Raramente ho immaginato di averla ancora qui. Davvero raramente. Forse solo tre o quattro volte ho pensato di telefonarle per darle una notizia buona, condividere una paura o farmi sostenere in un dubbio. Da subito ho compreso che non avrei più sentito la sua voce, odorato il suo profumo, avuto quel suo parere che mi dava sicurezza anche se i presupposti per averla quella sicurezza non c’erano affatto. Ho accolto la Morte al suo arrivo sapendo che non avrei potuto nulla per fermarla e l’ho pregata di essere buona con lei. E poi ho messo da parte il ricordo. Qualche volta ci ho litigato con quel ricordo. Qualche volta l’ho carezzato. Qualche volta l’ho guardato senza capirlo davvero. Ho visitato poco il camposanto, fa sempre freddo lì. E l’odore di fiori , quello tipico del camposanto, mi dà l’idea che non piaccia ai morti. Figurarsi ai vivi…
Tra meno di una settimana saranno undici anni. E oggi avrei tanta voglia di salire sulla mia vecchia e ormai rottamata FIAT Uno Bordeaux, percorrere la strada verso Brescia con il mio piccolo sul seggiolino sul sedile posteriore e dopo averla aiutata a salire, portarla a comprare l’ammorbidente al profumo di primavera e due etti di pesciolino marinato all’Italmark. Oggi mi manca. Molto.