18 novembre 1959: Anteprima mondiale del film Ben-Hur

Creato il 18 novembre 2014 da Retrò Online Magazine @retr_online

18 novembre 1959: Anteprima mondiale del film “Ben-Hur” di William Wyler al Loews Theater di New York.

Spiegare il successo che ebbe Ben Hur alla sua uscita, cinquantacinque anni fa, è tutt’altro che impossibile. Ben più difficile è non meravigliarsi del fatto che ancora oggi risulti un film graditissimo al vasto pubblico. Ben-Hur è lontano da ogni gusto medio del terzo millennio, ma le sue valutazioni sui siti internet sono sempre altissime, come anche il numero di proiezioni che gli sono riservate sul piccolo schermo.
Parlare di eternità del classico non basta: molte pellicole del medesimo rigore o di simile risonanza non hanno valicato i tempi e i luoghi del cinema alla stessa maniera. Con meno tatto e più cinismo potremmo sbrigare la faccenda dicendo che spettacolarizzazione scenica, medietà dei dialoghi e una certa enorme fortuna mondana (11 oscar) giocano sul cittadino medio un impatto visivo e commemorativo sempre senza pari. Eppure nel più celebre prodotto di Wyler – votato, per altro, molto spesso ad un cinema qualitativamente superiore e radicalmente differente – c’è un che di scandalosamente attuale nella sua morbosità di fondo.
Il nucleo secondo il quale un giovane cinefilo potrebbe leggere Ben Hur passa senza dubbio dal rapporto tra il protagonista (il cui nome è il titolo del film) e Messala. Messala sta a Ben Hur come Giuda sta a Cristo. Ma è un Giuda moderno e complesso. Senza il tormento sadico di Messala il film non sarebbe pensabile. A leggere tra le righe il rapporto omosessuale di amore e odio tra i due antagonisti furono in molti.
Il carismatico talento Charlton Heston non fu una sorpresa: sottostimato e visto più volte come un emblema dell’ America repubblicana, Heston fu invece un esimio e raffinato interprete, spesso più vicino a Shakespeare che al filone occidentale del cinema medio.
Il Messala del britannico Stephen Boyd fu  invece un’indimenticabile rivelazione che, tuttavia, costò all’ attore un forte condizionamento della carriera: un personaggio su misura per un interprete che preferì sempre il teatro al cinema e che contro le volontà altrui scelse di non essere il protagonista che si voleva farne, per continuare a sondare l’animo dei caratteristi che da outsider egli giudicava più interessanti. La scena della sua morte, specialmente se vista in lingua originale, rimane tutt’ora un grande momento di cinema. Ciò detto, Ben Hur resta tuttavia più cinema alla grande che grande cinema : dilungativo, qua e là tedioso, a tratti addirittura mediocre, rimane un falso capolavoro con lampi di raro fulgore. Wyler, del resto, fu un autore di uno spessore tale che poteva mantenere la sua aurea magistrale anche abbassandosi ai gusti di un pubblico largo e medio.

Tags:ben,Ben Hur,Charlton Heston,cinema,hur,retrònotizia,Stephen Boyd,William Wyler Next post

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