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Non
sempre un buon argomento è comunque spendibile, non sempre due
argomenti sono meglio di uno. Si prenda il caso dell’invito
all’astensione
che il Pd di Matteo Renzi sembra aver scelto come posizione ufficiale
sul referendum del 17 aprile.
Per la validità dell’esito
referendario la Costituzione prevede un quorum, dunque ogni
iniziativa tesa a evitare che questo sia raggiunto è pienamente
legittima, sostanzialmente equiparabile a quella del sostegno al
«no»:
ottimo argomento, ma poco spendibile da un partito che si dice
«democratico»,
e che dunque nel voto dovrebbe vedere il più alto momento di
partecipazione popolare alla vita pubblica e alle decisioni di
interesse nazionale, perché l’astensione
rende indistinguibile il rigetto della proposta referendaria dal mero
disinteresse per il problema posto dal quesito, che per un partito
che si dice pure «di
sinistra»
darebbe somma inammissibile di due categorie, quella dei «partigiani»
e quella degli «indifferenti», politicamente e moralmente
irriducibili.
Secondo argomento in favore dell’astensione
prodotto dal Pd
di Matteo Renzi, anzi, da Matteo Renzi in persona: sarebbe un modo
per dichiarare insofferenza allo spreco del denaro pubblico
necessario per tenere la consultazione referendaria. Argomento
spendibile dopo aver scorporato il referendum da un possibile
election day con le amministrative di giugno? Si è detto che lo
scorporo aveva come scopo quello di evitare che le Comunali avessero
un effetto di trascinamento sul voto referendario, che era più
giusto chiamasse alle urne solo chi davvero interessato alla
questione che solleva. Bene, ma questo come si concilia con l’invito
all’astensione?
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