di A. Mirandola
Ogni professionista, in quanto persona esperta in un dato settore professionale, ha il dovere non soltanto di saper svolgere con competenza il suo lavoro, ma anche di sapersi rapportare con le persone che devono interagire con lui, ragionando con prospettive di ampio respiro, con riferimento al contesto ambientale e alla realtà socio-economica in cui opera. Ciò comporta la necessità di saper comunicare con gli altri, documentandosi adeguatamente e fornendo informazioni corrette e complete, in modo da mettere gli interlocutori in condizione di comprendere, valutare e compiere scelte oculate.
Particolare importanza assume il problema della comunicazione relativa al settore energetico, che ha importanza centrale nella società contemporanea. I problemi energetici riguardano tutti; ma i professionisti che operano in ambito tecnicoscientifico, in particolare gli ingegneri, ne sono coinvolti più degli altri e hanno compiti più specifici in questo campo. Essi hanno il dovere non solo di studiare e realizzare le migliori tecnologie al riguardo, ma anche di diffondere messaggi corretti basati sulla loro competenza, in modo da orientare opportunamente le riflessioni e le scelte dei cittadini e, in particolare, dei politici. In definitiva, questi professionisti sono tenuti a informare secondo criteri che rientrano nell’etica della comunicazione, senza essere condizionati da ideologie o interessi, ricordando che raccontare bugie o tacere parte della verità per sostenere le proprie idee è scorretto.
La crescita della popolazione mondiale e le aspettative dei Paesi emergenti richiedono risorse in aumento; d’altra parte, poiché il pianeta ha dimensioni finite ed è già sovrappopolato, ciò confligge con i problemi ambientali e con il progressivo esaurimento delle risorse energeticherisorse energetiche
Stima dei volumi totali di fonti energetiche, sia scoperte che non ancora scoperte. Tale quantità comprende anche le riserve. e materiali di cui si fa un uso massiccio, ad esempio i combustibili fossili. Questo conflitto tra popolazione, risorse e ambiente, con le conseguenti ricadute di carattere socio-economico, costituisce un problema di enorme difficoltà, che richiede strategie di lungo periodo.
Oggi si usa parlare di “sviluppo sostenibilesviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile è quel tipo di sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere il futuro delle generazioni a venire. I tre obiettivi dello sviluppo sostenibile sono: prosperità economica, benessere sociale e limitato impatto ambientale. La prima definizione, risalente al 1987, è stata quella contenuta nel rapporto Brundtland, poi ripresa successivamente dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo dell'ONU.
”, per contrapporlo allo sviluppo molto rapido, basato sull’economia dei combustibili fossili, che ha caratterizzato la seconda metà del XX secolo. Generalmente si usa intendere per sostenibile un’economia basata prevalentemente sulle fonti energetiche rinnovabilifonti energetiche rinnovabili
Chiamate anche fonti rinnovabili: fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare, geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas). In particolare, per biomasse si intende: la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani (D.lgs 29 dicembre 2003, n. 387 in attuazione della DIR. 2001/77/CE).. In realtà ciò costituisce, almeno secondo un orizzonte temporale di alcuni decenni, un’utopia, perché non tiene conto del fatto che i sistemi umani hanno un’inerzia molto elevata: modificare drasticamente e rapidamente la struttura della società comporta sconvolgimenti inaccettabili, in quanto può distruggere l’economia di larghi strati della popolazione e causare tensioni e conflitti. Sostenibilità significa anche assicurare le risorse per sostenere la popolazione mondiale; e bisogna procedere per gradi, avendo ben chiari gli obiettivi a lungo termine.
Il settore energetico è tuttora dominato dai combustibili fossili, che coprono circa l’85% del fabbisogno mondiale. Perciò, accanto a un doveroso sviluppo della ricerca e della tecnologia relative alle fonti rinnovabilifonti rinnovabili
Una risorsa è detta rinnovabile se, una volta utilizzata, è in grado di rigenerarsi attraverso un processo naturale in tempistiche paragonabili con le tempistiche di utilizzo da parte dell'uomo. Sono considerate quindi risorse rinnovabili:
- il sole
- il vento
- l'acqua
- la geotermia
- le biomasse, bisogna lavorare molto sul miglioramento e sulla gestione razionale dei sistemi basati sulle tradizionali fonti non rinnovabili: aumentarne l’efficienza significa prolungare la durata delle relative risorse, mitigarne l’impatto ambientaleimpatto ambientale
L'insieme degli effetti (diretti e indiretti, nel breve o nel lungo termine, positivi o negativi, ecc..) che l'avvio di una determinata attività ha sull'ambiente naturale circostante. e poter disporre di tempi più lunghi per organizzare in modo nuovo i sistemi legati alla vita dell’uomo e del pianeta. È corretto, quindi, incentivare l’uso delle risorse rinnovabili; ma questi incentivi non devono essere troppo elevati e non devono durare troppo a lungo, per non stravolgere il mercato, creare aspettative non realistiche e penalizzare gli altri settori. A regime, cioè dopo un periodo di rodaggio, ogni tecnologia dovrà autosostenersi.
