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18 luglio 2012

Creato il 20 luglio 2012 da Propostalavoro @propostalavoro

18 luglio 2012Il 18 luglio 2012 è entrata in vigore la famigerata riforma del lavoro, elaborata dal ministro Fornero. La teoria è quella di creare più flessibilità nel mondo del lavoro, la pratica sarà quella di creare più precarietà. Ma vediamo nel dettaglio le mirabolanti novità.

La prima e più importante è che l'articolo 18, lo Statuto dei Lavoratori, che proteggeva dai licenziamenti facili e, quindi, dal precariato di massa, non esiste più. D'ora in poi, si potrà essere reintegrati sul posto di lavoro solo per licenziamento discriminatorio, ma qui casca l'asino: il datore di lavoro ti licenzia per un qualunque motivo (perchè sei iscritto al sindacato, perchè sei troppo vecchio e costoso per l'azienda, perchè sei donna e desideri un figlio, perchè sei gay, perchè tifi per la squadra che odia), come fai a dimostrare, di fronte al giudice, che c'è stata discriminazione? E' la tua parola contro la sua, senza prove tangibili (che, se è abbastanza furbo, il datore di lavoro non lascerà mai) il giudice non potrà ridarti il tuo posto di lavoro. Dovrete accontentarvi di un risarcimento economico, che, nel milgiore, dei casi potrà corrispondere a un massimo di 2 anni del vostro vecchio stipendio, meno quello che, nel frattempo, avete guadagnato se, per non morire di fame, avete osato trovare un altro lavoro, intanto che il giudice decideva. COMPLIMENTI!

Altra genialata, è l'Aspi (Assicurazione Sociale per l’Impiego), che sostituirà tutte le forme di sostegno al reddito ora esistenti (mobilità, cassa integrazione e disoccupazione). Se prima, grazie alla mobilità era possibile creare degli scivoli alla pensione per i lavoratori più anziani, ora non sarà più possibile: licenziato e via, ti becchi un po' di aspi e ti rimetti a cercare lavoro, ma alle soglie della pensione chi ti riassume? E che dire della cassa integrazione? Finora, pur con tutti i suoi difetti, era un mezzo per parcheggiare i dipendenti, mentre l'azienda cercava di superare un momento di difficoltà, per poi recuperare, se non tutta, almeno la maggior parte della forza lavoro. Ora, ovviamente, non sarà più possibile, l'azienda dovrà licenziare per forza. L'aspi prevede una durata massima di 12 mesi (18 se avete più di 55 anni) e una cifra pari al 75% di 1.180 € (885 € al mese), se avevate uno stipendio lordo superiore a questa cifra, la somma ideale per mantenere una famiglia al giorno d'oggi. COMPLIMENTI!

Infine, l'ultima presa in giro è la questione giovani: sono mesi che ce la menano con la storia che la riforma favorirà l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Peccato che, nel frattempo, sono entrati in vigore i tagli della riforma Gelmini, mentre il governo Monti provvede a dare il colpo di grazia alla ricerca. La foresta selvaggia dei contratti precari non è stata minimamente toccata e nessuna novità è stata introdotta per favorire dei collegamenti tra scuola e mondo del lavoro, a parte la fesseria della flexicurity, che resta solo un contratto come gli altri, che nessuno è obbligato ad usare. Inutile spiegare che proprio la grande varietà dei contratti permette la diffusione del precariato: quest'anno, il 60% dei contratti precari non è stato rinnovato (dati Osservatorio Work in Progress), 3 lavoratori su 5 sono rimasti a casa, grazie a questo sistema. COMPLIMENTI!.


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