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1954 - 2014: la rai ha sessant'anni. pensieri in liberta' fra ricordi e spunti per il futuro...
Creato il 08 gennaio 2014 da CarlocaSessant'anni di Rai, sessant'anni di televisione in Italia. L'importante ricorrenza è stata festeggiata pochi giorni fa: il 3 gennaio del 1954, infatti, ebbero inizio le trasmissioni ufficiali dell'ente televisivo di Stato. Ma le celebrazioni continueranno ancora a lungo, ed è giusto così. Affrontare l'imponente argomento in un unico post mi è impossibile, così come non sta a me effettuare corposi excursus storici su origini, evoluzione e prospettive del piccolo schermo nostrano. Opto allora per un viaggio sul filo dei miei personalissimi ricordi catodici, con qualche breve nota a margine. IL COMPLEANNO DEL 1984 - Dei sessant'anni di tv il sottoscritto ne ha, in pratica, vissuti "in diretta" poco più della metà, diciamo a partire dagli Eighties. E scorrendo il mio libro della memoria, mi accorgo che, in fondo, alla Rai debbo dire grazie, perché attraverso i suoi programmi ho coltivato e alimentato alcune delle passioni che, ancora oggi, accompagnano la mia esistenza: sugli schermi della tv di Stato ho imparato a conoscere il calcio, mi sono innamorato del Festival di Sanremo, ho scoperto la struggente bellezza del varietà d'antan...
Ecco, a proposito di varietà: il primo compleanno televisivo di rilievo che io ricordi fu quello del 1984: la Rai diede il via ai festeggiamenti del suo trentennale con uno show del sabato sera in quattro puntate (tutte nel mese di gennaio) intitolato, semplicemente, "Buon compleanno tv". Presentava Pippo Baudo, che proprio con quella trasmissione inaugurò un lungo periodo di massiccia presenza sui teleschermi: seguirono, infatti, varie edizioni di Sanremo, di Serata d'onore, di Fantastico, fermo restando l'impegno settimanale a Domenica in... Quello spettacolo era il classico varietà che per tanti anni ha dominato, con successo, le nostre serate: sfarzo e lustrini, grandi ospiti, tanto garbo e zero volgarità, attori e cantanti, e musica a volontà: si doveva eleggere, infatti, la più bella canzone italiana di quel primo trentennio di tv. IL VARIETA' E LO SCADIMENTO DEL GUSTO - Quanto detto induce già a una riflessione en passant su ciò che è stata, ciò che più non è e ciò che dovrebbe essere la tv italiana. Perché quello di "Buon compleanno tv" era il format perfetto dello spettacolo nazionalpopolare, e non è un caso che, con diverse variazioni sul medesimo tema, abbia attraversato lustri e decenni senza conoscere crisi, prima di essere bruscamente accantonato nel ventunesimo secolo.
Sono cambiati i gusti del pubblico, si è detto e scritto. Boh, secondo me i gusti del pubblico sono cambiati perché lo si è abituato al brutto, allo scadente: ai televoti, alle giurie di presunti esperti tuttologi, a un talento artistico sempre più scricchiolante, alla lacrima facile. Una volta c'erano Canzonissima e Fantastico, oppure gli one man show di Fiorello e Panariello, oggi ci sono Al Bano e Cristina Parodi: la differenza balza agli occhi e, no, non può essere solo una questione di gusti mutati. Non è un caso che l'unico spettacolo esistente costruito ancora sul modello del vecchio varietà, sia pur riadattato in chiave parzialmente contemporanea, ossia il "Tale e quale show" di Carlo Conti, rappresenti uno dei boom, in termini di ascolti e di gradimento, delle ultime stagioni. LA SPARIZIONE DELLA MUSICA - Ancora: quello show celebrativo dei primi trent'anni Rai, come detto, fu anche una gara per eleggere la canzone regina del periodo storico preso in esame: vinse, per la cronaca, "Il cielo in una stanza" di Gino Paoli. Più in generale, fino agli anni Ottanta, e all'epoca del trentennale in particolare, le trasmissioni televisive italiane, Rai e non solo, erano zeppe di musica leggera, di cantanti giovani e meno giovani che promuovevano le loro ultime fatiche discografiche o proponevano il loro repertorio. Erano ovunque, anche nei telequiz.
