19. Il passerotto

Creato il 02 aprile 2012 da Fabry2010

Pubblicato da fabrizio centofanti su aprile 2, 2012

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Si è svegliata. Non ricorda nulla del pullman, del viaggio a Parigi, del vicino che ha cercato di non far rumore, di muoversi il meno possibile per consentirle di dormire. Resta in silenzio per un’eternità, poi dice all’improvviso: ho fatto un sogno. Racconta di una ragazza col cappello di lana e la sciarpa color latte, del suo impegno nel volontariato, di un prefabbricato dove si faceva tutto, messe, riunioni, pranzi e presepi e molto altro. Come può essere al corrente? Come sa di te, conteso da tutte le ragazze, degli occhi azzurri che tenevi nascosti ma che appena brillavano nel buio ti tiravano addosso l’orda delle femmine, e un giorno vi ritrovaste insieme, tu e Mattea, e sostenevi lo sguardo per la prima volta, e lei dimenticava l’impegno col tipo dagli occhiali spessi, come fosse tutto cancellato, come se il passato non contasse e rimanesse soltanto un’estate senza fine, la spiaggia crivellata di cespugli, il desiderio che consumava il cielo, gli occhi dell’agosto torrido all’orizzonte opaco di Anzio e Torvaianica, la fila di paesi che somiglia tanto alla città che sognavi da bambino, fatta di baci e carezze, dove il dolore non esiste e il vuoto che ti prende in certi giorni è un’eco lontana cui nessuno fa più caso. Racconta di lei che scrive su un quaderno i pezzi dei tuoi cantautori preferiti, di quando riuscite a rintanarvi nella mansarda da cui si vede il mare: cantate e fate l’amore col sottofondo di Suzanne, Bellamore, Firenze di Graziani, finché non c’è distanza tra la musica e il cuore, anzi, il cuore è la musica, un accordo perfettamente in sintonia col passero che becca in cima alla grondaia, il sole che tramonta dietro le tende a righe dei vicini, e lei dice devo andare e infila il cappello di lana e la sciarpa color latte, la ricordi così da quella volta che ti ha detto vado via, e sei rimasto a guardare il mare pieno di schiuma, le coppie che si baciano accanto ai cespugli di lentisco, e avverti in lontananza la voce di Dalla mentre canta Futura e ti coglie una specie di presentimento, come se alla fine di ogni sogno ci fosse una domanda sulla vita e la morte, come se il domani si rivelasse solo nell’eco di uno sparo, un uomo che si piega in due, una donna che fugge portandosi via le ragioni per resistere e per vivere, il cappello di lana, la sciarpa bianca, il passerotto che becca l’ultima mollica e vola via.


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