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1936: La conquista della Luna

Creato il 06 luglio 2010 da Mcnab75
1936: La conquista della Luna

In Prometeo e la guerra – 1936, si parlerà anche di esplorazione lunare. Lo farò nell'unico modo in cui tale argomento poteva essere inteso in quel periodo: poco meno che un'utopia pura. In realtà si tratta di un aspetto marginale del romanzo, che avrà invece il suo fulcro in una storia di spionaggio ambientato nei primi mesi di una Seconda Guerra Mondiale totalmente alternativa (chi ha letto 1935 ne intuirà più o meno le proporzioni). Tuttavia l'argomento è talmente intrigante che vale la pena dedicargli un post.

Da Plutarco a Verne, passando per Pulcinella

Sin dalle epoche più remote l’uomo si è chiesto se c'è vita sugli altri mondi e, in particolare, su quelli del Sistema Solare. Questa domanda è stata al centro dell’attività di numerosi filosofi e scienziati ma è stata lo spunto anche di numerose storie e romanzi. Che forme di vita abitano gli altri mondi? E queste forme di vita hanno le potenzialità per entrare in contatto con la Terra?

Pensatori greci come Talete, Anassagora, Filolao di Crotone e Senofane ritenevano per esempio che la Luna ospitasse piante e animali simili a quelli della Terra, ma molto più belli. Queste teorie, o ‘fantasie’, sono riprese anche da Plutarco (46-120 d.C.) nel suo dialogo "De facie quae in orbe lunae apparet " (Sul volto che appare nel cerchio della Luna), tanto che fu quasi inevitabile anche la prima satira filosofica sui viaggi nello spazio ad opera del greco Luciano da Samosata (120-180 d.C.), intitolata ironicamente "Vera Historia". Nel romanzo si narra dell'equipaggio di una nave che,a causa di una terribile tempesta, si ritrova scaraventata sul corpo celeste vicino alla Terra dove incontra gli abitanti locali ed assiste alla guerra contro gli abitanti del Sole.

Altre storie e altri romanzi pubblicati nei secoli successivi narrano della probabile vita sulla Luna.

Nel 1836 anche in Italia alcuni giornali si lanciano nella stessa avventura ed un giornale di Napoli comunica che Pulcinella è riuscito a salire fin sulla Luna. Come? E semplice: gli è bastato stendere due catene dal molo Beverello fino alla luna e poi con un sistema a cremagliera ed una vela spiegata far viaggiare la sua barca fin lassù. Anche Pulcinella, quando ritorna racconta cose strabilianti, per esempio di un grande telescopio con cui i “Lunatici”, che non sono da meno dei terrestri, osservano la Terra. Mancano solo trentanni dalla nascita dei romanzi di Verne eppure sembra una eternità. Nello stesso secolo il grande astronomo e divulgatore francese Camille Flammarion cercava di spiegare come doveva essere affrontato il problema della vita su altri mondi, per esempio sulla luna, con un paragone, quello del pesce pensante: l’uomo non deve cadere nello stesso errore del pesce che ragiona e deduce che al di fuori della sua acqua nessuna forma di vita può esistere e che qualunque forma vivente può solo essere di tipo acquatico.

Fino alla metà del XIX secolo, le concezioni della vita su altri pianeti si basavano comunque essenzialmente su pura fantasia o su ipotesi approssimativamente scientifiche, ma non su fatti concreti. Tale situazione cambiò radicalmente con la presunta scoperta degli spettacolari canali di Marte ad opera dell'astronomo italiano Giovanni Schiaparelli (1835-1910) nel 1877. Tale scoperta segnò l'inizio dei romanzi ambientati su Marte.

Solo dieci anni prima, il francese Jules Verne (1828-1905) aveva pubblicato un romanzo intitolato "De la Terre à la Lune", dando così origine al genere della fantascienza in Europa ma in particolar modo in Francia.

Tra il 1863, data della pubblicazione del primo libro di Jules Verne, e il 1951, anno della creazione delle prime collane specializzate e della diffusione delle opere anglosassoni, sono stati pubblicati in Francia circa 2.500 romanzi del genere creato da Jules Verne ma che ancora non veniva chiamato fantascienza. La fantascienza francese della prima metà del novecento sembrava di un livello tale da imporsi di fronte all'invasione americana quanto meno sul piano quantitativo. Non fu così.

La vecchia fantascienza francese appare, a metà del ‘900, incapace di proporre idee nuove ma soprattutto perde in slancio, inventiva ed iniziativa. La Grande Guerra ha già da tempo spento gli entusiasmi anche della letteratura fantascientifica.

L'entusiasmo degli intellettuali è infatti scomparso. Si è fatta strada per esempio l'impressione che la scienza e la tecnica abbiano giocato un ruolo fondamentale nel recente conflitto o, peggio ancora, che ne abbiano costituito lo spirito, una sorta diprincipio motivante.

Il rifiuto critico della Francia, a partire dagli anni 20, di tutto ciò che è legato alla scienza o alla tecnica ha come effetto di impedire la formazione del genere fantascientifico e la sua pratica da parte dei migliori scrittori, riducendo la produzione ad un livello solo popolare, quasiun puro divertimento per bambini.

