoevskij, romanzo a cui parzialmente la sceneggiatura di Paul Schrader si ispira. Il film lanciò anche una giovanissima Jodie Foster, all’epoca appena tredicenne.

Sempre a New York è ambientato il film successivo, vincitore di quattro Golden Globe, New York, New York (1977), con Robert De Niro e una straordinaria Liza Minnelli.

Gli anni Ottanta si aprono con un altro capolavoro, Toro Scatenato (1980), ascesa e caduta del pugile Jake LaMotta (Robert De Niro), istintivo, violento e paranoico, capace di autodistruggersi e di allontanare tutti i propri affetti. Scorsese si guadagnò la Nomination all’Oscar come miglior regista. Robert De Niro, per calarsi nella parte del pugile, ingrassò di circa trenta chili.

La collaborazione con De Niro prosegue in Re per una notte (1983), fino ad arrivare a un altro gangster movie, Quei bravi ragazzi (1990), tratto dal romanzo di Nicholas Pileggi, autore anche della sceneggiatura. Si ritorna alla vita di strada, con un ritmo nevrotico e una violenza esagerata ma necessaria, arricchita dalle colonne sonore dei Rolling Stones.

Georges Biard [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

Georges Biard [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons

Il tema-chiave della filmografia di Scorsese, quello religioso, è però al centro di un altro controverso film, L’ultima tentazione di Cristo (1988), tratto dal romanzo di Nikos Kazantzakis, una nuova versione del Vangelo con un Cristo in conflitto con se stesso, con la sua natura di uomo, che percepisce la tentazione della carne di Maria Maddalena, e la sua natura divina. Il film, com’era prevedibile, suscitò un vespaio di polemiche e fu censurato in alcuni paesi. Ciò nonostante, Scorsese ottenne la Nomination agli Oscar come miglior regista.

L’eterno conflitto interiore tra il bene e il male è alla base anche di Cape Fear – Il promontorio della paura (1991), in cui un ex galeotto, Max Cady, vuole vendicarsi sul suo avvocato e sulla sua famiglia per non averlo difeso durante il processo. Cady era stato accusato di stupro e aveva il diritto di essere difeso, ma altri non è che un pazzo sadico e violento. Nel finale, Cady, a confermare la forte religiosità di Scorsese, mentre affonda nel battello a cui è intrappolato, parla una lingua sconosciuta (forse la lingua della Torre di Babele) e le sue ultime parole sono: «La terra promessa raggiungerò», l’ennesimo richiamo al forte attaccamento di Scorsese alla religione.

Dopo Casinò (1995), l’ultimo film del sodalizio con De Niro, si apre una nuova era e Scorsese sceglie un nuovo attore-feticcio, Leonardo DiCaprio, giovane superstar hollywoodiana fresca del clamoroso successo mondiale con il kolossal Titanic.

Il primo film della nuova coppia è Gangs of New York (2002), con Daniel Day-Lewis (che aveva già lavorato con Scorsese nell’Età dell’innocenza, accanto a Michelle Pfiffer e Winona Ryder), Liam Neeson e Cameron Diaz. È la classica storia di vendetta, ma è anche la storia della nascita non di una nazione ma di una città, New York. Prima della New York odierna c’era la New York dei clan e della legge della strada. Scenografie del XIX secolo ricreate a Cinecittà, costumi elogiati dalla critica, interpreti memorabili. Un Leonardo DiCaprio che non è più l’idolo delle ragazzine ma un attore carismatico che in ogni film riesce a dare il meglio di sé. E proprio DiCaprio, ancora più che in Gangs of New York, si conferma attore di qualità in The Aviator (2004), un biopic sul regista e produttore Howard Hughes, appassionato di aerei ma anche ossessionato da disturbi psichici. DiCaprio infallibile accanto a un’affascinante Cate Blanchett.

Ancora DiCaprio in The Departed – Il Bene e il Male (2006), titolo che esemplifica al massimo tutta la produzione di Scorsese, che si avvale di un cast stellare: Jack Nicholson, Matt Damon, Martin Sheen, Mark Wahlberg e Alec Baldwin. Una talpa nel clan di Jack Costello (un mefistofelico Nicholson) e una nel corpo di polizia. Un perfetto gioco a un incastri, un poliziesco di alta classe che conferma Scorsese come uno tra i migliori registi in circolazione, tanto da aggiudicargli l’Oscar alla regia.

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Atmosfere cupe e insolite sono invece al centro di Shutter Island (2010), in cui l’agente federale Teddy Daniels (DiCaprio) e il suo socio sono inviati nell’Ashecliff Hospital in seguito alla fuga di una paziente. Scavando sempre più a fondo, Teddy si accorge che non tutto è come sembra e che le sue allucinazioni non sono casuali e possono condurre a nuove inquietanti verità.

Molto diverso è invece Hugo Cabret (2011), che interrompe provvisoriamente la collaborazione con DiCaprio e vede di scena il giovanissimo Hugo Cabret (Asa Butterfield) alla scoperta del padre del cinema, George Méliès (Ben Kingsley, già in Shutter Island). Hugo Cabret, distante dalle tematiche topiche di Scorsese, è un omaggio al cinema, un film di un cineasta innamorato del cinema. Con questo film Scorsese dimostra anche di essere versatile e di saper spaziare con leggerezza dal thriller al gangster movie, dal film storico (L’età dell’innocenza) a quello biografico.

Scorsese ritorna però alle sue tematiche preferite in The Wolf of Wall Street (2014), con un DiCaprio magistrale. Un film esagerato, eccessivo, cinico, brutale ma anche ironico e talvolta commovente. L’ascesa e la caduta del broker Jordan Belfort riapre il ciclo dei film scorsesiani sul self-made man americano capace di costruirsi e di distruggersi con le sue stesse mani, proprio come avevano già fatto Jake La Motta in Toro Scatenato e Sam Rothstein in Casinò. Jordan Belfort è un impostore, un truffatore e un cinico arrampicatore sociale, un imbroglione che non si accontenta mai di ciò che ha e vuole sempre di più, più soldi, più sesso e più droga. Eccessive sono anche le reazioni che suscita: si ama o si odia, non ci sono vie di mezzo.

Oltre ai film, come detto, Scorsese è un grande appassionato di musica, tanto da aver diretto il videoclip di Michael Jackson Bad, ma anche alcuni spot per l’Emporio Armani.

Tra i lavori in cantiere, per Scorsese c’è The Irishman, che vedrà il ritorno di Robert De Niro, affiancato da Al Pacino e Joe Pesci. Nonostante gli anni, insomma, quel bravo ragazzo di New York non ha nessuna intenzione di fermarsi ma continuerà, guidando il suo taxi immaginario, a mostrare al pubblico il vero volto dell’America, quello in cui non esistono i buoni e i cattivi ma personaggi dotati di semplice e profonda umanità.

The Big Shave 1967 – YouTube

Accadde oggi vi da appuntamento alla prossima settimana.

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