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17/03/2014 - La lezione di Vado Ligure e l'etica della responsabilità

Creato il 17 marzo 2014 da Orizzontenergia
La lezione di Vado Ligure e l'etica della responsabilità

Dove stanno i pesi e contrappesi che dovrebbero contraddistinguere il buon funzionamento di una democrazia? Fino a che punto può un magistrato - assumendo iniziative cautelari - disinteressarsi agli effetti delle sue azioni, fingendo che essi possano essere sempre e comunque reversibili quando così ovviamente non è? Il diritto alla salute presuppone sempre e comunque che il mero sospetto abbia valore di fatto accertato? Il gip di Savona ha convalidato la richiesta dei pm di sequestro e chiusura per motivi di salute di due gruppi a carbone della centrale Tirreno Power di Vado Ligure, assumendo in via cautelare, e quindi provvisoria, un provvedimento che potrebbe avere effetti definitivi molto gravi per un'azienda e per la città dove occupa 220 persone, delle quali solo 50 impiegate nei gruppi a gas ancora aperti.

 

Perché la decisione è tanto preoccupante? Sono almeno tre le anomalie. In primo luogo, la chiusura "temporanea" dei gruppi a carbone sembra essere stata disposta sulla base di una sola perizia di parte, redatta dai consulenti dell'accusa, secondo cui le emissioni inquinanti generati dalla centrale sarebbero state responsabili, nei decenni, della malattia prima e della morte poi di centinaia di individui. Le obiezioni di Tirreno Power, che ha criticato lo studio sotto il profilo metodologico, non paiono essere state prese in considerazione. Nessuno dubita della buona fede e delle buone intenzioni dei Pm: ma in quale paese non vengono esaminate evidenze anche di senso contrario? Secondariamente, Tirreno Power non è accusata di gravi violazioni della legge. Anzi, nell'ordinanza del gip si legge testualmente che "gli indagati... hanno sempre esercitato l'impianto con dati emissivi molto prossimi al tetto massimo previsto dalla legge, ma con livelli di emissione molto distanti, seppure limitatamente ad alcuni parametri, da quelli stabili dalle BAT [Best Available Techniques], nonostante la normativa italiana ne facesse espresso, seppure non immediatamente vincolante, richiamo". Terzo, come già accaduto per l'Ilva, ma in questo caso in maniera ancora più stridente vista la diversa entità delle violazioni contestate, una decisione dagli effetti talmente gravi da essere potenzialmente definitivi viene assunta in via cautelare.

In breve, l'applicazione di una sorta di "principio di precauzione" passa sopra ogni valutazione delle conseguenze delle decisioni prese. Per esempio, non sembra trasparire dall'ordinanza alcuna sensibilità rispetto all'incomparabilità dei costi e dei benefici marginali della chiusura dei gruppi. Nell'ipotesi peggiore, ossia che l'impianto sia effettivamente responsabile dei danni sanitari che gli vengono imputati, i benefici marginali della chiusura immediata anziché dopo una eventuale condanna definitiva (un anno? due?) sono minimi. Per contro i costi marginali sono immensi: Vado è uno degli impianti da cui dipende la capacità di generare reddito di Tirreno Power, azienda già in forti difficoltà finanziarie.

Esasperare queste difficoltà non solo mette a rischio il posto di lavoro degli addetti di Vado e la sopravvivenza della società stessa: ha pure l'effetto di ritardare se non impedire quegli investimenti in tecnologie più pulite che l'accusa stessa invoca. Inoltre l'eventuale fallimento di Tirreno Power aprirebbe un buco gigantesco nei bilanci delle banche verso cui è esposta, con conseguenze inimmaginabili sulla stabilità del paese. A quel punto, anche nel caso in cui Tirreno Power ottenesse infine ragione, l'assoluzione dalle accuse arriverebbe a latte ormai irrimediabilmente versato.

L'etica della responsabilità non abita in procura.

Fonte: Istituto Bruno Leoni - IBL

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