Si racconta, ma forse è solo frutto della fantasia alimentata dal mito, che Verne abbia consegnato prima di morire il manoscritto de “Dalla terra alla luna” al nipote raccomandandogli di conservarlo con cura perché sicuramente l’uomo sarebbe andato sulla luna e così si sarebbero potuto verificare le sue previsioni e le sue teorie.

1936: La conquista della Luna

Prometei sulla Luna

Mentre la guerra rischia ancora di scuotere tutta l'Europa, c'è un paese apparentemente neutrale, l'Italia (tronca però dei territori settentrionali, in quanto dominii austro-ungarici), che cerca di guadagnare credibilità internazionale indicendo una conferenza sull'eventualità dello sbarco dell'uomo sulla Luna.

Nonostante la tecnologia del mio 1936 alternativo sia leggermente più avanzata rispetto a quella del 1936 reale, è evidente che la prospettiva di un viaggio lunare è del tutto fantasiosa. Gli studi astronomici non sono ancora sufficientemente precisi, i calcolatori elettronici sono ancor prima che all'età della pietra, e la scienza missilistica, in cui l'Impero Tedesco è pioniere assoluto, non è in grado di garantire una potenza tale da raggiungere il nostro satellite. Perfino i potenti e nuovissimi caccia a turbogetto della Luftstreitkräfte non sono certo in grado di volare nello spazio.

Eppure ci sono dei ricercatori il cui sogno è già lì: oltre l'atmosfera terrestre, in mondi estranei al nostro.

Uno di loro è Wernher von Braun, celebre ingegnere tedesco, tra l'altro annoverato tra gli inventori dei caccia a turbogetto appena citati. Von Braun è senz'altro un genio della missilistica, anche se al momento il suo lavoro primario si incentra sugli sforzi bellici del suo paese.

La schiva e cupa Unione Sovietica ha appena perso un altro luminare in questo campo: Konstantin Ėduardovič Ciolkovskij, teorizzatore del volo spaziale e creatore della Società Cosmonautica sovietica. Ciolkovskij è però morto nel 1935. Il suo allievo prediletto, Valerij Bezuskin, ne prosegue gli studi, cercando di convincere il Cremlino che il futuro dell'uomo è lassù, tra le stelle.

L'italia, paese povero e uscito con le ossa rotte dalla Grande Guerra, può comunque schierare un ricercatore il cui lavoro geniale nel campo dei radar potrà risultare essenziale anche nel campo dell'astronautica. Si tratta del professor Ugo Tiberio.

Ma non sono solo gli scienziati a subire il fascino suggerito dal convegno italiano sull'esplorazione lunare. Ci sono anche gli esploratori, gli avventurieri, gli aviatori.

Uno di essi è il celebre Umberto Nobile, tenente colonnello della Regia Aeronautica, ingegnere e noto esploratore. Celebre soprattutto per aver pilotato l'aeroplano che eseguì il primo avvistamento del Polo Nord e, soprattutto, per le sue due trasvolate in dirigibile del Polo.

Altrettanto interessato all'eventualità di un volo sulla Luna è il conte ungherese László Almásy, aviatore di indubbia fama (le cui gesta vengono celebrate nel film Il paziente inglese, NDR) ed eroe dell'aviazione imperiale austriaca.

Non da meno ci sono tutti quei personaggi che si qualificano come esoteristi, medium, veggenti e teosofi, i quali sostengono di essere in contatto telepatico con i presunti abitanti della Luna, o di essere in grado di esplorarla tramite viaggi astrali e altre pratiche amene.

Di certo la scienza assemblistica non poteva fare a meno di dare il suo contributo al dibattito. Il dottor Pretorius, luminare olandese e braccio destro di Guido Von Frankenstein, sta studiando da anni la possibilità di utilizzare i Prometei per esplorazioni estreme, come ad esempio sui fondali marini, in alta montagna o, perché no, nello spazio. La particolare resistenza fisica dei golem rianimati dalla morte permette loro di sopportare temperature estreme, sia alte che basse. Anche il loro fabbisogno relativo di sonno e di riposo li rende idonei a viaggi lunghi, faticosi e con molte situazioni al limite della sanità mentale e fisica.

Peccato solo che le idee e ricerche estreme di Pretorius vengano ritenute “oltraggiose” anche da molti suoi colleghi, per non parlare di quella crescente opinione pubblica anti-assemblistica che sta scuotendo l'Europa, sotto la spinta retorica del nuovo pontefice, Papa Sisto VI.


1936: La conquista della Luna

 

Note

Tutti i nomi riportati in grassetto nell'articolo “Prometei sulla Luna” sono di personaggi storici realmente esistiti. Inutile dire che i fatti narrati appartengono alla fiction ucronica di mia creazione.

Per quanto concerne la prima parte del post (“Da Plutarco a Verne, passando per Pulcinella”), la fonte è unica: http://www.alparavenna.it/

Lo scenario su cui si basa Prometeo e la guerra – 1936, prende spunto e si sviluppa dal primo capitolo della trilogia, Prometeo e la guerra – 1935. Disponibile in formato ebook gratuito, oppure in versione cartacea a pagamento.

1936 è di prossima pubblicazione.


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