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18/04/2014 - Riscaldamento domestico ed emissioni inquinanti

Creato il 18 aprile 2014 da Orizzontenergia
Riscaldamento domestico ed emissioni inquinanti

Dati alla mano, anche con la migliore tecnologia disponibile, il riscaldamento a legna ha emissioni in atmosfera molto superiori a quelle del riscaldamento a metano, a gpl ed addirittura a gasolio...

Fattori di emissione utilizzati in INEMAR (2008)

  PM10 g/GJ NOx g/GJ COV g/GJ SO2 g/GJ CO g/GJ CO2 fossile kg/GJ

Camino aperto tradizionale 500 100 2800 13 5600 -

Stufa tradizionale a legna 250 100 1100 13 5600 -

Camino chiuso o inserto 250 100 1100 13 5600 -

Stufa o caldaia innovativa 150 60 550 13 2300 -

Stufa automatica a pellet o cippato o BAT* legna 70 100 110 13 1100 -

Sistema BAT* pellet 30 60 60 13 620 -

Metano 0.2 38 5.0 0.5 25.0 55

Gasolio 5.0 60 3.0 100 20 74

GPL 0.2 60 2.0   10 64


*: BAT – Best Available Technologhy, migliore tecnologia disponibile

(Fonte: www.inemar.eu)

Comunque venga bruciata la legna - che sia nel caminetto, nella stufa a pellet o in quella a cippato - la tabella riporta che le emissioni di polveri sottili (PM10) in atmosfera sono molto più elevate di quelle che si hanno con i sistemi di riscaldamento a metano o gpl ed addirittura a gasolio.

La combustione della legna o biomassa produce infatti molti più ossidi d’azoto (NO2) che sono estremamente irritanti e dannosi per la salute ed emette quantità spaventose di particolato e monossido di carbonio (CO). In confronto, il gasolio ha la sfortuna di essere un combustibile fossile e quindi di avere maggiori quantità di zolfo fossile che causano la produzione di anidride solforosa (SO2).

Se gli impianti a gasolio fossero convertiti per l’uso di combustibili oleosi di origine vegetale come il biodiesel o l’olio di semi, si avrebbe una notevole riduzione di emissione di anidride solforosa.

Occorre notare che la tabella riporta i valori per apparati a legna che sono dotati della migliore tecnologia disponibile, ed ovviamente mantenuti in eccellenti condizioni d’esercizio. Questo significa che vengono prese in considerazione stufe con filtri, camere di combustione speciali, centraline elettroniche che misurano e regolano i parametri della combustione, etc. Però “migliore tecnologia = costo molto alto” in contrasto con il fatto che chi decide d’installare un impianto a pellet lo fa principalmente per risparmiare.

Chi compra una stufa a pellet, difficilmente si orienta verso un prodotto costoso. La gamma di prezzi è compresa tra 700 e 1.500€ circa. Si tratta generalmente di stufe semplici senza alcun sistema per la riduzione delle emissioni. Con stufe di questo tipo i livelli di emissione sono simili a quelli dei camini a legna, se non superiori.

La motivazione che spinge le persone ad acquistare stufe a pellet è quella di ridurre la spesa energetica al minimo possibile, sia come costo di esercizio, sia come costo iniziale dell’impianto. A pagare le spese di questo risparmio l'aria circostante soprattutto quando ci si trova nei centri urbani, nonostante le campagne fuorvianti di alcuni produttori di pellet e stufe a pellet, secondo i quali i loro prodotti sarebbero totalmente ecologici.

Soluzioni economiche ed ecologiche esistono davvero però: pensiamo ad esempio agli impianti a combustibili alternativi come il biodiesel, l'olio vegetale, il metanolo, piuttosto che al solare termico abbinato o meno a pompe di calore.

Sono impianti più complessi e con costi iniziali maggiori, forse non saranno economicamente competitivi nell’esercizio come il pellet, ma risparmiare inquinando e danneggiando il prossimo non sarebbe comunque una soluzione del tutto green.

18/04/2014 - Riscaldamento domestico ed emissioni inquinanti
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