Le fonti rinnovabili, accanto al loro pregio fondamentale (rinnovabilità e scarso impatto ambientale), hanno alcuni gravi difetti: bassa densità di potenzapotenza
Grandezza data dal rapporto tra il lavoro (sviluppato o assorbito) e il tempo impiegato a compierlo. Indica la rapidità con cui una forza compie lavoro. Nel Sistema Internazionale si misura in watt (W)., discontinuità e imprevedibilità. Questi difetti causano, a parità di potenza di picco installata, una producibilità di energiaenergia
Fisicamente parlando, l'energia è definita come la capacità di un corpo di compiere lavoro e le forme in cui essa può presentarsi sono molteplici a livello macroscopico o a livello atomico. L'unità di misura derivata del Sistema Internazionale è il joule (simbolo J) molto minore (circa 6 volte di meno). In definitiva, le fonti fossili e le fonti rinnovabili devono integrarsi per assicurare non soltanto la sostenibilità ambientale, ma anche la sostenibilità economica a supporto di una popolazione mondiale ancora in crescita. Questo è il messaggio corretto da diffondere alla cittadinanza; e purtroppo le informazioni circolanti sono spesso diverse, illudono i cittadini e contribuiscono a orientare l’opinione pubblica in modo scorretto, esercitando quindi pressione sui decisori politici, i quali sono sempre portati a “fiutare” il comune sentire.
Un altro problema collegato all’energia è quello del clima terrestre. Siamo continuamente bombardati da notizie sui cambiamenti climatici; e il presupposto comune a quasi tutte le informazioni circolanti è che questi cambiamenti sono dovuti prevalentemente all’uomo; presupposto dal quale derivano le azioni proposte in campo internazionale. In realtà il clima è un fenomeno estremamente complesso; su di esso, oltre all’opera dell’uomo, agisce una miriade di fattori di carattere astronomico e di altra natura (dinamica e posizioni reciproche dei pianeti all’interno del sistema solare, attività nuclearenucleare
Forma di energia derivante dai processi che coinvolgono i nuclei atomici (fissione e fusione). del sole, oscillazioni gravitazionali ed elettromagnetiche del sistema solare ecc.), con rapporti causa/effetto non ancora ben conosciuti. Non ci sono vere “certezze” riguardanti le cause degli andamenti climatici, perché non esistono ancora modelli affidabili in proposito; le affermazioni di chi vuole diffondere certezze, presentandosi come “virtuoso”, sono spesso basate soltanto sulle sue convinzioni, che hanno origine ideologica, non scientifica, oppure nascondono interessi di varia natura. È illusorio pensare di poter prevedere di quanto si riuscirà a contenere l’aumento di temperatura nel prossimo secolo mediante l’adozione di adatte politiche energetiche; forse è più sensato cercare di adattarsi ai cambiamenti, che avverranno nonostante le nostre strategie. Ciò non significa, naturalmente, che non si debba risparmiare energia, rendere più sobri i nostri stili di vita, ridurre la dipendenza dai combustibili fossili: tutto ciò va perseguito comunque, ma senza la fissazione di voler regolare il clima.
Un esempio di informazione in cui si mente per omissione, dicendo soltanto una parte della verità, è quello relativo all’inquinamento delle nostre città. Chi se ne occupa professionalmente sa che l’inquinamento atmosferico delle città nella Pianura Padana (e in generale in tutte le città europee) era più elevato trent’anni fa che attualmente. I limiti di legge sono arrivati dopo e i miglioramenti tecnologici delle caldaie, dei motori automobilistici e delle centrali elettriche hanno progressivamente ridotto l’inquinamento, che ha inseguito i limiti sempre più restrittivi fissati dalle normative europee. Questi, però, sono diventati così bassi, che oggi è difficile rispettarli, specialmente in un’area come la Pianura Padana, densamente abitata e circondata da montagne che rendono difficile il ricambio dell’aria e soggetta a fenomeni di inversione termica. Ciò che viene sempre affermato dai mezzi di comunicazione è che le nostre città non rispettano i limiti, sottintendendone i gravi pericoli e facendo pressione affinché si prendano provvedimenti; ma non si dice mai che l’inquinamento, nonostante tutto, è diminuito rispetto al passato. Naturalmente, ancora una volta, ciò non significa che non si debba perseguire un ulteriore miglioramento delle tecnologie e dei sistemi organizzativi; ma non occorre mettere paura ai cittadini, anche diffondendo improbabili dati sul numero di morti dovuti all’inquinamento, cosa che contrasta con il costante aumento dell’età media e dell’aspettativa di vita della popolazione. Bisogna comunque essere consci del fatto che al di sotto di certi limiti non è possibile arrivare.
