Il 27 dicembre 1947 Enrico De Nicola firma la Costituzione. L’Italia, meglio ancora, il Parlamento, che di quell’Italia è l’espressione, è pronto ad eleggere un Presidente della Repubblica che non sia più provvisorio.
De Nicola, in quei due anni, ci ha preso gusto. E Dopo aver minacciato (e qualche volta dato) dimissioni a giorni alterni, briga sottobanco per un settennato in piena regola. Ma a De Gasperi (e pure a tutti gli altri) due anni di bizze, capricci ed alzate di ingegno assortite son bastate. Delle poche certezze, una almeno: De Nicola è out.
De Gasperi, all’inizio, pensa ad un suo fedelissimo, il conte Carlo Sforza. Nonostante i quarti di nobiltà, è un repubblicano. Ed un ex partigiano. Oltre che ministro degli Esteri nel governo De Gasperi. Peccato sia inviso praticamente a tutti.
Ai socialcomunisti del Fronte Popolare. Per la sua fedeltà agli Stati Uniti. A tutta quanta la ‘sinistra DC’ (La Pira, Fanfani, Dossetti). Per il suo essere convinto anticlericale e, per buon peso, notorio estimatore del gentil sesso.
De Gasperi va avanti lo stesso confidando un po’ troppo nel proprio carisma. E l’Italia tutta assiste alla nascita di una specie che darà il meglio di sé durante le elezioni dei Presidenti della Repubblica. Il franco tiratore. Nome elegante per definire un deputato che, nel chiuso dell’urna, vota in ossequio alla propria coscienza (nei casi migliori, rari) o alla propria convenienza (ben più spesso), in spregio agli ordini di scuderia. In svariati casi, il giorno da leone di molte pecore.
Impallinato fin dalla prima votazione, tutti capiscono subito che non è cosa. Tutti tranne lui. Che ha già preparato il discorso d’investitura. E quando viene scaricato, si incazza parecchio, per quanto con classe.
Ma i giochi sono fatti. Il nome di Einaudi nasce da un’idea del tandem Togliatti-La Pira. E siccome un presidente eletto da siddatta accoppiata l’indebolirebbe assai, De Gasperi, mestamente ma lestamente, ripiega su Einaudi.
Non che non lo stimi, dato che è stato il suo ministro di Finanze, Tesoro e Bilancio (oltre che vicepresidente del Consiglio). O che ne metta in dubbio le qualità di liberista filoatlantico, o la competenza finanziaria (che, dato, il momento, non è poi cosa trascurabile) o il fatto di essere per buon peso pure un buon cattolico.
Ma è, ecco, un filino parsimonioso. Parliam pur sempre di uno che vede di cattivo occhio perfino i botteghini cinematografici, che attentano, a suo dire, al risparmio delle famiglie.
Pur tuttavia viene eletto, al quarto scrutinio, coi voti di DC, PLI e PRI. Socialcomunisti (e missini) utilizzeranno come candidato di bandiera Vittorio Emanuele Orlando, classe 1860, uomo per tutte le stagioni.
Su sollecitazione di De Gasperi, Einaudi si trasferisce con la moglie, la contessa Ida Pellegrini, da quel momento in poi per tutti Donna Ida, al Quirinale. Donna colta ed intelligente, si inventerà con eleganza un ruolo il più defilato possibile.
Parecchie sono le ironie sul suo essere produttore vinicolo (a Dogliani). E Guareschi rimedierà un processo per una vignetta, anche se il Presidente esprimerà il proprio sdegno per questa palese mancanza di tolleranza della neonata Repubblica.
Onestissimo, fu il volto dell’Italia del dopoguerra. Sette anni dopo, correva l’anno 1955 le cose cominciavano a cambiare, e a nessuno verrà in mente di riconfermarlo. Non era più uomo per quella stagione. Visse un settennato costellato di stagioni politicamente difficili ed affermò sempre, con rigore la centralità del Parlamento ma anche la sua propria indipendenza.
Un settennato in pillole.
Il 10 dicembre 1948, a Parigi, viene firmata la Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo. Da allora molto tempo è trascorso contandone le violazioni
Il 4 aprile 1949 a Washington si sigla il Patto Atlantico. Nasce la NATO, che segnerà, comunque la si pensi, il resto del secolo.
Il 9 gennaio 1950 a Modena, durante una manifestazione sindacale, la polizia carica duramente i manifestanti, sparando ad alcuni di loro. Il ministro degli Interni è mario Scelba. I celerini di Scelba passeranno alla memoria come gli ‘scelbini’. A noi, poi, toccò la Diaz. Certe cose non cambiano mai.
Il 14 novembre 1951, il Po esonda nel Polesine, 180.000 evacuati, per lo più della provincia di Rovigo si spargeranno in tutta Italia. E’ la prima grande tragedia collettiva dell’Italia repubblicana.
Il 10 aprile 1952 la RAI RadioTelevisione Italiana, inizia le proprie trasmissioni in via sperimentale. Farà più quella RAI per unire il Paese che miliardi di vecchie lire inutilmente profuse nelle tasche dei soliti manigoldi.
Il 19 giugno 1953 nel carcere di Sing Sing ,muoiono sulla sedia elettrica i coniugi Julius ed Ethel Rosenberg. Accusati di spionaggio, la loro maggior colpa fu comunque quella di essere comunisti e di non aver voluto delare rivelando nomi e cose. E tenere memoria del maccartismo, sarebbe comunque buona cosa.
Il 23 febbraio 1954, a Pittsburgh ha luogo la prima vaccinazione di massa contro la poliomielite, il vaccino fu ideato da Jonas Salk, e salvo dalla zoppìa intere generazioni. Non brevettò il vaccino (‘Si potrebbe brevettare il sole?’). Sessant’anni dopo, abbiamo Big Pharma, e in Africa si muore per fesserie che nel mondo occidentale si curano con un paio di pasticche e un po’ d’acqua potabile.
Il 9 febbraio 1955, a Roma, viene inaugurata dopo 13 anni di lavori la prima tratta della metropolitana di Roma (la Termini-Laurentina). Per la seconda si dovette attendere il 1980. Per la terza, il 2014. Per la quarta, lo scopriremo reincarnandoci.