La tv ha perso anche questa buona abitudine: oggi, la musica è quasi bandita dal piccolo schermo (Sanremo è un evento particolare, anzi "l'evento", e in quanto tale fa storia a sé), se non da certe trasmissioni revival che propongono allo sfinimento sempre gli stessi brani (con una particolare e inquietante predilezione per "Lady Marmalade", ci avete fatto caso?). Oggi i cantanti devono trovarsi altre vie per promuovere i loro lavori: un controsenso, proprio nel periodo in cui la nostra industria discografica sta attraversando la sua crisi più grave, e dalla tv potrebbe trarre un aiuto fondamentale. In conclusione: senza varietà leggero, e senza musica pop, la televisione italiana è più povera, meno qualitativa e meno guardabile. In questo senso, studiare il passato, recuperarne il meglio e rivisitarlo con sguardo moderno, pur senza stravolgerlo, sarebbe un buon primo passo per impostare un più proficuo futuro catodico. Una lettura intelligente del passato, beninteso, non una mera operazione nostalgia.
La copertina di Sorrisi per i 30 anni della Rai, nel 1984
IL COMPLEANNO DEL 2004 E LA RISCOPERTA DELL'ARCHIVIO - A proposito di recupero del passato: di diverso tono rispetto a vent'anni prima furono, nel 2004, le celebrazioni per il cinquantenario della tv. All'epoca si puntò con decisione sul ripescaggio di materiale di repertorio, in linea con lo slogan adottato per i festeggiamenti: "Rai: 50 anni di successi". Non si trattò di una scelta casuale: da pochi anni era partito il progetto Teche, ossia una riorganizzazione in grande stile dell'immenso archivio Rai coordinata da Barbara Scaramucci, che merita solo ringraziamenti per aver messo mano a un'operazione autenticamente ciclopica e di inestimabile rilievo storico. Vennero così fuori interessanti trasmissioni di montaggio di reperti video: ne ricordo una, fra le tante, dedicata alle sigle che hanno fatto la storia di mamma Rai. DALLE TECHE AL FUTURO - Dieci anni dopo, per festeggiare il traguardo dei sessant'anni bisognerebbe insistere su questa strada: riscoprire il passato, valorizzare lo sterminato archivio della tv di Stato, ancora sfruttato solo in minima parte, e trarne spunto per impostare un futuro più brillante e vivo rispetto al vuoto di idee e di talento che caratterizza oggi gran parte dei palinsesti. Idee e talento: ciò che manca quasi in toto, ciò che invece sgorgava a piene mani dalla Rai di ieri, come la struggente bellezza del contenuto delle Teche testimonia.
Riscoprire il passato per costruire il futuro non vuol dire solo cogliere preziosi spunti dalla televisione che fu e rileggerli in chiave adatta ai tempi: di quel passato bisognerebbe recuperare i princìpi ispiratori, gli ideali. Creatività e talento: oggi latitano paurosamente autori validi, che sappiano ideare prodotti televisivi originali e sappiano "scriverli" con proprietà (troppo invasivo il ricorso a format esteri), e mancano figure di spessore che reggano le telecamere, il palcoscenico, e diano alle trasmissioni a loro affidate quel quid in più, la loro personale impronta vincente. C'è un pauroso vuoto generazionale di anchormen, per esempio: chi sta crescendo dietro i Conti e i Frizzi, le Clerici e le Carlucci? Mancano anche giovani attori validi, perché il panorama delle più recenti fiction targate Rai è desolante, quanto a livello recitativo. TECHE APERTE E DINTORNI - Di buono c'è che il progetto Teche nel frattempo è cresciuto, pur essendo lungi dall'essere perfetto: in questo inizio d'anno, ha regalato agli appassionati storiografi il lancio online dell'intera collezione del Radiocorriere tv: settant'anni di riviste digitalizzate pagina per pagina (peccato per il bianco e nero...) consultabili e scaricabili gratuitamente. Una manna, una miniera di informazioni direttamente sul pc di casa. Il prossimo passo dovrebbe essere una più agevole consultazione anche del materiale audio e video "a magazzino": esiste il servizio Teca aperta, che consente di visionare una parte dell'archivio delle Teche tramite terminale, presso le sedi Rai regionali e altri siti esterni (a Milano, la Mediateca Santa Teresa), ma è poco, in rapporto alle richieste sempre più numerose di poter accedere a trasmissioni storiche che da anni non vengono più trasmesse. Aprirsi maggiormente al pubblico e accettare compiutamente le sfide dell'era "2.0" è un altro obiettivo che la Rai dei... secondi sessant'anni deve perseguire, se non vuole essere fagocitata dai nuovi canali digitali e dal web.
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