In generale, diffondere concetti come “emissioni zero”, “rischio zero”, “sicurezza assoluta” è riprovevole, perché si tratta di concetti astratti, che non trovano riscontro nella realtà. Ogni attività umana include un certo grado di rischio: la sua accettabilità dipende dalla probabilità che un evento pericoloso si verifichi e dalle conseguenze che esso avrebbe qualora si verificasse. Tutti sappiamo che viaggiare in automobile è rischioso, ma nessuno vi rinuncia; tutti sappiamo che gli aerei possono subire incidenti (aventi probabilità molto minore, ma conseguenze maggiori di quelli automobilistici), ma pochi rinunciano ai viaggi aerei; molta gente va in crociera, anche se poi si verificano incidenti come quello della Costa Concordia.
Per esemplificare ancora, l’energia dei salti idrici per la produzione idroelettrica è una fonte rinnovabile. Non priva di rischi, però: basti pensare alla tragedia del Vajont, nella quale furono peraltro coinvolte pesanti responsabilità umane; oppure alla centrale di Assuan in Egitto, che ha bloccato le inondazioni periodiche del Nilo, causando una forte diminuzione della produttività agricola per mancanza delle sostanze nutritive contenute nel limo; o ancora all’impianto cinese delle Tre Gole sul Fiume Azzurro (Yangtze Kiang), che ha sconvolto l’idrografia della zona e fatto evacuare oltre un milione di persone dalle aree allagate dal lago formato dalla diga (116 località sono finite sotto l’acqua del lago, lungo 600 km e avente una superficie di oltre 1.000 km2).
Le vituperate fonti fossili hanno costituito la base dell’economia contemporanea e hanno consentito di alleviare la fatica dell’uomo, di riscaldare le nostre case, di renderci liberi di viaggiare in automobile, treno, nave e aereo, di sviluppare i progressi della medicina e tante cose ancora; e hanno causato l’esplosione demografica e l’allungamento notevolissimo delle aspettative di vita, cose che sarebbero state impossibili senza adeguate quantità di energia a disposizione. La contropartita a tutto ciò è stata un aumento dell’inquinamento ambientale, che peraltro abbiamo imparato a controllare e limitare con il passare del tempo e il progredire della tecnologia. Ora è giunto il momento di fermarci un po’ a riflettere, per ripensare a come modificare gradualmente i nostri sistemi di vita, senza “sputare sul piatto dove abbiamo mangiato” (le fonti fossili), ma senza rinunciare a concepire nuove idee e nuove soluzioni, come è nella nostra natura, consapevoli che l’epoca dell’energia abbondante, in un futuro non molto lontano, forse terminerà.
L’etica nella comunicazione è oggi particolarmente importante, perché mai come ora siamo stati bombardati da informazioni di tutti i tipi da parte dei media (televisione, stampa, internet ecc.). Tutte queste informazioni sono insidiose, perché chi le riceve spesso non è in grado di valutarle e le assimila in modo acritico. Ciò accade particolarmente nel settore tecnicoscientifico, perché il pubblico non è culturalmente attrezzato per esprimere a ragion veduta opinioni e giudizi. Ecco perché i professionisti che si occupano di problemi scientifici e tecnologici, particolarmente gli ingegneri, hanno il dovere di diffondere informazioni corrette e complete, non viziate da pregiudizi, interessi o condizionamenti ideologici. Sarebbe veramente opportuno che essi, oltre a occuparsi del loro lavoro, prestassero aiuto ai politici e in genere a coloro che devono prendere decisioni riguardanti i settori sopra menzionati, perché ciò eviterebbe che fossero perseguite strategie errate, specialmente in una prospettiva di lungo periodo. Non dimentichiamo che le strategie di lungo periodo nel settore energetico sono quelle veramente efficaci; le decisioni di piccolo cabotaggio sono spesso inutili o dannose, ma costituiscono una grossa tentazione per i politici, che mirano a mostrare risultati all’interno della loro legislatura, per non far ricadere il merito su altri. E ciò non comporta il bene della comunità.