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Credo sia il film kafkiano per eccellenza: un’esperienza fatta di simboli e parole, il percorso di uno scrittore che vive in una realtà parallela.
Mente e mondo intrecciano i loro fotogrammi e partoriscono Il pasto nudo, lo spettatore coglie una piccola percentuale della totalità, come è giusto che sia in questi casi.
Interessantissimi i titoli di testa, molto bello il discorso all’inizio tra Martin e Hank sulla scrittura.
Giudizio finale: mi tatuo una minuscola blatta sul polpastrello dell’indice sinistro.